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Vietato vedere Charlie, non è un simbolo come Aylan

La grande stampa finalmente si desta dal torpore e si accorge che in Ighilterra stanno uccidendo Charlie. Ma lo fa con le dovute accortezze. Come ad esempio oscurare o censurare il volto del piccolo. Con Aylan andò diversamente perchè quella doveva diventare una foto simbolo. Invece Charlie non deve essere visto perchè non bisogna far capire che si sta parlando di un bambino di 10 mesi, che vive come un'ostia immacolata dalla quale passa la salvezza. 

Vita e bioetica 01_07_2017

Benvenuti alla fiera dell’opportunismo e del qualunquismo maistream. Finalmente la grande stampa si è svegliata e si è accorta che in Inghilterra hanno condannato a morte un bambino di 10 mesi. La notizia è ghiotta per quel misto di interesse per la cronaca nera e i temi dei nuovi diritti che tanto piacciono alla stampa generalista. Infatti Charlie è un bocconcino appetibile. Certo, se i giornali si fossero accorti prima di quello che stava per accadere forse sarebbero riusciti a deviare il corso degli eventi. E’ pur sempre il quarto potere e quando vuole usare i propri artigli lo fa con risultati eccellenti.

Da ieri dunque anche i giornali di casa nostra hanno parlato di Charlie. Elevandolo a notizia, ma conservando ipocritamente lo stantio mito British dei fatti separati dalle opinioni che non fa altro che dare punti al più forte. In questo caso i giudici e i medici del Great Ormond Street Hospital, messi sullo stesso piano delle aspirazioni dei genitori. Della serie: di qua i genitori, di là i medici. Chi avrà ragione? Boh. Intanto noi giornali proviamo a darvi degli indizi.

Ad esempio con arzigogoli redazionali sopraffini. Molte testate, da Sky Tg24 all’Adnkronos hanno deciso di non mostrare il volto di Charlie: Pixellato alla bell’e meglio come se si trattasse di un figlio conteso da due genitori in guerra per la causa di divorzio. Repubblica nei suoi primi servizi ha accompagnato gli articoli da una bella foto cartolina di Londra, prima il Big Ben e poi il Tower Bridge. Dicesi in gergo foto generica, di quelle che metti quando non sai cos’altro infilare in pagina perché non hai l’immagine che racconti la notizia. Gli zelanti si appelleranno alla Carta di Treviso che impone a noi cronisti di non mostrare mai foto di bambini coinvolti in fatti di cronaca. Eccetto alcuni casi e quello di Charlie lo è perché è elevato a fatto di interesse pubblico per esplicita volontà dei genitori all’ennesima potenza.

Adnkronos e il piccolo oscurato 

Infatti le foto di Charlie intubato con i suoi genitori le abbiamo viste tutti da mesi per un semplice motivo: sono gli stessi genitori che nella loro disperata lotta di Davide contro Golia si sono mostrati nudi per far comprendere prima di tutto un fatto: Charlie ha appena dieci mesi. Ecco il vero scandalo: di Charlie non bisogna mostrare il suo volto gracile e intubato, non bisogna far comprendere che si tratti proprio di un neonato, piccolo, indifeso.

Eppure i giornaloni quando vogliono impietosire non ci pensano due volte e i volti dei minori li mostrano, eccome. Ad esempio quando alcuni giorni fa ci hanno voluto far credere che la nuova urgenza per il nostro Paese fosse lo ius soli. Lì le foto di bambini pitturati con il tricolore e le magliette biancorosseverdi sono state messe in pagina senza troppi scrupoli.

Il piccolo Aylan. Una foto simbolo

E che dire di Aylan? Tutti ricorderanno la triste storia del bambino che scappava dalla guerra in Siria e venne immortalato morto sulla spiaggia. Divenne un simbolo della necessità delle migrazioni forzate e pazienza se poi si scoprì che il fotoreporter, per rendere la foto più suggestiva, disincagliò il corpicino del piccolo dagli scogli dove era morto per adagiarlo sulla spiaggia e poterlo inquadrare meglio con le coste greche sullo sfondo. Una cartolina che ha fatto il giro del mondo. Artefatta, però. Il sondino nasogastrico di Charlie invece era tremendamente vero, ma quello no: non bisogna mostrarlo.

Vecchi tic di una stampa annoiata che non ha più voglia di appassionarsi alle notizie che toccano l’uomo e si accontenta di gestire le news in cartello. Un esempio? Per tutti Charlie è incurabile. Una parola trabocchetto anzitutto perché incurabile non significa inguaribile e, secondo, perché il fatto che Charlie sia incurabile non significa per questo che debba essere ucciso soffocato. Ma il giochetto è quello di utilizzare l’incurabile come sinonimo di terminale. E il gioco è fatto. Curioso il titolo di apertura di Avvenire: “Senza scienza, senza speranza”, che non si capisce che senza la scienza non abbiamo più speranza o se siamo rimasti senza una vera scienza per l’uomo e contemporaneamente senza speranza per Charlie. Comunque, ambiguo.

La scelta di Repubblica

Fredda e cinica Repubblica: “In sostanza, tutti i magistrati concordano che non ci sono speranze di migliorare la condizione del bambino e che ogni ulteriore tentativo costituirebbe un inutile accanimento sul suo corpo”. Ma un conto è restare disabili gravi per tutta la vita, un conto è accanirsi su di lui. O forse l’accanimento è quello di tenere in vita i disabili?

Lapidaria La Stampa, che nei suoi tweet sta attenta a inquadrare i genitori e tagliare proprio il bimbo: “Secondo i medici britannici e i tribunali che hanno esaminato la vicenda non esistono concrete possibilità di miglioramento o di prolungamento della vita di Charlie”. Anche qui: miglioramento è un conto, prolungamento dipende da molti fattori, in ogni caso non sono la stessa cosa. Un disabile può restare senza miglioramento ma avere un’aspettativa di vita elevata. Vogliamo eliminare i disabili che raggiungono una certa soglia di età? La Stampa lo censura

Non va meglio con in campo politico. A parte i soliti di centro destra relegati ai margini e trattati come “tromboni”, vedi Giovanardi e la Meloni, il primo che paragona la Cedu a Hitler e la seconda che fa un appello a Papa Francesco per fermare il boia, per gli altri è un profluvio di lamenti. Sbuca a sorpresa Beppe Grillo che cavalca l’antieuropeismo per dire che “non si può sopprimere così la speranza” compare anche un sorprendente Matteo Renzi. "Non riesco a togliermi dalla testa il pensiero del piccolo Charlie. Il dolore di quei genitori e di quel bambino mi rimbomba in testa continuamente. Mi sembra insopportabile per noi, figuriamoci per quella povera famiglia che vive queste ore così. Perché non consentire alla scienza un ultimo tentativo? Facciamo proteste ovunque per qualsiasi cucciolo, e facciamo bene. E un piccolo cucciolo d'uomo non valeva un'attenzione diversa delle autorità europee? Per una volta ho più domande che risposte...".

Commovente. Deamicisiano, ci manca di vedere il povero Crossi. Chissà perché allora il Pd che fa banchetti su tutto e lancia campagna su ogni emergenza in questo caso si è mostrato particolarmente indifferente? Non sarà che c’entra con la legge in discussione sul biotestamento che il Pd sponsorizza e non da oggi e che sta arrivando alla fine del suo iter parlamentare con il concorso non solo Dem, ma anche dei 5 stelle? A Renzi non viene in mente che con quella legge avremo dieci-cento-mille Charlie che moriranno nel chiuso di una clinica ospedaliera pubblica?

Povero Charlie, tutti ti stanno usando per i loro scopi, ma nessuno ti sta guardando veramente. Perché tu sei un’ostia immacolata attraverso la quale passa il sacrificio redentivo della croce. Non hanno voluto guardare né mostrarti invece tu meriteresti un’ostensione pubblica perché è in te che si riflette il dolore carnale del Cristo crocifisso. Ed è da te e da chi porta la croce come te che il Signore, con ineffabile perfezione sta facendo passare la salvezza per questo mondo ingrato.