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FEDE E GIORNALISMO

Viaggio tra i giornali cattolici italiani. Sotto lo sguardo del Sales…

Nel giorno di san Francesco di Sales, patrono degli scrittori e dei giornalisti cattolici, ripercorriamo alcune delle principali tappe dell’informazione cattolica italiana, dal XVII secolo ai giorni nostri. Con a mente la lezione del grande santo e dottore della Chiesa.

Cultura 24_01_2023

San Francesco di Sales, del quale oggi ricorre la memoria, è ormai noto a molti come il patrono di tutti i giornalisti e scrittori che nella loro professione (che è vocazione) cercano di trasmettere il messaggio del Vangelo, con parole che si fanno strumento di una più alta e immensa Parola: quella del Signore. Parole che cercano di approfondire la società (nelle sue diverse sfaccettature) con uno sguardo cristiano. E di parole, nel corso della storia del giornalismo, ne sono state trasmesse tante grazie alla nascita di diversi giornali: testate che hanno fatto la storia del giornalismo cattolico che vuol dire, soprattutto, servizio alla Verità e ai fratelli, all’umanità tutta. Cerchiamo, allora, di ripercorrere le tappe fondamentali di questa “tipologia” di giornalismo, limitando il nostro campo d’indagine all’informazione cattolica italiana, di cui offriamo una panoramica, per forza di cose non esaustiva.

Nel 1668, grazie all'abate bergamasco Francesco Nazari, nasce Il Giornale de’ Letterati (diffuso fino al 1683) che annovera tra i suoi ideatori il cardinal Michelangelo Ricci, teologo e grande matematico del Seicento. Il Giornale conteneva recensioni delle più importanti pubblicazioni - soprattutto quelle di carattere scientifico - apparse all'estero. Questo quotidiano si trasformerà poi, ad inizio Settecento, nel Gran Giornale dei Letterati (la diffusione avviene dal 1701 al 1704), nato a Forlì grazie a don Giovanni Pellegrino Dandi. Sempre di quest’epoca i giornali: La Minerva - Il Nuovo Giornale de’ Letterati d’Italia (inizio pubblicazione nel 1762, per terminare nel 1767), mensile culturale di orientamento conservatore, fondato dal monaco camaldolese Angelo Calogerà e dal benedettino Jacopo Rebellini. Nel Sud Italia, invece, nacque il Giornale ecclesiastico, edito a Palermo nel 1772: il suo fine, la formazione tradizionale del giovane clero. Mentre a Napoli - fra il 1760 e il 1762 - prese piede il Giornale gesuitico.

Arriva, poi, per la stampa, il periodo delle soppressioni napoleoniche: ci troviamo di fronte, così, a una drastica riduzione delle pubblicazioni e alla chiusura di molte tipografie. A questo tempo così travagliato per la libertà d’informazione segue il periodo della Restaurazione che vede la rinascita di iniziative editoriali come: Il Conciliatore (1818-1819) fondato da Silvio Pellico e Giovanni Berchet; L’Amico d’Italia - fondato a Torino nel 1822 da Cesare D’Azeglio - a cui collaboreranno firme illustri quali Rosmini, Manzoni e Tommaseo.

Metà Ottocento in Italia vuol dire soprattutto Risorgimento, periodo delicato sotto diversi aspetti. Ed è proprio in quest’epoca che nasce una delle più importanti pubblicazioni per la storia del giornalismo cattolico: i cattolici non potevano certo assistere a una realtà sociale e politica come quella che si andava a delineare senza dare il proprio contributo intellettuale. Nasce la partenopea La Civiltà Cattolica, che successivamente sarà pubblicata a Firenze per poi giungere a Roma, sede del successore dell’apostolo Pietro. Era il 6 aprile 1850 quando usciva il primo numero. I fondatori: i padri gesuiti Luigi Taparelli D’Azeglio, fratello del politico liberale Massimo, e Carlo Maria Curci, che ne diventa il primo direttore. Alla sua nascita, collaborano prestigiose firme dell’epoca come padre Antonio Bresciani, noto scrittore di romanzi di carattere storico (come L'ebreo di Verona, Lionello o delle società segrete, Lorenzo e il coscritto); padre Matteo Liberatore, cultore della filosofia tomista e precursore dell'insegnamento sociale della Chiesa (Leone XIII lo chiamerà nella squadra di teologi per la stesura della Rerum Novarum). La Civiltà era nata come risposta alle provocazioni dei massoni e dei liberali che agivano durante il periodo risorgimentale.

Undici anni dopo, l’1 luglio 1861, nasce L’Osservatore Romano. La testata viene fondata da due avvocati dell’Emilia-Romagna, Nicola Zanchini e Giuseppe Bastia, aiutati a Roma da un collega, Marcantonio Pacelli, nonno del futuro papa Pio XII. Il primo numero recava questa sottotestata: Giornale politico-morale. Sarà poi sostituita dall'attuale Giornale quotidiano politico religioso. Quattro pagine (oggi ne conta dodici) al costo di cinque baiocchi. Due le citazioni che compaiono, oggi, in prima pagina: una, tratta dal diritto romano, «Unicuique suum» («A ciascuno il suo»); e «Non praevalebunt», passo tratto dal Vangelo di Matteo, per affermare che le forze del male non riusciranno mai a sopraffare la Chiesa. Nel 1885 - per decisione di Leone XIII - la Santa Sede acquisterà il giornale. Si sono susseguite firme del calibro di: Giuseppe Dalla Torre (alla direzione del quotidiano dal 1920 al 1960, la più lunga del XX secolo); Igino Giordani; Guido Gonella; Raimondo Manzini (dal 1960 al 1978 ne è il direttore); Mario Agnes (altro storico direttore sotto il pontificato di Giovanni Paolo II).

Anche il Novecento presenta diverse novità editoriali. Nel 1920 compare la rivista del Sacro Convento di Assisi, San Francesco patrono d’Italia, nata per il settimo centenario della morte del Padre Serafico. Ancora oggi presenta ai lettori approfondimenti sulla spiritualità francescana e fornisce notizie sulla Chiesa. Nel 1931 si presenta al pubblico Famiglia Cristiana, nata dalla mente del beato Giacomo Alberione, pioniere di un’informazione cattolica che vuole parlare della società alla società, «tutto cristianamente». Nel 1956 nasce l’elegante rivista Studi Cattolici - diretta dal 1966 ai giorni nostri dal compianto Cesare Cavalleri († 2022) - con i suoi approfondimenti culturali e filosofici.

Procediamo, veloci, nel tempo per giungere all’intuizione di Paolo VI negli anni Sessanta, quando nasce Avvenire (4 dicembre 1968) dalla fusione di due giornali: L'Italia (1912) e L'Avvenire d'Italia di Bologna (1896). L’idea di papa Montini era quella di fornire alla società, in profondo cambiamento, «uno strumento di evangelizzazione, di dialogo con il mondo moderno e quindi di missione». La rivoluzione digitale degli ultimi anni vede, poi, un proliferare di testate. C’è spazio pure per le agenzie in cui la notizia viaggia veloce, come in Agensir (1988) e nell’agenzia italiana Aci Stampa del Gruppo ACI-EWTN (2015). Nel 1999, su carta, nasce il mensile di apologetica Il Timone, fondato da Gianpaolo Barra. Nel novembre 2012 è la volta di questo giornale, La Nuova Bussola Quotidiana, fondata da Riccardo Cascioli: testata che «riunisce un gruppo di giornalisti cattolici, accomunati dalla passione per la fede, che vogliono offrire una bussola “per orientarsi tra le notizie del giorno”, una prospettiva cattolica nel giudicare i fatti».

La storia dei giornali cattolici italiani è infinita, così come sono infinite le parole per annunciare il messaggio universale del Vangelo. Tutti gli operatori della comunicazione sono chiamati alla Verità di questo Vangelo da annunciare, sempre, con parole - come scriveva san Francesco di Sales - che «sgorgano dal cuore».