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L’INTERVISTA

Verástegui: «No all’aborto, il popolo messicano è pro vita»

I movimenti abortisti fanno una «propaganda mascherata da umanesimo», ma basta essere «consapevoli e informati» per sapere che «non si può eliminare un bambino che cresce nel grembo di una madre». La Nuova Bussola intervista l’attore messicano Eduardo Verástegui, che ha girato il suo Paese per presentare il film pro vita “Unplanned” e aiutare le donne incinte. Ma intanto continuano i piani del governo Obrador per legalizzare l’aborto in tutto il Messico.

Vita e bioetica 29_01_2020 Español

Andrés Manuel López Obrador è determinato a legalizzare l’aborto in Messico. L’aveva già annunciato l’anno scorso, ma oggi il rischio è imminente. Un documento, reso noto recentemente dalla stampa locale, conferma che nei prossimi giorni un nuovo Codice penale nazionale sarà presentato al Congresso dell'Unione per sostituire tutti i codici penali regionali e annullare così la criminalizzazione dell’aborto. La notizia ha innescato la protesta sui social dei messicani e, il 22 gennaio, l’hashtag #NoAlCodigoOlga (dal nome di Olga Sánchez Cordero, promotrice del testo) è diventato di tendenza su Twitter.

Il piano è ben orchestrato: all’inizio dell’anno c’è stata una sgradevole manifestazione di un gruppo di donne alle porte della Cattedrale Metropolitana, per chiedere la legalizzazione dell’aborto. Ma l’esito della battaglia non è scontato, come dimostra l’esempio dell’attore, regista e attivista per i diritti umani Eduardo Verástegui, che ha visitato i 32 Stati messicani per presentare il film “Unplanned”, ridando slancio al movimento nazionale per la vita. Verástegui cerca di far arrivare aiuti alle madri con gravidanze inaspettate, per evitare che vedano l’aborto come una soluzione. Il film racconta la storia vera di Abby Johnson, ex direttrice di una clinica della multinazionale Planned Parenthood responsabile di oltre 22 mila aborti, di cui due eseguiti sulla stessa Johnson. Che si è dimessa da quell’organizzazione dopo aver visto l’ecografia di un bambino che cercava di difendersi dal tentativo di abortirlo. “Unplanned”, con il suo messaggio pro vita, ha raggiunto centinaia di migliaia di spettatori in tutto il Messico, proprio mentre il governo cerca di legalizzare l’aborto.

La Nuova Bussola ha intervistato Verástegui.

Eduardo Verástegui, oggi l’aborto è legale soltanto a Città del Messico e nello Stato meridionale di Oaxaca, dove è autorizzato fino a 12 settimane di gestazione. Perché hai deciso di girare il Paese con questo tour?
Perché in ogni angolo del nostro Paese ci sono donne in situazioni vulnerabili che hanno bisogno di essere ascoltate e alle quali vogliamo dire: “Non siete sole; siamo in molti a potervi aiutare”. Così il tour è diventato un movimento nazionale per la vita. E c’è di più: abbiamo creato un call center (WhatsApp 5536-778518) che riunisce 510 istituzioni, attraverso il quale abbiamo potuto indirizzare aiuti a oltre 7 mila madri con gravidanza inaspettata. Il loro grido di aiuto per non abortire ribadisce che la maggior parte della nostra gente sceglie di difendere la vita. E questo aiuto è stato reso possibile dal tour “Unplanned”.

In un popolo profondamente cattolico come quello messicano, dove i movimenti a difesa della famiglia sono importanti, perché pensi che sia stata possibile la nascita di movimenti femministi a favore dell'aborto?
I movimenti a difesa della famiglia lavorano in Messico per la vita perché si basano sui principi chiari, scientifici, di salute, legali, ecc. E lo hanno fatto con grandi risultati: è da evidenziare che 30 dei 32 Stati messicani hanno detto “no” all’aborto; solo uno l’ha approvato 10 anni fa e in un altro sono andati avanti legalizzandolo nonostante sia contro la Costituzione. Non solo, secondo il sondaggio pubblicato nel 2019 da El Financiero, la maggior parte della popolazione messicana è a favore della vita e dice “no” all’aborto. Coloro che promuovono l'aborto non sono necessariamente gruppi femministi. Non mettiamo etichette. Penso che siano gruppi di interesse e dobbiamo essere chiari al riguardo. Il femminismo non è sinonimo di “aborto”. Credo che molte delle battaglie femministe siano giuste perché nel corso della storia sono state commesse molte ingiustizie contro le donne e contro la loro dignità, contro i loro diritti.

Inoltre, vorrei chiarire che dire “no” all’aborto non è una questione limitata al popolo cattolico. Al contrario, diciamo “no” all’aborto perché ci sono convincenti prove scientifiche che dimostrano l’esistenza della vita fin dal concepimento. Una vita che è anche una persona. Di qui, non importa essere cattolici, atei, ebrei, protestanti, musulmani o buddisti: basta essere consapevoli e informati per avere la convinzione che non si può eliminare un bambino che cresce nel grembo di una madre, poiché non si può eliminare nessun altro essere umano, indipendentemente dalla sua età. L’unica differenza tra il bambino che sta per nascere e lei o me è l’età.

Ha detto che i promotori dell’aborto hanno i loro chiari obiettivi per il Messico e ha catalogato questi movimenti come “propaganda mascherata da umanesimo”. Perché?
Perché è chiaro che non c’è un diritto alla morte bensì alla vita, ma le cose sono capovolte... Hanno mascherato l’aborto da diritto umano, ma non è né un “diritto” né “umano” uccidere una persona indifesa; l’hanno anche mascherato come “salute riproduttiva”. Salute? Che cos’è la salute e cosa significa “riproduttivo”? Proprio l’opposto dell’aborto. Eliminare un bambino nel grembo materno non è né sano né “riproduttivo”. E così, se analizziamo la retorica pro aborto frase per frase, scopriremo che ci sono molte bugie spacciate per verità. I promotori dell'aborto hanno i loro chiari obiettivi per il Messico: garantire che sia legalizzato come “diritto” in tutto il Paese, durante tutti i 9 mesi della gravidanza. Come? La strategia è andare di Stato in Stato, cercando la legalizzazione dell’aborto fino alle prime 12 settimane di gravidanza, con una propaganda mascherata da umanesimo. Così sono riusciti a legalizzarlo a Città del Messico 10 anni fa. Dopo, passare da 12 a 24 settimane, fino a che sia legale durante tutti i 9 mesi, proprio come è successo a New York.

Secondo lei, a beneficio di chi sono gli aborti?
Gli aborti non portano vantaggi a nessuno. Piuttosto, pongono fine alla vita di milioni di esseri umani irripetibili e unici, che sono venuti a questo mondo per compiere la loro missione e darci a tutti la loro ricchezza. Invece, attraverso questa sporca guerra, questo vero massacro, l’aborto uccide milioni di innocenti. Come può essere un vantaggio per qualcuno? Come può essere benefico per l’umanità? Ora, se ci riferiamo a guadagni economici, è un altro discorso. Però porta reddito economico, non benefici. Sa come la RAE (Real Academia Española) definisce il termine “beneficio”? “Un bene che si fa o si riceve”. E cos’è un bene? Sembra che tutti lo sappiamo, ma ... Bene è ​​la perfezione di un essere secondo la sua natura. Ciò che lo completa o lo perfeziona. Quindi, come potrebbe essere l’aborto un bene?

Il Consiglio Nazionale della Popolazione afferma che la maggior parte degli aborti in Messico riguardano donne di età inferiore ai 25 anni, molte delle quali affermano di non avere le risorse finanziarie per crescere un bambino. Come si può aiutare queste giovani madri perché non vedano l’aborto come una soluzione?
L’aspetto economico non dovrebbe essere mai un argomento per porre fine alla vita di qualcuno. Né dal punto di vista degli utili, intendo l’industria dell'aborto e le sue tasche piene; né dal punto di vista della povertà, come argomento per indurre una madre vulnerabile a liberarsi del suo bambino, del figlio che porta nel suo grembo. Ciò che non manca a questo mondo sono le risorse economiche, ma sono distribuite in base all’avidità o agli interessi di gruppi. Dire “sì alla vita” richiede iniziative legislative che aiutino le donne vulnerabili con vere alternative all’aborto. Ad esempio, assistenza concreta nelle emergenze ostetriche per ridurre la mortalità materna e aiuti di fronte alla povertà; assistenza alimentare, educazione sanitaria e controlli della gravidanza; assistenza dello Stato in materia abitativa e di salute per i bambini nei loro primi 1000 giorni di vita, a partire dal concepimento; educazione per le madri affinché abbiano un progetto di vita che le spinga a crescere e a difendere i loro figli in ogni momento; miglioramenti alle leggi sull’adozione, ecc.

Dov'è nato il tuo interesse nella lotta contro gli aborti?
È emerso molti anni fa, quando mi stavo preparando a fare il ruolo di Giuseppe nel film “Bella”. Giuseppe salva la vita del bambino di una collega incinta in situazione di vulnerabilità. Per entrare nel personaggio, sono andato in cliniche abortiste per parlare con donne che stavano cercando quell’opzione, per capire cosa pensassero. Lì ho incontrato una giovane donna incinta, abbiamo parlato a lungo, le ho offerto aiuto e mi sono persino offerto di adottare il suo bambino per evitare l’aborto. Parlando con me, la giovane donna ha perso il suo turno per l’aborto. Mentre i mesi passavano e io continuavo a preparare il film, un giorno il marito di quella ragazza mi chiamò. Il bambino era nato e volevano chiamarlo Edoardo: “Grazie per aver salvato la vita di nostro figlio”, mi dissero. Ricordo di aver pianto molto in quel momento e, quando andai a trovarli, presi Edoardo tra le mie braccia: mentre mi guardava, e io lo guardavo, ho capito che avrei lottato tutta la mia vita per altre vite come la sua. Da “Bella” a “Unplanned” sono trascorsi anni e la mia convinzione non ha smesso di crescere.

Quali piani ha per il suo film di quest'anno? Ha in mente altre azioni per rafforzare questo movimento per la vita in Messico?
Il piano è di portare il film in ogni angolo del Messico, in modo che possa essere visto soprattutto dai giovani. C’è una buona notizia: quelli a favore della vita siamo in maggioranza. Il rumore di coloro che sostengono l’aborto può confondere, perché sono sicuramente più organizzati e hanno un forte marketing. Ma sappiamo che il Messico ha una base profonda e una forte convinzione a favore dei diritti umani. E il primo di questi è la vita stessa, ma dobbiamo lavorare in un modo più organizzato, attraverso il Movimento Viva México. Lavoreremo per rafforzare i valori attualmente messi in discussione, come la famiglia, che è la base di ogni società sana. Crediamo profondamente nell’importanza di difendere la vita di tutti, non solo quella di alcuni. Perché nessun messicano è di troppo, tutti contano. Il dibattito sull’aborto ci porta a decidere in quale società vogliamo vivere, che tipo di Paese vogliamo essere: uno che scarta le persone o le include? Noi scegliamo di includere.