Vaticano apre a farmaco blocca-pubertà
Un sostegno alla decisione dello Stato italiano di inserire il farmaco blocca-pubertà tra quelli erogabili dal Servizio Sanitario Nazionale, arriva clamorosamente da Vatican News.
Ho letto con molta perplessità l’intervista alla professoressa Laura Palazzani proposta da Vatican News (clicca qui), il portale ufficiale dell’informazione vaticana. Stiamo parlando della decisione di inserire la molecola TRP-triptorelina (il cosiddetto farmaco blocca-pubertà) fra i medicinali erogati dal Servizio Sanitario Nazionale.
Non entro nel merito delle questioni mediche. Non mi è possibile commentare la somministrazione di un farmaco antitumorale, che agisce alterando l’equilibrio ormonale, con lo scopo di bloccare lo sviluppo puberale di bambini sani, con «scarsità di letteratura scientifica disponibile». Ma questo è il mondo di oggi, le «magnifiche sorti e progressive» che ci propinano da secoli; prima o poi mi rassegnerò.
Quello che mi lascia perplesso è la posizione della professoressa, corrispondente della Pontificia Accademia Pro Vita e bioeticista di diverse istituzioni cattoliche.
Leggo, ad esempio, che la somministrazione di questo farmaco riguarderà «bambini […] che intendono cambiare sesso», e mi chiedo: come è possibile «cambiare sesso»? È possibile scrivere maschio anziché femmina sui documenti, e viceversa; è possibile somministrare ormoni sessuali; è possibile inserire protesi e asportare chirurgicamente organi sessuali a persone sane… ma – ripeto - come è possibile «cambiare sesso»? Non abbiamo forse dei cromosomi sessuati in ogni cellula del nostro corpo? Come li cambiamo, con un virus? L’antropologia cattolica dice che l’uomo è sinolo (unione inscindibile) di anima e corpo; è possibile anche cambiare il sesso dell’anima?
Saremmo dunque «in presenza di una profonda sofferenza dei ragazzi con psicopatologie psichiatriche»... E un farmaco è la soluzione? Nessuna domanda sul motivo di tali sofferenze, sul perché «vivono forti disagi circa la loro corporeità maschile o femminile e intendono cambiare sesso»? Nemmeno un dubbio sull’ambiente sociale nel quale crescono i nostri figli, sul modo in cui li educhiamo? La risposta a queste sofferenze è semplicemente di tipo chimico? Non è forse, questo, puro materialismo positivista che ben poco ha a che fare con il cattolicesimo?
Ancora: è questa l’antropologia che viene insegnata all’Università Cattolica e alla Libera Università Maria Santissima Assunta (LUMSA), istituzioni cattoliche con le quali collabora la professoressa Palazzani? È per questo insegnamento che i genitori pagano profumate rette, è per questa antropologia che vengono raccolte offerte annualmente? A che servono le università cattoliche se è difficile distinguerle dalle equivalenti laiche?
Di più, vista l’autorevolezza ecclesiastica della professoressa e del medium che l’ha intervistata. La Chiesa accetta che non sia la vocazione, il progetto che Dio ha per ognuno di noi, ma «il disagio circa la corporeità maschile e femminile» a guidare lo sviluppo dei ragazzi? Non più la ragione, la facoltà più elevata donata da Dio agli uomini; ma «la direzione da loro desiderata», il desiderio, le passioni? Si tratta di un ribaltamento completo rispetto all’antropologia della Chiesa, che ha sempre insegnato il dominio delle passioni e la guida della ragione, in grado di cogliere la realtà metafisica. Non è più così?
La Chiesa ha sempre insegnato che non siamo ciò che siamo, ma ciò che dovremmo essere. La nostra vera natura è un progetto (la vocazione) da costruire. Ora, invece, siamo semplicemente ciò che desideriamo? Non abbiamo più una realizzazione, un telos, un compimento? Nessun orizzonte ci aspetta? Siamo solo «volontà e rappresentazione»? La vita è dunque disperazione e mancanza di senso?
Il Logos, l’ordine provvidenziale del creato, si è fatto carne e ha abitato presso di noi; e guida la Chiesa, sua sposa. La Chiesa ha dunque tradito il Logos per adeguarsi al mondo?
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