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Verso la prossima pandemia: lo strano asse Onu-Vaticano

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Errori e successi nella gestione della pandemia e una fede cieca nei vaccini. Onu e Vaticano in piena sintonia si ritrovano alleati in vista della prossima pandemia che viene data per certa. 

Attualità 27_09_2023

Negli scorsi giorni a New York a margine dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite si è tenuta la Riunione di Alto Livello sulla prevenzione, preparazione e risposta alle pandemie, in vista di nuovi focolai epidemici che i vertici dell’ONU, come quelli dell’OMS, ritengono più che probabili, e pressochè inevitabili.

A tale Riunione gli interventi più significativi, e con una totale convergenza di propositi ed intenti, sono stati quello del Vice Segretario delle Nazioni Unite, la signora Amina Mohammed, e quello del rappresentante della Santa Sede, l’arcivescovo Paul Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali della Segreteria di Stato.

Si potrebbe dire con una battuta che questo solido asse tra ONU e Vaticano ha il suo fulcro a Liverpool, città in cui entrambi sono nati. La signora Mohammed in seguito ha scelto la cittadinanza nigeriana, come quella del proprio padre, ed è dalla Nigeria, dove era stata anche Ministro dell’Ambiente, che è iniziata la propria sfolgorante carriera politica che l’ha portata ad essere attualmente la Numero 2 delle Nazioni Unite. Dal 2002 al 2005, Amina Mohammed ha coordinato la Task Force dell’ONU sul gender e l'istruzione per il Millennium Project delle Nazioni Unite. In seguito si è occupata di progetti riguardanti la povertà, la riforma del settore pubblico e lo sviluppo sostenibile, fino a diventare nel 2017 Vice Segretario Generale dell’ONU. Monsignor Gallagher da anni ha lasciato la nativa Liverpool per entrare nella diplomazia pontificia, e dal 2014 papa Francesco lo ha messo alla guida del Segretariato per i rapporti con gli Stati, che dal giugno 2022 è diventato Segretariato per i rapporti con gli Stati e le organizzazioni internazionali.

Nel discorso tenuto dalla Mohammed alla importante Riunione per definire le strategie sanitarie pandemiche, spicca questo passaggio: «Il Covid è stato allo stesso tempo la dimostrazione dell'ingegnosità e del fallimento umano». L’ingegnosità si è dimostrata, secondo il Vice Segretario Onu, «con i test creati alla velocità della luce e i vaccini sviluppati in tempi record». Un linguaggio decisamente colorito e poco scientifico. I test (ovvero i celeberrimi tamponi) non si creano alla “velocità della luce”, né tantomeno dei prodotti come i vaccini che devono essere realizzati secondo criteri esigenti di efficacia e di sicurezza, devono stabilire dei “tempi record”.

Se dunque questa è stata la dimostrazione di ingegnosità, qual è stato il motivo del «fallimento umano» di cui parla la numero 2 del Palazzo di Vetro? «La mancanza di preparazione che ha colpito i più vulnerabili e i vaccini monopolizzati dai paesi ricchi mentre le popolazioni delle nazioni più povere ne sono state private».

Ricordando che queste disuguaglianze persistono fino ad oggi, Amina Mohammed ha lamentato che la pandemia ha ulteriormente deviato gli obiettivi di sviluppo sostenibile, con gravi conseguenze sui livelli di povertà, debito pubblico e disuguaglianze sociali. Da qui, a suo avviso, la necessità di non ripetere gli errori del passato durante quella che ha definito «l'inevitabile prossima pandemia», migliorando la sorveglianza del virus, rafforzando i sistemi sanitari e l'accesso equo per tutti i paesi ai vaccini. Il dato epidemiologico che i Paesi africani, pur avendo delle percentuali di popolazione vaccinata sensibilmente inferiori a quelli dell’Occidente, ma con un tasso di mortalità decisamente inferiore, sembra non aver attirato l’attenzione della Mohammed, che ha anche chiesto di rafforzare l'autorità e il finanziamento dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e ha esortato i Paesi membri a raggiungere un accordo forte e completo sulle pandemie, incentrato sull'equità e accompagnato da emendamenti al Regolamento sanitario internazionale.

In particolare, ha sottolineato, la preparazione alla pandemia richiede una lotta contro la disinformazione che «mina i consigli degli esperti e alimenta lo scetticismo sui vaccini». Infine, la strategia di risposta deve tenere conto della nuova natura degli shock, «sempre più internazionali e sempre più complessi» che richiedono risposte che coinvolgano un'ampia gamma di attori diversi.

L’intervento della Mohammed ha trovato piena corrispondenza nelle parole del rappresentante vaticano. Monsignor Gallagher ha ricordato quella che è l’interpretazione ufficiale della pandemia, alla luce delle dichiarazioni di papa Bergoglio, che ebbe a dire che «la più grande lezione che abbiamo imparato dal Covid-19 è stata la consapevolezza che tutti abbiamo bisogno gli uni degli altri e che nessuno di noi può essere salvato da solo».

L'esperienza della pandemia di COVID-19 ha ricordato a tutti noi, ancora una volta, ha detto il prelato inglese, la nostra fragilità, la nostra fondamentale interconnessione e dipendenza gli uni dagli altri, nonché la nostra responsabilità verso gli altri. «Durante la pandemia, abbiamo assistito a molta buona volontà e dedizione, a tutti i livelli di governo e sfere della società» ha dichiarato, esprimendo un giudizio del tutto positivo e privo di alcun dubbio sulle politiche OMS e governative messe in atto. E anche l’arcivescovo ha chiesto più vaccini per i Paesi del Sud del mondo: «Rimane preoccupante - ha ribadito - che la percentuale di persone nei Paesi a basso reddito che hanno ricevuto almeno una dose di vaccino COVID-19 sia circa la metà del tasso nei Paesi ad alto reddito. Mettere in pratica la solidarietà globale richiede di dare priorità all'accesso universale alle tecnologie sanitarie, in particolare per i più vulnerabili».

Il «fallimento umano» di cui aveva parlato la Mohammed per il rappresentante Vaticano si è manifestato durante la pandemia con la limitata capacità produttiva, combinata con grandi differenze di potere d'acquisto e con disparità di accesso. «Risolvere questo problema per future pandemie richiede un approccio allo sviluppo, che rifletta i profondi legami tra povertà e cattiva salute» ha concluso Gallagher, con un perentorio «non abbiamo tempo da perdere», e riscuotendo l’ovazione dei presenti, decisamente soddisfatti della collaborazione offerta dal Vaticano.