Verdi di ecologismo e di Fratellanza Musulmana
Molte Organizzazioni Non Governative islamiche che si sono mostrate attive nella COP21 sulle tematiche del clima e dell'ambiente, sono legate a doppio spago con la Fratellanza Musulmana. Anche con associazioni finite sulle liste nere del terrorismo negli Usa e in Israele. Anche l'ecologia viene monopolizzata dall'islam politico.
Clima, ecologia, ambiente sono sempre più sotto i riflettori e si tingono sempre più di valenze politiche e religiose. Nei giorni scorsi i delegati dei 195 Paesi presenti alla conferenza di Parigi si sono impegnati contro il surriscaldamento del pianeta. Il Giubileo della Misericordia è stato accompagnato dalla proiezione sulla facciata della Basilica di San Pietro di “Fiat lux: Illuminating Our Common Home” ovvero di una serie di immagini di grandi fotografi ispirate al Creato e alla Terra, messa a rischio dai mutamenti del clima. L’evento è stato organizzato da Connect4climate, la comunità globale lanciata dalla World Bank e dal Ministero dell’Ambiente, dalla Paul G. Allen's Vulcan Productions, dalla Fondazione Li Ka-shing e dall'Okeanos. D’altronde lo scorso giugno Papa Francesco nell’Enciclica Laudato Sì ha ribadito che il rispetto dell'ambiente è il presupposto per affermare i diritti universali e difendere la dignità dell’uomo. Non solo, ma clima, ecologia, ambiente stanno diventando un argomento chiave anche per l’islam organizzato che, anche in questo ambito, aspira a diventare il referente privilegiato delle istituzioni politiche e religiose, in modo particolare in Occidente.
A meno di due mesi dall’Enciclica, il 17 e 18 agosto 2015 si è tenuto a Istanbul l’International Islamic Climate Change Symposium che ha elaborato, e pubblicato, la Islamic Declaration on Global Climate Change, documento che si presenta come la proposta islamica ufficiale alla vigilia di Parigi. Il simposio è stato promosso da Islamic Relief Wordwide, GreenFaith, EcoIslam e il Climate Action Network. Islamic Relief Worldwide (IRW), ovverosia la più importante ONG islamica a livello mondiale con un legame ideologico marcato alla Fratellanza musulmana, è stato l’attore principale dell’evento tanto che il logo che compare accanto all’indirizzo web della pagina è quello di IRW. A conferma del ruolo chiave di IRW la presenza a Istanbul non solo del direttore esecutivo Mohamed Ashmawey, di Ibrahim El Zayat – condannato in absentia in Egitto in uno dei tanti processi intentati nei confronti di appartenenti alla Fratellanza in epoca post Morsi, cittadino tedesco e uno degli uomini di punta non solo dell’organizzazione, ma anche della Fratellanza in Europa, nonostante il luglio scorso abbia lasciato la direzione di IRW per mantenere solo quella di Islamic Relief UK – e di Tarek Abdelalem, direttore di Islamic Relief Deutschland.
L’altro attore islamico del Simposio è la ONG EcoIslam ovverosia la Islamic Foundation of Ecology and Enviromental Science (IFEES). Le altre due ONG sono invece propongono nel caso di GreenFaith il dialogo interreligioso attraverso il discorso ecologico, nel caso del Climate Action Network una rete di organizzazioni e associazioni ambientaliste tra cui Islamic Relief Bangladesh.
E’ interessante notare che l’8 settembre 2015, ovvero pochi giorni dopo il Simposio di Istanbul, viene lanciata la Muslim Climate Action (MCA) sulla falsa riga del suddetto Climate Action Network. La MCA è costituita dalle seguenti ONG islamiche aventi base nel Regno Unito: Islamic Relief UK, Made in Europe, Global One, il Muslim Charities Forum e l’IFEES. Ricompaiono quindi due partecipanti all’evento tenutosi in Turchia: Islamic Relief con la sua filiale britannica e EcoIslam. La presenza del Muslim Charities Forum (MCF) riconduce Islamic Relief e l’ideologia legata alla Fratellanza in quota di maggioranza. Il MCF, fondato nel 2007 e presieduto da Hany al-Banna – presidente del Consiglio dei Garanti di Islamic Relief Worldwide -, racchiude le seguenti ONG: Human Appeal International, Human Relief Foundation, Islamic Help, Islamic Relief, Muslim Hands, Muslim Charity, Al-Imdaad Foundation U.K., Basic Human Rights. Secondo il Telegraph almeno sei delle ONG sono o sono state membri della controversa Union of Good, messa al bando sia negli USA che in Israele per il suo sostegno al terrorismo e oggi pressoché inattiva e sostituita da altre entità. Il tesoriere del MCA Othman Moqbel è anche il direttore esecutivo di Human Appeal International, ONG che l’FBI nel 2003 ha affermato avere “stretti rapporti” con Hamas. Inoltre Moqbel è ben integrato nella rete delle organizzazioni britanniche in sintonia ideologica con la Fratellanza: è stato project manager per Muslim Hands – una delle cinque ONG britanniche messe al bando nel 2008 in Israele per i legami con Hamas - ed è stato presidente della Federation of Student Islamic Societies (FOSIS), membro del Forum of European Youth and Student Organisations (FEMYSO) con sede a Bruxelles.
Hany al-Banna, che non ha alcun rapporto di parentela con il fondatore della Fratellanza, è stato operativo nella maggior parte delle ONG che afferiscono al MCF e in numerose ONG islamiche a livello mondiale, ma in modo particolare con il settore umanitario della Fratellanza.
Quanto appena esposto dimostra che, al pari del settore umanitario, le questioni ecologiche e ambientali svolgono un ruolo importante per la rete della Fratellanza in Occidente e nel mondo. La proliferazione di ONG afferenti in modo più a meno diretto alla ONG madre, Islamic Relief, in modo da fornire un’apparente pluralità e avere un numero elevato di partner, apparentemente indipendenti, per accedere a fondi nazionali e internazionali. Ultimo, ma non meno importante, è evidente che la strategia della galassia ideologica della Fratellanza punta oggi molto sul settore umanitario e sull’ecologia per ricostruire la propria immagine e attivare relazioni a livello istituzionale laddove le moschee e i centri islamici sono più sotto i riflettori delle autorità e delle istituzioni e, fatto non di poco conto, richiedono denaro e non lo producono. Uno sguardo al budget di IRW e ai fondi che riceve da istituzioni europee e nazionali per i propri progetti sarebbe sufficiente per comprendere che si tratta di un’impressionante impresa finanziaria, basterebbe dare uno sguardo ai gala di beneficienza che organizza per raccogliere fondi – come la recente Notte della Speranza in Italia – e ai predicatori invitati per comprendere il legame ideologico con la Fratellanza.
Purtroppo anche l’ecologia e il clima stanno per essere monopolizzati e politicizzati da un’ideologia che ha sempre visto nel settore umanitario e caritatevole un bacino di raccolta di adepti e di fondi, che considera l’ecologia uno degli argomenti con cui promuovere il dialogo interreligioso, che cerca sempre più di presentarsi come unico referente islamico per l’occidente, ma che promuove ufficialmente il bene comune, ma di fatto cura i propri interessi e finalità politiche. E ancora una volta spiace notare una battaglia universale, quella per il clima e un ambiente migliore, rischia di essere etichettata e monopolizzata non tanto dal verde islam, ma dal verde della Fratellanza.