Vattimo: pensiero debole, praticamente nullo
A Radio 24 il filosofo-eurodeputato si lascia andare a espressioni anti-israeliane pesanti, tipiche di chi vorrebbe cancellare lo stato ebraico dalle carte geografiche. In fondo è il crescendo di argomenti sostenuti da anni.
La variegata biografia di Gianni Vattimo - omosessuale e attivista del “Fuori” negli anni Settanta, filosofo del “pensiero debole”, Grande Ufficiale al merito della Repubblica Italiana, Docente universitario, eletto per la prima volta al Parlamento europeo nel 1999, nelle liste dell’allora PDS, ora rappresentante della defunta “Lista Di Pietro” - ci ha abituati a tutto. L’ultima sua uscita a Radio 24, però, supera ogni limite.
Affermare che Israele faccia un “uso spregiudicato dell’Olocausto, per giustificare la propria politica di oppressione nei confronti dei palestinesi” e aggiungere “Non voglio che ci sia uno stato confessionale e razzista come Israele", significa fare da cassa di risonanza alla più odiosa propaganda anti-israeliana, peraltro fomentata per decenni da tutta la sinistra perbene italiana. Già un anno fa, sempre a Radio 24 - di cui è ospite assiduo - Vattimo aveva solidarizzato con le opinioni di Beppe Grillo su Iran e Israele. “Io vorrei che Ahmadinejad - disse - si facesse finalmente la sua atomica, che sarebbe un elemento di stabilità per il Medio Oriente. Israele ce l’ha, è un problema di equilibrio. Non è un dittatore, è eletto come gli altri. Io lo appoggio totalmente”. Uno che ha le idee chiare, Vattimo, che solidarizza con uno Stato che calpesta i diritti umani e che è una mina vagante per il mondo intero, punto di riferimento di tutti i fondamentalismi e integralismi islamici e che vorrebbe cancellare Israele dalla carta geografica.
Nel 2008, Vattimo dichiarò: “Non ho mai creduto alla menzogna dei Protocolli dei savi anziani di Sion. Ora comincio a ricredermi, visto il servilismo dei media”. Il libro citato - che circolò nei primi del ‘900 e nel quale veniva descritto il “piano di conquista del mondo da parte della comunità ebraica” - fu ripreso per giustificare le più atroci azioni antisemitiche: dai pogrom russi ai lager nazisti, fino alle manifestazioni di odio nei paesi mediorientali. Nel 1921, un giornalista del Times pubblicò un articolo nel quale dimostrava che i “Protocolli dei Savi Anziani di Sion” costituivano un falso, redatto dalla ‘Okhrana’, la polizia segreta zarista, che si era servita, cambiandone il contesto, di un libello satirico dal titolo “Dialogue aux enfers entre Machiavel et Montesquieu” (“Dialoghi all’inferno tra Machiavelli e Montesquieu”), scritto dal francese Maurice Joly per attaccare le mire espansionistiche di Napoleone II. Ancora oggi, quel libro è utilizzato per esprimere l’antisemitismo, tanto che tutt’oggi molti lo ritengono autentico.
Nel 2009, alla domanda del Corriere della Sera, “Che cosa pensa della proposta di boicottare i negozi dei commercianti ebrei?”, il filosofo rispose: “Messa così non va bene. Io non ce l' ho con gli ebrei, ma con Israele tutto. Perciò avrebbe più senso bloccare le importazioni da lì (…).Oppure bisognerebbe procurarsi missili più efficaci dei Qassam (usati dai palestinesi, hanno un raggio limitato d’azione e sono poco incisivi, n.d.r.) e portarli laggiù, ma mi pare più complesso”.
Nel 2010, alla Fiera del Libro di Torino, Vattimo si oppose alla nomina, tra i finalisti del Premio Salone Internazionale del Libro, di Amos Oz, uno dei maggiori scrittori israeliani e mondiali, definito “vicino al potere e mirato ad avallarne le politiche violente e razziste nei confronti di tutto ciò che non è ebreo”. “Non vogliamo la distruzione di Israele, ma della struttura del suo governo”, disse Vattimo, forse senza conoscere la posizione di Oz sulla creazione di uno Stato palestinese.
Non c’è solo Israele, nei soliloqui del filosofo. Sempre nel 2010, firma un appello che difende i diritti dei governanti comunisti “sotto attacco dell'Occidente” e denuncia che in Tibet c'è “una caccia ai cinesi”. Di Osama Bin Laden, Vattimo scrisse una volta: “Visto che non c'è un governo legittimo con cui trattare, perché continuiamo a rifiutare ogni trattativa con la falsa idea che il nemico sia solo un vile e abominevole bandito?”. Nel 2004, definì la strage di Nassiriya, nella quale morirono 19 soldati italiani: “Un effetto collaterale di un atto di resistenza”.
Solo qualche mese fa, il filosofo è stato indagato per falso ideologico per aver dichiarato che i No Tav non sono terroristi. Nel corso della trasmissione di Radio 24, tornando su questi concetti, ha detto: "Io non tiro nulla perché mi fa male un braccio, ma si può capire se uno tira un sasso durante una manifestazione per rispondere a delle cariche coi lacrimogeni che sono anche vietati. In Val di Susa non c'è alcun terrorismo e sovversione, ci sono soltanto dei singoli che vanno lì a protestare e a dimostrare. Non c'è una disciplina militare come nella polizia, gran parte di loro sono pacifici, vecchi coi nipotini". E ha aggiunto: "Io sono dalla parte della polizia quando non serve a scopi ignobili dello stato, come in Val Susa". Poi a una domanda sui cantieri colpiti ha replicato: "Bisogna andarci piano prima di dire che sono stati i No Tav, ci possono essere delle provocazioni. Andate a vedere tutte le bottiglie molotov che c'erano a Genova alla Diaz, le hanno messe i poliziotti. Se tanto mi dà tanto, non rompeteci le scatole".
Nel suo programma che l’ha fatto eleggere al Parlamento europeo, c’è scritto: “La laicità è il frutto migliore e più maturo del messaggio cristiano. Solo un’Europa laica che ascolti e riconosca le differenze, che sia libera di legiferare nel rispetto della pari dignità di ciascuno, singoli e comunità, può dar vita a una società giusta e solidale. Allo Stato etico voluto dal Vaticano si può opporre solo un’Europa che difenda la legittimità delle coppie di fatto e delle unioni omosessuali, che promuova la libertà di ricorrere alla fecondazione assistita e di decidere sulla propria vita e sulla dignità della morte, che liberi la ricerca scientifica dal dominio dell’oscurantismo”. Belle idee. Tutte consone alla personalità di questo maître à penser tanto ricercato e stimato