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Stati Uniti

Vittoria legale per i pro vita che inchiodarono Planned Parenthood

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David Daleiden e Sandra Merritt, autori di video sul traffico di parti di bambini abortiti, sono giunti a un accordo con lo Stato della California sulle accuse di aver violato la legge sulle videoregistrazioni. Un patteggiamento che sa di vittoria. E quei video, in Texas, continuano a causare grane all’industria dell’aborto.

Vita e bioetica 06_02_2025
David Daleiden nel 2016 (foto: American Life League, licenza CC)

Dopo anni di persecuzione giudiziaria, lunedì 27 gennaio David Daleiden e Sandra Merritt hanno concluso un accordo con lo Stato della California che pone di fatto fine a una causa penale approdata nei tribunali californiani nel 2017. Si tratta in pratica di un patteggiamento che è più di una mezza vittoria per i due attivisti pro vita del Center for Medical Progress (Cmp) che tra il 2014 e il 2015 girarono di nascosto una serie di video durante le fiere della National Abortion Federation, organizzazione nordamericana di fornitori di aborti. Video che mostrano in modo chiaro il coinvolgimento della Planned Parenthood in un commercio di tessuti e organi di bambini abortiti, venduti a laboratori di ricerca di università e aziende biotecnologiche. Ma lo Stato della California – prima con l’allora procuratrice generale Kamala Harris, poi con i suoi successori – anziché perseguire i protagonisti del suddetto commercio illegale aveva deciso di indagare e poi incriminare, sulla base di una legge sulle videoregistrazioni, coloro che avevano fatto venire alla luce lo scandalo.

Ora, si è appunto arrivati al patteggiamento basato sul principio giudiziario del nolo contendere (“no contest”): in questo modo gli imputati, pur non ammettendo la loro colpevolezza, rinunciano a contestare un’accusa e quindi accettano che il tribunale li condanni. Nel caso di Daleiden e Merritt l’accordo di “nolo contendere” riguarda un’unica accusa di registrazione video contraria alla legge. Come spiega Liberty Counsel, l’organizzazione di giuristi che ha difeso la Merritt, questo comporterà, dopo un periodo di un anno, la condanna in giudizio per un reato minore; condanna che sarà poi completamente cancellata dalla fedina penale. Né la Merritt né Daleiden sconteranno pene detentive né dovranno pagare multe. L’accordo prevede inoltre che lo Stato della California rinunci a tutti i rimanenti capi d’accusa. Secondo quanto riporta la liberal Cap Radio, «i termini del patteggiamento vietano a Daleiden e Merritt di contattare o nominare le vittime delle registrazioni illegali».

Liberty Counsel ha dichiarato che «l'accordo è essenzialmente una vittoria completa per Merritt in questo caso penale politicamente motivato». Si è trattato di un «caso senza precedenti», spiega la stessa organizzazione, perché prima «lo Stato della California non aveva mai perseguito penalmente i giornalisti sotto copertura per le registrazioni clandestine effettuate nell'interesse pubblico. Eppure, questa coraggiosa nonna è stata accusata di 16 reati e ha rischiato più di 10 anni di carcere per aver fatto luce sui profitti dell'industria dell'aborto derivanti dal prelievo illegale di organi da bambini abortiti». Nello stesso solco le dichiarazioni del co-imputato e fondatore del Cmp, David Daleiden, il quale ha affermato che la chiusura del caso di San Francisco «mi permette di concentrarmi completamente sulla missione del Cmp di denunciare le ingiustizie degli esperimenti sui bambini abortiti finanziati dai contribuenti».

Si chiude dunque un capitolo della persecuzione giudiziaria ai danni di Daleiden e Merritt, vittime in questi anni non solo di questa causa penale avviata dal procuratore generale della California, ma anche di una causa civile intentata da Planned Parenthood con una richiesta milionaria di risarcimento danni.

Ma va aggiunto che i video girati sotto copertura dal Cmp hanno comportato delle conseguenze anche per almeno alcuni dei responsabili della compravendita di parti di bambini abortiti. Richiamiamo alcuni dei casi principali.

Nel dicembre 2017, due società di bioscienze – la DV Biologics e la consociata Da Vinci Biosciences – hanno concordato di pagare un totale di quasi 7,8 milioni di dollari, come parte di un accordo con l’ufficio del procuratore distrettuale della contea di Orange (California). L’accordo prevedeva l’ammissione di aver violato le leggi statali e federali che vietano la compravendita di tessuti fetali anche a fini di ricerca. L’indagine era iniziata nel settembre 2015, a seguito di una denuncia presentata dal Cmp.

A conclusione di una lunga battaglia legale, il Texas è riuscito a escludere dal proprio Stato la Planned Parenthood dall’accesso ai finanziamenti legati a Medicaid, il programma federale che offre assistenza sanitaria alle persone con basso reddito. E ciò è avvenuto sempre a seguito dei video girati di nascosto in cui si vedeva – come ricostruiva nel novembre 2020 il procuratore generale del Texas, il repubblicano Ken Paxton – che «Planned Parenthood ammetteva una condotta moralmente corrotta e illegale, comprese le violazioni della legge federale manipolando i tempi e i metodi degli aborti per ottenere tessuto fetale per le proprie ricerche».

Collegata all’esclusione dal Medicaid, la Planned Parenthood ha in Texas un’altra partita legale che rischia di costarle grosso: in particolare, è accusata di una sovrafatturazione pari a circa 17 milioni di dollari, dovuta al fatto di aver continuato a emettere fatture legate al Medicaid in Texas a battaglia legale in corso. Avendola persa, la multinazionale deve restituire quanto indebitamente ricevuto. E allo stesso tempo si trova a fronteggiare un’accusa di frode (sulla base della legge nota come False Claims Act) davanti al giudice distrettuale Matthew Kacsmaryk: se sarà dimostrato che Planned Parenthood ha consapevolmente frodato il Texas, il caso rischia di costare complessivamente al colosso degli aborti circa 1,8 miliardi di dollari.

Dunque, è vero che c’è stato un apparato di potere politico e giudiziario che ha perseguitato gli attivisti pro life del Cmp. Ma dall’altra parte ci sono anche politici e giudici che stanno facendo il loro lavoro, perseguendo non chi ha fatto emergere lo scandalo del traffico di bambini abortiti bensì chi lo ha favorito.



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