Veglie anti-omofobia, ci risiamo con i vescovi gay friendly
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Tornano in moltissime diocesi e in collaborazione con i protestanti, le veglie contro l'omofobia. E quest'anno sono cinque i vescovi presenti in stola arcobaleno. Una mancanza di coraggio che li fa cedere alle intimidazioni dei gruppi di pressione Lgbt nella Chiesa per sdoganare l'omosessualismo.
- Protestare serve: salta la veglia in chiesa a Lugano di Gianfranco Amato

Maggio mese tradizionalmente dedicato alla Madonna? Non sia mai. Alla compilazione del 730? Macché. Maggio è il mese della lotta all’omofobia e non chiedeteci di chiamarla come le lobby gay pretendono con prefissi e suffissi ogni anno cangianti.
E la Chiesa ormai non si lascia sfuggire l’occasione con le ben note veglie contro l’omofobia. Si tratta di eventi che il più delle volte si svolgono in luoghi di culto dove si costruisce una paraliturgia per dire che i gay hanno diritto alla dignità, ma in realtà sono finalizzate a sdoganare l’ideologia omosessualista dentro la Chiesa che sta andando avanti senza colpo ferire.
Il sito gionata.org ha confezionato una lista di eventi sparsi per l’Italia che si fanno insieme ad altre confessioni religiose, protestanti ça va sans dire, ma che vedono la componente cattolica sempre più predominante.
Quest’anno la mappatura di gionata.org che spaccia il tutto per una grande occasione di ecumenismo. «Nel 2025 saranno oltre 60 le veglie organizzate in Italia e in Europa, tra il 9 maggio e il 13 giugno 2025: da Milano a Roma, da Napoli a Palermo, da Torino a Ragusa, da Fano a Catania, da Bari a Treviso e poi a Barcellona, Siviglia, Lugano, Cracovia, Varsavia, La Valletta. Un cammino di preghiera ecumenica che abbraccia chiese, confessioni e culture diverse».
Come già avvenuto negli anni scorsi (leggi qui e qui) arrivano anche i vescovi a portare acqua all’omoeresia dilagante. Alcuni dando il loro apporto diocesano altri partecipandovi personalmente. «Le veglie presiedute dai Vescovi, piccoli segni di cambiamento», dice Gionata.org. Un cambiamento in peggio, sicuramente, almeno per quel che dice la Chiesa non tanto sull’omosessualità, quanto sulla pericolosa incursione delle lobby gay dentro il tessuto ecclesiale.
Ecco le new entry episcopali che si presenteranno con tanto di stola arcobaleno tra oggi e martedì chiamati «segni incoraggianti di apertura» a differenza di Lugano dove il vescovo deve essere intervenuto personalmente per traslocare il tutto dal Valdesi (qui l’articolo di Gianfranco Amato): a Fano, il 16 maggio, la preghiera sarà guidata da mons. Andrea Andreozzi, vescovo di Fano, e da mons. Sandro Salvucci, arcivescovo di Pesaro; a Firenze, il 20 maggio, la veglia organizzata dai cristiani LGBT+ del gruppo Kairos in una parrocchia cittadina sarà presieduta dall’arcivescovo fiorentino mons. Gherardo Gambelli. E infine anche a Cremona e a Parma, saranno rispettivamente mons. Antonio Napolioni e mons. Enrico Solmi a presiedere la preghiera. In tutto fanno cinque vescovi che si presteranno così al trionfo dell’esaltazione dell’ideologia omosessualista. Un record rispetto agli ultimi anni.
Ricordiamo, a riprova che una incursione lobbistica è in corso, che le veglie non nascono né per caso né per gemmazione, ma sono inserite in una precisa strategia che vede a capo di tutto la Commissione Fede, Genere e Sessualità delle chiese battiste, metodiste e valdesi e il Global Network of Rainbow Catholics (Rete Globale dei Cattolici Arcobaleno), che ha promosso l’iniziativa a livello internazionale sul sito: rainbowcatholics.org/vigils
Dicevamo, la Chiesa. Eppure giova sempre ricordarlo e magari in questa stagione è ancora utile visto che c’è un nuovo pontificato che sul tema dell’omosessualismo sembra avere le idee chiare che il primo a denunciare l’esistenza di gruppi di pressione per far cambiare alla Chiesa la dottrina sull’uomo e sulla creazione, questo è al fine di tutto il grande problema dell’omosessualismo, fu l’allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, Joseph Ratzinger che scrisse una lettera incontestabile «sulla cura pastorale delle persone omosessuali». In essa, si chiedeva ai vescovi, e si chiede tuttora perché il documento non è stato cancellato nei pontificati successivi, «di essere particolarmente vigilanti nei confronti di quei programmi che di fatto tentano di esercitare una pressione sulla Chiesa perché essa cambi la sua dottrina, anche se a parole talvolta si nega che sia così». Aggiungeva il documento: «Per esempio, essi presentano talvolta l'insegnamento del Magistero, ma solo come una fonte facoltativa in ordine alla formazione della coscienza. La sua autorità peculiare non è riconosciuta. Alcuni gruppi usano perfino qualificare come “cattoliche” le loro organizzazioni o le persone a cui intendono rivolgersi, ma in realtà essi non difendono e non promuovono l’insegnamento del Magistero, anzi talvolta lo attaccano apertamente. Per quanto i loro membri rivendichino di voler conformare la loro vita all'insegnamento di Gesù, di fatto essi abbandonano l’insegnamento della sua Chiesa. Questo comportamento contraddittorio non può avere in nessun modo l’appoggio dei Vescovi».
Insomma, parole decisamente chiare come non mai. Ora, chissà come reagiranno i vescovi in questione, Andreozzi, Salvuzzi, Gambelli, Solmi e Napolioni nel rileggere queste parole? Una scrollata di spalle, oppure un colpo di bianchetto perché la dottrina, si dice oggi, va riletta alla luce delle nuove esigenze pastorali?
Che dire? Colpisce la mancanza di coraggio, per dirla con il cardinal Muller, con la quale certi successori degli Apostoli affrontano l’offensiva Lgbt dentro le loro mura. Perché «l’omofobia, semplicemente non esiste, è chiaramente un’invenzione, uno strumento del dominio totalitario sulla mente degli altri», diceva il prefetto emerito della Cdf intervistato da Costanza Miriano. «Al movimento omosessualista mancano gli argomenti scientifici, per questo hanno costruito un’ideologia che vuole dominare, cercando di costruire una sua realtà. È lo schema marxista, secondo cui non è la realtà a costruire il pensiero, ma il pensiero che costruisce la realtà».
«Alcuni vescovi oggi - continuava Muller - non hanno il coraggio di dire la verità e si lasciano intimidire: non capiscono che l’omofobia è un inganno che serve a minacciare la gente. Ma noi cristiani non dobbiamo avere paura delle minacce: nei primi secoli i seguaci di Cristo venivano gettati in carcere, o fatti dilaniare dalle belve. Oggi si dilania la gente con lo psicoterrorismo, approfittando dell’ignoranza. Però da un vescovo, un sacerdote possiamo aspettarci che sia in grado di non andare dietro a queste ideologie. Noi siamo quelli che cercano, con la grazia di Dio, di amare tutte le persone, comprese quelle che provano attrazione verso lo stesso sesso, ma deve essere chiaro che amare non è obbedire alla propaganda genderista». Parole, anche queste, forti e chiare. Ma inascoltate.
Da Bergamo a Palermo, arriva il club dei vescovi gay-friendly
Veglie contro l'omofobia in tutta Italia e quest'anno partecipazione attiva di diversi vescovi. Ma quello che più fa rumore è la presenza di monsignor Camisasca alla veglia prevista per domenica 20 maggio a Reggio Emilia. Un comunicato dello stesso vescovo cerca di chiarire che tutto si svolgerà in linea con il Catechismo, ma a smentirlo è un vecchio documento firmato dal cardinale Ratzinger.
- LA MENZOGNA SUL RISPETTO DELLE DIVERSITA' di Raffaella Frullone
Riecco le veglie anti-omofobia, arma contro il Catechismo
In vista della Giornata internazionale contro l’omofobia tornano le relative “veglie di preghiera” promosse da gruppi Lgbt, il cui vero fine è sovvertire l’insegnamento della Chiesa su omosessualità e transessualità. Con la complicità di alcuni vescovi.
Veglie arcobaleno in chiesa: apripista verso il sinodo
Omosessualità, transessualismo e "non binarismo" sdoganati in un incontro di preghiera. Allarme eccessivo, risponde la Curia, in linea con il generalizzato silenzio episcopale di fronte al moltiplicarsi di iniziative simili che potrebbero venire accolte per via sinodale.
Veglie Lgbt: anche i fedeli nel loro piccolo... protestano
Nel silenzio dei fedeli tiepidi e con la complicità dei vescovi, si stanno svolgendo in molte diocesi italiane le veglie per il superamento dell'omotransfobia. Ma un gruppo di fedeli di Bergamo dice no e prende carta e penna per ribadire al vescovo Beschi le verità che queste iniziative vogliono sovvertire. E così danno un esempio di che cosa sia la parresia perché il male avanza quando i giusti stanno in silenzio.
Cari vescovi, gender e veglie "contro l’omofobia" sono uguali
La Curia di Bari prende le distanze dalla veglia "contro l’omobitransfobia", ma il vescovo avrebbe dovuto annullarla. A Lecce la Diocesi sposa la linea “veglia sì”, “gender no”: un equivoco che si diffonde nella Chiesa, facendo dimenticare che si tratta di due facce della stessa medaglia.
- VIDEO: I VESCOVI NON FACCIANO I FURBI, di Riccardo Cascioli
Veglie contro l’“omofobia”, via alla normalizzazione gay
Da Milano a Palermo, da Bergamo (con la presenza del vescovo Beschi) a Trapani, anche quest’anno diverse parrocchie hanno programmato fiaccolate e veglie per la Giornata internazionale contro l’omofobia, che mira a diffondere il linguaggio Lgbt pure all’interno della Chiesa, con il fine di sovvertirne l’insegnamento sull’omosessualità.
Muller: alle veglie vanno vescovi senza coraggio
Dopo le parole di Joseph Ratzinger, allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, uno dei suoi successori (oggi prefetto emerito), Gerhard Ludwig Müller, intervistato ieri da Costanza Miriano ha ribadito il giudizio del Magistero della Chiesa circa l'appoggio a veglie contro l'omofobia e ribadendo la falsità di un termine inventato ad arte per perseguire scopi meramente politici. Riproponiamo parte dell'intervista che potete leggere integralmente qui.
Maggio di veglie contro l'omofobia (che non esiste) - VIDEO
Il mese di maggio è per eccellenza il mese della Madonna, dedicato alla preghiera del Santo Rosario. Purtroppo negli ultimi anni, con l'istituzione della Giornata Mondiale contro l'Omofobia, siamo costretti ad un triste spettacolo: veglie, prediche ed iniziative contro l'omofobia nelle chiese. Ma l'omofobia è solo un'invenzione con un unico obiettivo: imporre l'omosessualità come un valore positivo. Anche nella Chiesa.
E Roma chiude le chiese alle veglie anti-omofobia
«Non amo la parola omofobia perché è ideologicamente strumentalizzata per chiudere la bocca a chi si oppone alla propaganda che propone un unico modo di vivere le tendenze omosessuali». È quanto afferma monsignor Giuseppe Marciante, vescovo ausiliare di Roma, in una intervista che comparirà sul numero di giugno del mensile Il Timone.
Veglie per inesistenti vittime dell'omofobia
Omoeresia in azione in alcune parrocchie italiane dove si svolgeranno veglie e fiaccolate “per le vittime dell’omofobia". Che però non esistono in Italia, almeno stando agli studi degli stessi militanti Lgbt. Dunque? Semplicemente il solito cavallo di Troia: con la scusa di accogliere le persone omosessuali si accoglie l’omosessualità, non distinguendo più tra peccato e peccatore. Dottrina, accoglienza, condotte e peccato: quanta confusione, anche di preti, sotto il cielo.
- CASO RICCI, IL DOPPIO GIOCO DI AVVENIRE, di Riccardo Cascioli