Veglia per i cristiani perseguitati
Sono più di tremila, vengono da tutte le più grandi città della Bosnia (Banja Luka, Mostar, Tuzla, Travnik, Zenica), ma anche da Zagabria e da Spalato, in Croazia. Sono i ragazzi delle scuole cattoliche. E sono loro a celebrare la vigilia dell'arrivo del Papa.
Sono più di tremila, vengono da tutte le più grandi città della Bosnia (Banja Luka, Mostar, Tuzla, Travnik, Zenica), ma anche da Zagabria e da Spalato, in Croazia. Sono i ragazzi delle scuole cattoliche. E sono loro a celebrare la vigilia dell'arrivo del Papa. Si incontrano a Stup, un quartiere lontano dal centro quasi 10 chilometri, a forte concentrazione cattolica. Cantano, ballano, pregano e ricordano tutti i cristiani e gli innocenti perseguitati nel mondo, quelli di ieri e quelli di oggi.
Alle 20.30 li raggiunge il cardinale Vinko Puljic, Arcivescovo di Sarajevo, che li guida nella meditazione e celebra l'adorazione eucaristica. Nel buio del cortile della parrocchia dell’Assunzione della Beata Vergine, troppo piccola per poterli ospitare al suo interno, si intravedono i loro volti raccolti, illuminati solo dalle candele che tengono in mano.
La veglia dedicata ai cristiani perseguitati nel mondo, ma allargata a tutte le vittime innocenti di guerre e violenze (nello spirito ecumenico e interreligioso del viaggio apostolico del Santo Padre), si svolge in un'atmosfera festosa e familiare, quanto intima. Quasi un incontro tra amici, poco pubblicizzato, defilato, in lingua serbocroata, senza traduzione, in un luogo per niente facile da trovare.
Al termine della celebrazione, l'altare allestito nel giardino, si trasforma in un tavolo di lavoro. Una ragazza chiama i leader dei vari gruppi presenti, che ripartiscono compiti tra i loro compagni. Saranno questi giovani volontari a occuparsi di facilitare la logistica della visita del Papa: alcuni forniranno indicazioni, altri si occuperanno di far parcheggiare i pullman in arrivo da tutto il Paese, altri ancora distribuiranno le ostie durante la Santa Messa nello Stadio Koševo. Insomma, saranno loro gli angeli del Papa e si assumeranno non poche responsabilità, considerando che la maggior parte sono minorenni. E saranno loro la testimonianza più evidente delle parole del cardinale Puljic: “Siamo uno Stato povero, siamo gente povera, ma abbiamo fatto il possibile per accogliere il Santo Padre nel migliore dei modi».