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IL CASO ASTRAZENECA

Vaccino, minimizzare i morti: il piano deve proseguire

La comunicazione mediatica pandemica dimostra un totale disinteresse per l’accertamento della verità e ridimensiona gli effetti gravi dei vaccini dicendo che si tratta solo di un lotto del vaccino, quasi fosse una partita di merce avariata. La campagna vaccinale deve andare avanti, e le persone danneggiate, se non addirittura morte, come il caso del militare dopo l'antidoto di Astrazeneca, sono il prezzo da pagare. Sta scomparendo la Medicina fondata sulla persona e si fa prepotentemente strada una medicina della collettività.
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Attualità 13_03_2021

Con il Comunicato n. 632 dell’11 marzo 2021 l’Aifa ha disposto il divieto di utilizzo di un lotto del vaccino Astrazeneca  a seguito  della  segnalazione  di  alcuni  eventi  avversi  gravi,  in  concomitanza  temporale  con  la somministrazione di dosi appartenenti al lotto ABV2856 del vaccino AstraZeneca anti COVID-19. AIFA ha deciso in via precauzionale di emettere un divieto di utilizzo di tale lotto su tutto il territorio nazionale  e  si  riserva  di  prendere  ulteriori  provvedimenti,  ove  necessario,  anche  in  stretto coordinamento con l’EMA, agenzia del farmaco europea.

Aifa sta altresì effettuando  tutte  le  verifiche  del  caso,  acquisendo  documentazioni  cliniche  in  stretta collaborazione  con  i  NAS  e  le  autorità  competenti.  I  campioni  di  tale  lotto  verranno  analizzati dall’Istituto Superiore di Sanità. AIFA comunicherà tempestivamente qualunque nuova informazione dovesse rendersi disponibile.  Questi sono i nudi fatti, esposti  in modo freddo e quasi asettico.

Tuttavia, immediatamente dopo il provvedimento dell’agenzia italiana del farmaco, è iniziata una campagna mediatica impressionante. L’ennesimo episodio di comunicazione mediatica pandemica dove si dimostra un totale disinteresse per l’accertamento della verità e dove si procede per tesi precostituite. In questo caso la tesi è che la vaccinazione anti Covid fa bene, è innocua, non da effetti collaterali e deve essere fatta da tutti. E se i fatti contraddicono queste tesi, tanto peggio per i fatti, come diceva Lenin.

Si è subito scatenata la propaganda che potremmo definire “ridimensionista”: “non c’è alcuna ragione per non utilizzare i vaccini AstraZeneca”  ha dichiarato la portavoce ufficiale dell’OMS Margaret Harris, durante una conferenza stampa a Ginevra. L’intervento dell’OMS si è reso necessario prima ancora che per la decisione italiana, per il fatto che Astrazeneca è stato ritirato in altri Paesi europei, in particolare in Scandinavia, dove il sistema di farmacovigilanza è molto sensibile e attivo.

Una delle prese di posizione più spudorate dei ridimensionisti italiani è quella che ha fatto dire a qualche organo di stampa che, in fondo, si tratta solo di un lotto del vaccino, quasi fosse una partita di merce avariata in una massa di roba buona. In realtà questo lotto bloccato consisteva di ben 560.000 dosi. Un po’ di più che una mela marcia nel bigoncio.

Il direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza, durante una conferenza stampa al Ministero, ha dichiarato che “si sa che ci saranno eventi avversi quando si inizia una campagna vaccinale di massa”. Insomma, era già tutto previsto. Sono dei danni collaterali di guerra. La campagna vaccinale deve andare avanti, e le persone danneggiate dal vaccino, se non addirittura morte, sono il prezzo da pagare.

Ormai sta venendo meno la Medicina fondata sulla persona, sul suo bisogno di salute, e si fa prepotentemente strada una medicina della collettività, dove ciò che importa è raggiungere l’obiettivo dell’immunità di gregge, costi quel che costi, sacrificando le vite dei singoli a vantaggio della “massa”.

Qualcuno ha addirittura scritto che “non bisogna fare gli schizzinosi” coi vaccini. Si prende quel che c’è, e se Astrazeneca causa dei problemi, pazienza. L’importare è portare a termine la campagna vaccinale, anche lasciando sul terreno dei caduti, non si sa ancora in che numero.

E se qualcuno volesse obiettare, magari con un eloquente “not on my skin”? non sulla mia pelle? Esiste un diritto a non fare la cavia, a proteggere la propria vita? Esiste un diritto ad avere le doverose informazioni sui vaccini attualmente in uso e sui loro effetti collaterali?

Di contro a questi dubbi e a queste richieste di chiarezza, le istituzioni sanitarie italiane ed europee continuano ad insistere che, a  prescindere dall’efficacia rilevata, in questa fase è essenziale che il maggior numero possibile di persone si vaccini e in fretta, in modo da tutelare l’intera comunità sia per quanto riguarda la riduzione del carico dei sistemi sanitari sia per prevenire la circolazione del coronavirus, anche se non è ancora chiaro se e quanto i vaccini riducano il rischio di contagio. Insomma: non sappiamo quanto questi vaccini siano efficaci, né per quanto tempo, ma ormai sappiamo che danno effetti collaterali anche pesanti, anche tali da portare al ritiro dalla circolazione di mezzo milione di dosi, ma dobbiamo comunque portare a termine il programma di vaccinazione globale.

Per questo bisogna minimizzare in ogni modo la questione degli eventi avversi. Rezza ha sottolineato che “non bisogna generare un allarme ingiustificato”. “È importante — ha aggiunto — una vigile attesa”. Dove abbiamo già trovato questa espressione? Nei protocolli governativi per le cure domiciliari: Tachipirina e vigile attesa. Una formula evidentemente molto cara agli ambienti tecnico-scientifici che pilotano le decisioni del Ministero. In cosa consisterà la “vigile attesa” nei confronti degli eventi avversi dei vaccini? Lasciarli accadere, monitorarli, tenere statistiche, ma intanto procedere con la massima solerzia a vaccinare. Uno strano modo di fare farmacovigilanza, di tutelare la salute delle persone.

Ma ancora una volta quello che viene dato ad intendere all’opinione pubblica è che il vaccino, pur con tutti questi possibili effetti collaterali, serve a fermare l’epidemia, a tornare alla vita di prima, e che quindi gli effetti collaterali sono una sorta di “minor male” per un bene maggiore collettivo. Ma questo è falso. Sono le stesse aziende farmaceutiche a dichiarare, onestamente, che lo scopo principale di questi attuali vaccini contro il Covid è quello di evitare che si sviluppino sintomi gravi, che potrebbero rendere necessario un ricovero in ospedale o causare la morte. Insomma, non è tanto importante che il vaccino impedisca in assoluto di ammalarsi di, ma che impedisca di avere una forma grave e altamente rischiosa della malattia.Un obiettivo che si potrebbe agevolmente raggiungere in un altro semplicissimo modo: con le cure domiciliari fatte precocemente e coi farmaci giusti. E senza migliaia di effetti collaterali gravi.