Vaccini in chiesa, una semplice domanda irrita parroco e comune
A Mendicino, in provincia di Cosenza, il parroco mette a disposizione la chiesa per i vaccini. Ma si indispettisce quando gli si chiede se non ci fossero altri locali più adatti. E così fa anche l'assessore alla salute che riaggancia. Eppure il comune ha a disposizione anche un teatro e un polo scolastico, entrambi chiusi. Ormai, far notare che la chiesa non può essere profanata così, provoca solo irritazione e fastidio. Succede quando si affrontano le cose in maniera ideologica.
Il vaccino si fa in chiesa. Sapevamo che sarebbe stata solo questione di tempo, bastava trovare qualche parroco contagiato dalla vaccinite galoppante pronto a dare il suo contributo. Eccolo trovato. A Mendicino, comune alle porte di Cosenza, da qualche giorno le vaccinazioni per la popolazione si fanno nella chiesa di San Pietro. L’annuncio è stato dato dalle colonne di Avvenire con un articolo trionfante che parla di «svolta», come se il piccolo paesino finalmente avesse trovato un luogo adatto a ospitare i cittadini.
Tutti d’accordo, il parroco don Enzo Gabrieli e il sindaco Antonio Palermo, per una sinergia che, promettono, va nel segno della solidarietà. E anche i cittadini che, rassicurati dalla location, si sottoporranno volentieri alla somministrazione dell’antidoto anti covid.
Ma perché si è arrivati a scegliere proprio un tempio che tuttora è aperto al culto? Forse che a Mendicino non ci siano luoghi civici atti a ospitare i pazienti?
Su questo le cose si fanno molto più nebulose. Possibile che in tutto il paese non ci siano locali utili allo scopo senza dover scomodare un tempio di Dio?
Secondo il neoassessore alla salute Margherita Rizzi pare proprio di no. A Mendicino, ad esempio c’è un teatro, ma non è stato preso in considerazione, eppure le attività di palcoscenico sono sospese. «È stato il parroco a proporci di utilizzare la chiesa visto che in questo periodo non si dice Messa. Non abbiamo altri locali – ci spiega l’assessore -, o meglio: non sono stati ritenuti idonei dall’Asl». Chiediamo per quale motivo e quali sarebbero i requisiti richiesti per considerare un luogo adatto alle vaccinazioni. Immaginiamo l’accessibilità, il riscaldamento, l’assenza di barriere architettoniche, le dimensioni che favoriscano il distanziamento. Possibile che in tutta Mendicino sola la chiesa avesse questi requisiti?
Ma dall’assessore non sono arrivate risposte, dato che ci ha poco cortesemente riattaccato il telefono salvo poi scriverci poco dopo di essere impegnata. Evidentemente era troppo fastidioso rispondere a una domanda, che l’esponente di giunta riteneva fastidiosa. Quindi torniamo alla domanda iniziale: perché non sono stati presi in considerazione altri locali? Tanto più che a Mendicino c’è anche un polo scolastico, che ora è chiuso, ugualmente dotato di parcheggio, riscaldamento e accessi facilitati.
Dall’assessore siamo così andati in parrocchia e qui il trattamento riservatoci dal parroco non è stato certo migliore. Alla nostra domanda se non c’erano altri locali più idonei, don Enzo Gabrieli ha risposto che «non siamo così imbecilli».
Ovviamente noi non l’avremmo mai neanche lontanamente sospettato eppure il parroco non ha nascosto un certo fastidio per la nostra telefonata: «Dato che conosco il vostro giornale, ritengo che questa sia l’unica risposta da darvi». Davvero un comportamento misericordioso, per di più da un sacerdote che, nella sua funzione di direttore del settimanale diocesano di Cosenza, è anche giornalista. Quando si dice il rispetto per i colleghi…
In ogni caso, la risposta non è arrivata. Forse perché non c’è una risposta. La chiesa è stata offerta perché la Messa è sospesa e quindi, essendo la Messa ormai un servizio come un altro, basta e avanza quella che si celebra già nella chiesa parrocchiale di san Nicola di Bari. Una chiesa vuota non serve a nulla, metterla a disposizione per altre cause è cosa buona e giusta. Così anche la casa di Dio assume le caratteristiche della sala polivalente, però. Va bene dare a Cesare il suo, ma forse in questo caso si è esagerato.
Se anche non ci fossero locali adatti, la Protezione civile avrebbe potuto allestire tendoni appositi. Ma niente, l'obiettivo era ovviamente un altro.
Irritarsi, poi, perché c'è chi fa notare che la cosa potrebbe anche non essere rispettosa del luogo sacro, è sintomo della piega ormai ideologica che ha preso la vaccinomania, unita all'ormai trita teologia della chiesa come luogo per tutte le stagioni.