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CONGRESSO MONDIALE PER LA FAMIGLIA

Verona, chi ha paura della famiglia naturale?

Polemiche, insulti e fake news sui relatori e ora anche le offese di Di Maio: così Sinistra e 5 Stelle reagiscono stizzite al Congresso Mondiale per la Famiglia. Tanti ospiti istituzionali, sia italiani che stranieri, a parlare dei diritti della famiglia quale società naturale fondata sul matrimonio: frustrazione per chi vuole la distruzione della famiglia e vede che ha sempre meno seguito

Famiglia 14_03_2019
Congresso Mondiale per la Famiglia a Verona

Interrogazioni parlamentari, bufale fatte girare ad arte, contromanifestazioni, contestazioni di piazza,  intimidazioni più o meno velate e le solite accuse - prive di un'argomentazione fondata – di oscurantismo, fascismo, odio, patriarcato e volontà di sottomissione delle donne.

E ora anche il vicepremier Luigi Di Maio che li definisce "sfigati".

Il Congresso mondiale delle famiglie che si terrà a Verona dal 29 al 31 marzo ha riacceso il fuoco della famiglio-fobia. I gendarmi del pensiero unico non possono accettare che migliaia di delegati possano riunirsi per parlare, insieme a importanti esponenti di governo, di bellezza del matrimonio, diritti dei bambini, ecologia umana integrale e delle politiche per la famiglia e la natalità, per di più con il patrocinio di istituzioni pubbliche come il Comune di Verona, la Regione Veneto e il ministero della Famiglia.

La reazione isterica di femministe radicali, sigle arcobaleno e di buona parte della sinistra rivela però il nervo scoperto di chi inizia a sentirsi franare la terra sotto i piedi. Dopo che per anni numerosi gay pride e controverse iniziative di educazione alle differenze hanno ricevuto patrocini e anche finanziamenti di ogni tipo, ci sono segnali di inversione di tendenza non trascurabili. L’intervento del ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, che ha sospeso l’ideologico “progetto di ricerca sul bullismo omofobico” promosso dall’Ufficio regionale scolastico dell’Umbria, è solo l’ultimo di una serie di colpi ricevuti da alcuni ambienti progressisti che non sono abituati a trovare ostacoli alla realizzazione della loro agenda. A tal proposito vale la pena ricordare anche il pieno riconoscimento dell’istituto del consenso informato nelle scuole e il ritiro dalla Rete Ready (coordinamento di comuni, provincie e regioni che sostengono politiche pro lgbt) di molte istituzioni locali.

Insomma nell’attacco alla famiglia naturale di Cirinnà e soci c’è tutta la frustrazione di chi ha compreso che il nucleo fondante della società, composto da madre, padre e figli, è l’ultimo scoglio da superare per dare forma definitiva a quel modello di società agognato dai profeti dell’indifferentismo apolide: senza radici, senza legami, senza identità, una società di individui, di consumatori, dove ogni desiderio può tramutarsi immediatamente in diritto.

Per questo motivo ha assunto un valore altamente simbolico la guerra contro il patrocinio rilasciato dal ministro della Famiglia Lorenzo Fontana al Congresso di Verona. In questi giorni si rincorrono voci e smentite riguardo una possibile revoca dell’autorizzazione a usare il logo della Presidenza del Consiglio in relazione alla kermesse. Martedì molti parlamentari plaudevano al ritiro del patrocinio, poi la doccia fredda arrivata dallo staff del ministro Fontana che riferiva “che non esiste alcuna richiesta di revoca”. “Ci sono cascata anche io, il patrocinio del Consiglio dei ministri non è stato ritirato” ha riconosciuto il giorno seguente la deputata del Pd, Giuditta Pini, la stessa che ha presentato un’interrogazione parlamentare contro l’evento. Rilancia invece il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Vincenzo Spadafora (promotore del tavolo permanente delle associazioni lgbt), secondo il quale "il segretario generale di Palazzo Chigi ha chiuso un'istruttoria importante e ha chiesto al dipartimento dell'Editoria e a quello della Famiglia di ritirare il patrocinio". Sul piatto resta anche la mozione presentata dalla senatrice Monica Cirinnà e firmata da tutto il gruppo dem a Palazzo Madama, che impegna “il Governo a revocare ogni forma di patrocinio o sostegno al Congresso delle Famiglie”.

Sono inoltre state fatte circolare alcune fake news, riprese da molti giornali italiani, che sostengono che uno degli speaker del Congresso, Scott Lively, è stato condannato nel 2017 per aver favorito la violazione dei diritti umani e la persecuzione contro le persone gay in Uganda e che è inoltre prevista la partecipazione di Lucy Akello, ministra ombra per lo sviluppo sociale in Uganda, che “vorrebbe reintrodurre la pena di morte per le persone gay” e della nigeriana Theresa Okafor, che “sostiene che gli attivisti LGBTQ+ cospirino con il gruppo terroristico Boko Haram”. Tutte insinuazioni smentite dai diretti interessati e rispetto alle quali gli organizzatori del Congresso hanno annunciato querele e azioni legali.

Dunque le realtà che animeranno il Congresso ribattono colpo su colpo a ogni calunnia. “Le posizioni delle famiglie italiane anche se costituzionalmente tutelate sono ormai preda di menzogne violente e assurde. Mentre le polemichette sui giornali si perdono nel bicchiere d'acqua del "logo sì logo no" concesso al Congresso Mondiale delle Famiglie e su altre fake news, sui temi che tratteremo nessuno dice la verità”, hanno dichiarato in una nota Antonio Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vicepresidente del XIII Congresso Mondiale delle Famiglie e membri del Family Day, il grande movimento di piazza delle famiglie che ha promosso l’evento.

«Forse ignorano questi produttori di bufale – hanno proseguito Brandi e Coghe - che la posizione del Congresso delle Famiglie è in linea con i principi fissati dalla Costituzione: per esempio, la promozione dei “diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio"». E ancora, i due esponenti dell'associazionismo pro family hanno ricordato che “l’art 37 della Costituzione parla di promozione di politiche che assicurino alla donna lavoratrice 'gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore', e condizioni di lavoro che consentano 'l'adempimento della sua essenziale funzione familiare'. Udite, udite, anche noi vogliamo tutte queste tutele per le donne, che scelgano il lavoro o di stare a casa. Cosa c’è di così orrendo e illegittimo?”. 

“Non ultimo l’utero in affitto – hanno sottolineato in conclusione -; è la stessa Cassazione, da poco, ad aver ribadito il divieto nel nostro Paese di ogni pratica di questo genere anche se gratis e, attraverso il Procuratore Generale, ad averlo indicato come 'contrario all'ordine pubblico'”. I promotori del Congresso non sono per nulla intimoriti e forti del tutto esaurito confermano gli interventi di oltre 70 relatori da tutto il mondo e la presenza dei ministri Salvini, Bussetti e Fontana; del presidente del Parlamento europeo Tajani; del Governatore della Regione Veneto Luca Zaia; del sindaco di Verona, Federico Sboarina e della leader di Fdi, Giorgia Meloni. Parteciperanno anche rappresentati governativi di altri Paesi, tra i quali spiccano il presidente della Moldavia Igor Dodon e il ministro per la Famiglia ungherese Katalin Novak.

Tuttavia il tambureggiamento di chi grida al ritorno al medioevo di certo non è stato gradito alle tante famiglie che prenderanno parte alla marcia per le vie di Verona, organizzata per domenica 31 marzo in chiusura del Congresso. La risposta migliore sarà riempire piazza Bra con mamme, papà e bambini festosi. Alla marcia conclusiva non parleranno esponenti politici, ma l’evento vedrà per protagonista quel popolo che ogni giorno riallaccia i legami più profondi del nostro Paese, che dà continuità e speranza a un’Italia sfilacciata, nichilista in pieno inverno demografico. Il presidente del Family Day Massimo Gandolfini ha rilanciato un appello rivolto a tutte le famiglie, saranno loro a fare la differenza. “Non servono altri motivi e spiegazioni – ha detto il neurochirurgo bresciano – per venire a Verona”.