Vladimir Ghika: diplomatico, sacerdote e martire
Il beato rumeno, convertito dall'ortodossia al cattolicesimo, fu incarcerato dal regime comunista e morì in prigione a seguito delle torture subite.

Di origini rumene, vissuto a Parigi e poi tornato in patria dove morì in carcere, sotto il regime comunista. Oggi Parigi e Bucarest commemorano il beato Vladimir Ghika per un triplice giubileo.
«Nel 2023 si compiono dieci anni dalla sua beatificazione (31 agosto), cento anni dalla sua ordinazione sacerdotale (7 ottobre) e 150 anni dalla sua nascita (25 dicembre)», ricorda Agensir. Nato a Costantinopoli, dove il padre era ministro plenipotenziario di Romania, visse poi in Francia e nel 1902 si convertì dall'ortodossia al cattolicesimo. Negli anni seguenti si dedicò ad attività caritative in patria, e anche a missioni diplomatiche durante la Grande Guerra. Solo a 50 anni fu ordinato sacerdote, divenendo rettore della Chiesa degli Stranieri a Parigi per poi tornare di nuovo in patria.
Con l'ascesa del comunismo in Romania, Ghika rifiutò sia la salvezza a bordo del treno reale diretto in esilio sia il progetto del regime di creare una Chiesa staccata da Roma. Morì in carcere, per le conseguenze delle botte e delle torture il 16 maggio 1954.