Violenza No Tav, una "festa per famiglie" a Roma
No Tav, no Muos, no Expo, Abitare nella Crisi e nuove Brigate Rosse... si sta costituendo, in forme diverse rispetto al passato, un “antagonismo” che non prelude a niente di buono. Ma Rai News 24 la definisca una "grande festa".
Che cosa c’entrano i “NO TAV” con i “NO MUOS”, il Movimento che si batte contro il “Mobile User Objective System”, il progetto della marina militare statunitense che prevede l'installazione di quattro antenne satellitari, una delle quali in Sicilia, a Niscemi, per riammodernare la comunicazione degli utenti mobili che operano negli scenari di guerra? O con i “NO EXPO” o con “Abitare nella crisi” - il tag su twitter è “sollevazione generale” - che agisce contro gli sfratti e il caro affitti, per affermare una “nuova sovranità sociale sui suoli anche attraverso le forme della riappropriazione, contro la precarietà e la rendita, praticando il diritto alla casa e al reddito”? O con gli anarchici e con gli ultrà? O con i collettivi universitari per il diritto allo studio e i pensionati? O con i Centri sociali, i migranti e i rifugiati?
C’entrano, eccome se c’entrano. La manifestazione che si è svolta ieri, in una Roma blindata e surreale, dove 70mila persone - secondo gli organizzatori - provenienti da tutt’Italia hanno sfilato lungo le vie del centro, rappresenta un salto di qualità dei movimenti che si definiscono “antagonisti”, la «forza viva della nostra società, la parte migliore del Paese», ha affermato lo scrittore Erri De Luca, che ha partecipato alla manifestazione da “osservatore”, ha detto, memore delle sue gloriose dichiarazione sulla Tav: «Va sabotata e le cesoie servono per tagliare le reti».
Del resto, i leader delle Nuove Brigate Rosse, qualche settimane fa, dalle carceri, avevano diffuso un documento chiaro - intitolato “Contro la repressione, nuova determinazione” - sulla “valenza antagonista di portata generale” e rivolgendosi in particolare ai “NO TAV”, di cui sottolineavano le “simpatiche consonanze”, avevano scritto: “Compiere un altro salto in avanti, politico organizzativo, assumendone anche le conseguenze, o arretrare”. Parole definite “deprecabili, ma comprensibili”, dal difensore della Costituzione per antonomasia e già candidato alla Presidenza della Repubblica del Movimento Cinque Stelle, Stefano Rodotà, che poi ha cercato di chiarire: «Sono parole ‘inaccettabili’ quelle delle nuove Br contro la Tav, ma trovo comunque anche inaccettabile che venga strumentalizzata dal ministro (si riferiva a Angelino Alfano, ndr), una dichiarazione che registrava un drammatico dato di realtà, trasformandola in una forma diretta o indiretta di giustificazione di quelle posizioni. In Italia dovremmo prendere atto di quanto sta avvenendo a livello internazionale e riaprire una riflessione politica più ampia sull’infrastruttura, a maggior ragione in un momento di fibrillazione sociale molto forte, in cui non sarebbe giustificabile un impiego consistente di capitali in un’impresa che rischia di rimanere sospesa». È la solita sinistra, che da una parte - come accadde negli anni ’70, con le conseguenze che sappiamo - non è netta nell’intervenire sulle violenze e sui problemi di ordine pubblico che vi sono stati e che, dall’altra, non sa compiere un passo per confrontarsi con quell’ideologia, intrisa di speculazione anti-industriale e di becero ambientalismo, che vuole “comunque” contrastare.
In quest’atmosfera, la protesta “NO TAV” - legittima, se si sviluppasse nelle forme previste dalla democrazia, anche se è bene sottolineare che i cittadini della Val di Susa, pur non condividendo la violenza di gruppi provenienti da altri territori e anche dall’estero, non hanno mai preso le distanze in maniera inequivoca - si salda con le numerose sigle “anti”, fino a comporre, per la prima volta, un movimento che assume contorni nuovi, di portata nazionale, che si riunisce sotto la sigla “Una sola grande opera. Casa e reddito per tutti”, che è stata usata anche in altre capitali europee, nell’ambito dell’“European Day of Action For For Housing Rights”.
Una “grande festa”, con famiglie e bambini - come ha sottolineato di continuo la cronaca diretta di “Rai News 24”, affascinata dal clima di “pace” che si respirava - che nella notte precedente aveva visto fermate 14 persone, trovate in possesso di petardi, coltelli, spranghe, fibbie, estintori, che ha visto impegnati oltre 4mila agenti, con posti di blocco disposti in tutta la città e controlli in tutte le stazioni ferroviarie e sulle autostrade. Quindici i fermati durante la manifestazione, a causa degli scontri, otto i feriti, tutti fra le forze dell’ordine. Una consolazione che la “grande festa” non abbia prodotto morti, anche se sono stati disinnescati ben tre ordigni, lasciati lungo il percorso, più potenti di bombe a mano. Resta il dato di fatto: si sta formando, in forme nuove rispetto al passato, ma non meno preoccupanti, un “antagonismo” che non prelude a niente di buono e può essere foriero di esiti non prevedibili, perché può essere vieppiù manovrato e strumentalizzato. Al disagio sociale, che è evidente e reale, occorre dare risposte politiche adeguate. L’unica cosa che non si può fare, è quella di restare inerti e assistere a quel coro improvvido che legittima queste proteste distruttive.