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LA SVOLTA DEL CDA

Viva la Rai che va a Milano ed è meno romana

Con la decisione di creare un grosso centro di produzione televisiva a Milano, la Rai si sgancia finalmente dal romanocentrismo. Il Cda della tv di Stato, ormai in scadenza e prossimo al rinnovo, passerà alla storia anche per aver posto le basi di una Rai meno legata ai palazzi della politica dove trionfa la lottizzazione per guardare ai competitor Mediaset e Sky. 

Politica 30_05_2021

Un nuovo centro di produzione Rai a Milano. L’idea non è nuova, ma è particolarmente significativo che torni d’attualità in una fase storica così importante come quella della ripartenza post-pandemia. La notizia ha peraltro la veste dell’ufficialità: «Il Consiglio di amministrazione Rai – si legge nel comunicato dell’azienda - ha approvato lo studio di fattibilità per la ridefinizione complessiva degli assetti produttivi e degli uffici amministrativi di Milano. L’implementazione è prevista entro l’inizio del 2025 e contempla il rilascio degli studi di Via Mecenate e una contestuale rivisitazione dell’area di Corso Sempione concentrando la produzione in un nuovo sito logistico, moderno e funzionale volto a rispondere alle esigenze sempre più tecnologiche della Rai del futuro».

A rendere necessaria e urgente questa decisione, la scadenza del contratto di affitto dei locali di via Mecenate nel 2024-25, oltre alla necessità di prevedere una sede più idonea alle sfide tecnologiche del futuro del servizio radiotelevisivo. «L’indagine di mercato per il reperimento di immobili adatti ai nuovi assetti produttivi e agli uffici amministrativi della sede milanese era stata avviata nel 2017 – si precisa ancora da Viale Mazzini - La delibera è stata presa dopo le necessarie verifiche immobiliari e le stime economiche e finanziarie, anche di lungo periodo, effettuate sulla base dei dati attualmente disponibili dalle strutture aziendali competenti con il supporto di autorevoli advisor esterni. L’obiettivo condiviso dai componenti di questo Consiglio di amministrazione è stato quello di non disperdere il lavoro progettuale fin qui realizzato da ben due consiliature, e quindi approvare lo studio di fattibilità e mettere così il prossimo Cda nelle condizioni migliori per assumere in piena consapevolezza ed autonomia le decisioni conseguenti».

Dunque il Cda della tv di Stato, ormai in scadenza e prossimo al rinnovo, passerà alla storia anche per questo indubbio merito di aver posto le basi di una Rai meno romanocentrica e più attenta alle esigenze dei territori. Peraltro Milano è sempre più capitale dell’audiovisivo e della Rete, vista la concentrazione delle attività dei competitor Mediaset e Sky nel capoluogo lombardo e considerato che l’idea di servizio pubblico radiotelevisivo appare un tantino anacronistica se sganciata dall’evoluzione tecnologica e multimediale che vede in Milano una piazza di primo piano in Europa e nel mondo.

Dunque, entro il 2025 nascerà una “Saxa Rubra del Nord”, che Milano rincorre da anni e che dovrebbe sorgere nei vecchi padiglioni della Fiera.

A riprova del carattere strategico di questa scelta, anche per accelerare un vero rinnovamento della governance della tv di Stato, si registra l’esultanza di attori politici di colore opposto. Non c’è solo il sindaco di Milano a festeggiare. Anche il governatore lombardo brinda alla decisione del Cda della Rai.

«Finalmente il segnale che chiedevamo da tempo è arrivato. Ora tutti al lavoro per realizzare il progetto, dando nuove opportunità a quest'area di Milano e nuovi stimoli al sistema radiotelevisivo pubblico e alle sue capacità creative e produttive», ha commentato il primo cittadino, Beppe Sala. «La Lombardia e Milano, punti di riferimento nazionali dell'informazione e della comunicazione meritano questo riconoscimento, atteso da troppo. Noi siamo pronti a mettere in campo tutte le nostre risorse e competenze e se necessario ci faremo promotori di un tavolo tra tutte le istituzioni», assicura dal canto suo Attilio Fontana.

Ed è comprensibile anche la soddisfazione di Marcello Foa, Presidente Rai, che ha sempre fortemente creduto nel progetto e che definisce questa decisione del Cda un successo per la Rai.

Dunque la tv di Stato torna a credere in Milano e a investire su Milano. L’importante, ora, è che le energie migliori e le competenze più preziose vengano davvero coinvolte nella realizzazione di questo progetto che può giovare a tutti, esaltando le capacità creative e produttive del sistema radiotelevisivo, con una proiezione preziosa verso la dimensione digitale. Milano è destinata, quindi, a conquistare una centralità anche in questo ambito e a contribuire in maniera decisiva al potenziamento e al rilancio della tv pubblica, magari nella direzione di una sua progressiva depoliticizzazione. Meno lottizzazione romana, più contenuti di qualità e di pubblica utilità. Sarà la volta buona?