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PER LA PENTECOSTE

Veni Sancte Spiritus, una sequenza da cantare

Negli ultimi anni il canto delle sequenze è purtroppo caduto in disuso. Tra le vittime la bellissima Veni Sancte Spiritus, sempre meno cantata a Pentecoste. Eppure, la melodia è certamente adatta all’assemblea.

Ecclesia 04_06_2022
La Pentecoste, Libro d'Ore di Étienne Chevalier, miniato da Jean Fouquet

Purtroppo, come abbiamo notato altre volte, il canto delle sequenze è stato uno delle illustri vittime di questi anni. Queste bellissime composizioni, che in alcune feste importanti precedono la proclamazione del Vangelo, al massimo vengono lette in versioni in lingua volgare, spesso accorciate.

Pensiamo alla Pentecoste e a Veni Sancte Spiritus, sequenza attribuita all’arcivescovo di Canterbury Stefano di Langton (oppure all’abate Notker I di San Gallo). Così don Giuseppe De Luca e Giulio Cesare Paribeni (Enciclopedia Italiana, 1937) ne descrivono la parte musicale: “La parte musicale di questa sequenza è una melodia del primo tono autentico, compresa nello spazio di una settima e però, secondo la teoria del canto gregoriano, di modo imperfetto. È caratteristica in questa melodia la sua divisione in tre frasi di andatura quasi simmetrica, e disposte in maniera da anticipare quasi la forma strofica A, B, A propria di una cantabilità più tarda di parecchi secoli. La seconda delle tre frasi infatti (il B) traspone una quarta sopra la prima frase (A) e questa ritorna, leggermente modificata, nella terza”.

Il testo, qui in una traduzione in italiano, è denso e sublime:

Vieni, Santo Spirito,

mandaci dal cielo

un raggio della tua luce.
 

Vieni, padre dei poveri,

vieni, datore dei doni,

vieni, luce dei cuori.


Consolatore perfetto,

ospite dolce dell’anima,

soave refrigerio.


Nella fatica, riposo,

nella calura, riparo,

nel pianto, conforto.


O luce beatissima,

invadi nel profondo

il cuore dei tuoi fedeli.


Senza il tuo soccorso,

nulla è nell’uomo,

nulla senza colpa.


Lava ciò che è sordido,

bagna ciò che è arido,

sana ciò che sanguina.


Piega ciò che è rigido,

scalda ciò che è gelido,

raddrizza ciò ch’è sviato.


Dona ai tuoi fedeli

che solo in te confidano

i tuoi santi doni.


Dona virtù e premio,

dona morte santa,

dona gioia eterna.

Amen.

Non si saprebbe da dove cominciare a commentare queste parole così alte. La melodia di cui abbiamo parlato sopra è certamente alla portata dell’assemblea media e questo non spiega come mai questa bella sequenza non venga quasi più cantata.