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COPPIE E ADOZIONI GAY

Viva l’imam che sui diritti dà lezioni alla sinistra

ll Fatto Quotidiano, in vena di autogol ha intervistato l'imam di Centocelle e si è sentito rispondere che «i gay non saranno mai dei buoni musulmani perché vanno contro natura e che la stepchild adoption porta all’utero in affitto che è una nuova forma di schiavitù. E tutto questo non in nome di Allah, ma dell'uomo.

Famiglia 19_02_2016
Mohamed Ben Mohamed, imam di Centocelle

L’imam di Centocelle, Mohamed Ben Mohamed, era presente al Family Day e vi ha preso la parola. Il nome e il cognome non sono facilmente memorizzabili perché qualcuno dovrà prima o poi fare il conto di quanti sono i musulmani che si chiamano Mohamed (Maometto). Ma quel che conta è che si tratta del presidente del circolo culturale islamico, nonché centro di preghiera, più affollato della capitale. 

Certo, nell’islam ognuno rappresenta solo se stesso e un imam non è paragonabile a un vescovo cattolico, né è assimilabile a un prete perché la religione musulmana non ha clero. Un imam è solo uno che dirige la preghiera obbligatoria (uno dei “cinque pilastri”). Però si è “diplomato” (se così si può dire) in una scuola coranica e, dunque, conosce il Libro Sacro meglio dei semplici fedeli. Non è un’autorità, insomma, ma è autorevole. Al Family Day ci ha, come si suol dire, messo la faccia. E ha detto le stesse cose che dice un Giovanardi; anzi, molto più esplicitamente perché, non ricoprendo cariche istituzionali nel nostro Paese, può permettersi di essere diretto. 

Il Fatto Quotidiano, in vena di autogol, domenica scorsa lo ha intervistato e si è sentito rispondere che «i gay non saranno mai dei buoni musulmani perché vanno contro natura e non seguono gli insegnamenti scritti nel Corano». Uno potrebbe replicare: be’, vuol dire che i gay non pronunceranno mai la shahada (professione di fede nell’islam) e resteranno in casa cristiana, dove è uso porger l’altra guancia. Solo che l’imam è andato oltre, precisando che non si tratta solo di Corano: «Gli esseri umani sono stati creati per uno scopo e questa scelta va in direzione contraria. La famiglia è un segno di Dio che ha fondato l’esistenza umana sulle unioni fra maschi e femmine». 

Sì, va bene, si potrebbe ribattere, però si tratta sempre di quel che vuole Dio, valevole solo per chi ci crede. Infatti, l’intervistatore insiste e pone domanda sulla vexata quaestio (latino) della stepchild adoption (inglese), cioè dell’adozione del figliastro (italiano) del convivente omosessuale. E l’imam, a quel punto, toglie anche il riferimento a Dio, in modo che neanche i finti tonti possano più equivocare: «Viola i diritti dei bambini di vivere coi genitori naturali e ad avere una vita normale, ma soprattutto questa strada porta all’utero in affitto che è una nuova forma di schiavitù». Il che vuol dire, tanto per intendersi, che non è questione di Allah o del Corano, né del Vangelo o della Torah o della Baghavad Gita. 

Capita l’antifona, chiusa l’intervista. A questo punto –diciamo noi- ci sarà da ridere. Sì, perché gli schiamazzatori autodefinitisi “progressisti” sono, com’è noto, bravi solo a intimidire, insultare, aggredire, boicottare quelli che non si difendono (madri coi bambini in piazza) o quelli il cui credo religioso impedisce di rispondere “a mano” (cattolici). Oppure quelli che, tenendo business, temono di lasciare sul lastrico maestranze e impiegati. Ma i musulmani sono di tutt’altra pasta, com’è noto. A loro non frega niente nemmeno del profitto. Perciò, state pur certi che questa intervista a esponente islamico sul tema sarà la prima e anche l’ultima.