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a cura di Stefano Fontana

Il libro

Vivere da cristiani in un mondo non cristiano

Già i primi cristiani si erano trovati nella nostra situazione, ossia dentro un mondo avverso. Lo sostiene un interessante libro di Leonardo Lugaresi. Eppure, il paganesimo di allora non è paragonabile al neo-paganesimo di oggi.

Dottrina sociale 26_08_2025

Il bel libro di Leonardo Lugaresi Vivere da cristiani in un mondo non cristiano. L’esempio dei primi secoli, (Lindau, Torino 2024) sostiene che, nella sostanza, già i primi cristiani si erano trovati nella nostra situazione, ossia dentro un mondo avverso, per cui è possibile imparare da loro. Egli segnala, in particolare, due loro atteggiamenti che dovrebbero diventare anche nostri. Il primo è la krisis, ossia il giudizio che mette in crisi il mondo in cui si vive, lo coglie in contraddizione e lo destruttura, fa emergere l’errore e ciò che è inadeguato o sbagliato. Ciò va fatto entrando nella vita del mondo che viene giudicato, non tirandosene fuori e, soprattutto, coinvolgendosi nell’operazione. Il secondo è la chresis, il retto uso secondo verità di quanto emerso dal giudizio critico.

Lugaresi analizza in profondità alcuni ambiti di azione dei primi cristiani: il tribunale, la scuola, l’economia e lo spettacolo, traendone, in sintesi la seguente lezione: i cristiani hanno adoperato il sistema vigente fino a quando era compatibile con la verità, lo hanno invece giudicato e messo in crisi nei suoi elementi incompatibili con la verità e, infine, hanno sviluppato quanto di positivo emerso dal giudizio critico. In questo modo l’autore sembra sostenere che un simile atteggiamento richiede di non isolarsi in società parallele fuori dal sistema, ma di agire standovi dentro. Non è una esclusione della società parallela, è piuttosto l’idea che questa deve essere fatta fermentare dentro la società di tutti.

Il libro è interessante e va letto, però non riesce a chiarire fino in fondo la principale diversità tra quel “mondo non cristiano” e l’attuale “mondo non cristiano”. Quel mondo era pre-cristiano, il nostro è post-cristiano. Il paganesimo di allora non è paragonabile al neo-paganesimo di oggi. Il paganesimo antico era comunque “teista” e l’ateismo era solo di filosofi isolati, mentre il nostro è post-teista, ha eliminato qualsiasi possibilità di concepire o riferirsi al teismo, lo ha dimenticato e ha dimenticato di averlo dimenticato. Il paganesimo romano aveva comunque prodotto il concetto di legge naturale e di famiglia naturale fondata sul matrimonio indissolubile. Oggi avviene la condanna per legge del cristianesimo mediante la condanna per legge della natura e, quando la post-naturalità diventa diritto, la naturalità diventa reato. Anche Lugaresi accenna a queste nuove forme radicali di persecuzione, come il rischio concreto di finire in tribunale perché semplicemente ci si comporta da cristiani. Ma talvolta sembra che egli veda in queste forzature una specie di ritorno al vecchio paganesimo, da cui nasce la sua proposta di imparare dai cristiani di allora, mentre il neo-paganesimo è molto diverso.

Stefano Fontana