Utero in affitto: dibattito rinviato. Voltafaccia di Ncd
In questi ultimi due giorni si sarebbe dovuto discutere sulle mozioni di condanna della pratica dell'utero in affitto, che potrebbe consentire ai civilmente uniti (dalla legge Cirinnà) di adottare figli. Il dibattito è stato rinviato, perché il Pd è spaccato al suo interno. E l'Ncd/Area Popolare, come tante altre volte, ha accettato il rinvio sine die.
Il governo e la maggioranza hanno sempre ripetuto che la legge sulle unioni civili è una misura necessaria che si limita a regolamentare i rapporti tra persone dello stesso sesso e che non ha nulla a che vedere con l’asse genitoriale e il diritto alla filiazione; questa narrazione – per usare una parola cara al Pd – si è rafforzata con lo stralcio della step child adoption ed è diventata il paravento di tutti parlamentari cattolici della maggioranza.
Che non fosse così ce lo hanno detto le sentenze dei tribunali dei minori, che in questi ultimi due mesi hanno riconosciuto l’adozione del figlio del partner all’interno di coppie omossessuali appellandosi al comma 20 del testo sulle unioni civili – quello che dà una delega in bianco ai giudici che possono concedere un’adozione in base al principio della continuità affettiva – che fra l’altro deve essere ancora licenziato in via definitiva dalla Camera dei Deputati dopo il via libera ottenuto a fine febbraio dal Senato.
Per fissare alcuni paletti si era quindi deciso calendarizzare per mercoledì 27 e giovedì 28 aprile la discussione alla Camera delle mozioni che invitano il governo ad intervenire sulla pratica dell’utero in affitto, visto e considerato che questa resta l’unica tecnica che può consentire a due uomini di avere un figlio che, almeno per la metà del corredo genetico, discenda biologicamente da uno dei due membri della coppia.
Tutti d’accordo quindi per l’apertura di una discussione che esortasse il governo a prendere iniziative, in ambito nazionale e sovranazionale, per il contrasto di tutte le forme di surrogazione di maternità? No, le cose non stanno affatto così, perché mercoledì pomeriggio il Pd e Area Popolare hanno votato per il rinvio sine die del dibattito e del voto sulle mozioni presentate di vari partiti.
Ufficialmente la capigruppo ha deciso di dare priorità ad un provvedimento sul giudice onorario che andava in scadenza, ma in realtà nel Pd è in corso una guerra intestina tra i deputati cattolici e l’ala che vuole riconoscere e regolamentare la pratica dell’utero in affitto. Fronda, quest’ultima, capeggiata dall’on. Alassendro Zan, Monica Cirinnà, Micaela Campana (responsabile Diritti della segreteria nazionale del PD) e dal senatore Sergio Lo Giudice che ha da poco avuto un figlio insieme al suo compagno proprio tramite l’utilizzo di una maternità surrogata acquistata in California, come ammesso dallo stesso senatore dem in un'intervista al programma televisivo Le Iene.
Tant’è che il Partito Democratico è l’unico gruppo politico della Camera che non ha ancora depositato una sua mozione sul tema che doveva discutersi in questi giorni. Dai banchi del Pd si minimizza la spaccatura. Il capofila dei ‘cattodem’ Giuseppe Fioroni ha spiegato alla Nuova BQ che l’on. Caterina Bini sta lavorando agli ultimi dettagli del testo, e si è augurato che il partito possa riuscire ad esprimere una posizione unitaria sul contrasto a quello che definisce il “mercimonio del corpo delle donne e un crimine contro la dignità delle persone”. Fioroni si dice inoltre pronto a non votare la mozione del proprio partito qualora non conterrà un principio di netta condanna contro la surrogazione della maternità.
Parole che confermano ulteriormente che questa sintesi è ancora molto lontana malgrado si siano già tenute diverse riunioni a riguardo. Non si può più nascondere infatti che c’è una parte consistente del gruppo dei deputati democratici che non ha alcuna volontà politica di fare in modo che l’esecutivo vari una misura che renda l’utero in affitto un reato “universalmente perseguibile”.
Nel frattempo, da diversi giorni sono disponibili sul sito della Camera le mozioni depositate da tutti gli altri gruppi politici. I punti cardine da cui muovono questi testi sono sempre gli stessi: la promozione della messa al bando universale di tutte le forme di legalizzazione della maternità surrogata; l’estensione della sanzioni per chi ricorre all’utero in affitto (perché, come ha sottolineato l’on. Eugenia Roccella, la Legge 40 sulla procreazione assistita prevede sanzioni sotto i tre anni, quando invece per perseguire un reato commesso all’estero la pena prevista per questo reato deve essere superiore ai tre anni); l’impegno ad assumere iniziative in tutte le sedi istituzionali sovranazionali affinché la surrogazione di maternità, in ogni sua modalità e variante contrattuale, sia riconosciuta come nuova forma di schiavitù e di tratta di esseri umani; l’adozione di iniziative volte ad evitare interpretazioni ambigue della Legge 40 (di fatto mai applicata dai giudici), estendendo in modo esplicito le sanzioni previste a chi realizzi e organizzi la pratica della surrogazione di maternità per se stesso; la promozione di una maggiore consapevolezza sul tema attraverso iniziative che possano, in sede europea, diffondere una cultura di tutela dei diritti del nascituro.
Fuori dal coro, come era immaginabile visto anche il conflitto di interessi di Nichi Vendola, la mozione depositata da Sinistra Ecologia e Libertà che chiede una “regolamentazione mite” del fenomeno tesa a assumere iniziative per “il riconoscimento anagrafico nel nostro Paese” dei nati da maternità surrogata all’estero. Sel propone poi di “stabilire accordi bilaterali sul fronte internazionale con i Paesi che hanno introdotto e normato la gestazione per altri”, ma con programmi di cooperazione allo sviluppo per i Paesi a rischio di sfruttamento delle donne a fini riproduttivi. Il tutto colmando il “deficit informativo attraverso un osservatorio di analisi del fenomeno, in modo da programmare politiche pubbliche adeguate per le tutele giuridiche, sanitarie, sociali di tutti i soggetti coinvolti in una realtà che di fatto esiste”.
Per quanto controverso e non condiviso da larga parte dell’emiciclo di Palazzo Montecitorio anche il testo di Sel era pronto ad essere dibattuto in aula. Ma non c’è stato niente da fare, con il benestare dei moderati di Area Popolare mercoledì la maggioranza ha votato in aula per il rinvio della discussione a data da destinarsi, contro il parere di tutte le opposizioni che avrebbero voluto subito dibattere sul tema.
Il partito di Alfano ha mandato giù anche questa senza battere colpo. Oltre al danno la beffa per i cattolici della coalizione governativa; il Pd infatti non si è nemmeno sporcato le mani fornendo una spiegazione ufficiale e per chiarire i motivi del rinvio ha parlato in aula l’on. Paola Binetti, la quale nel suo intervento ha chiesto che la discussione delle mozioni venga subito ricalendarizzata.
La stessa Binetti ha tuttavia ammesso che il dibattito ancora non appare nel calendario dei lavori di maggio. Il che non è una questione di poco conto perché l’approvazione della mozione contro l’utero in affitto era una delle condizioni che avevano posto i parlamentari cattolici della maggioranza affinché potessero dare il loro voto al ddl sulle unioni civili che approderà in aula alla camera il 9 maggio.
L’ennesima promessa tradita che può mettere in serio imbarazzo molti deputati dell’Ncd che non sanno più come giustificare il loro appoggio ad una legge che, con il passare delle settimane, si profila sempre di più come l’istituzione di un simil-matrimonio che non pone limiti alla filiazione e consente la programmazione di bambini orfani di madre o di padre. “Non voterò quella legge senza alcune garanzie”, dice alla Nuova Bq la Binetti ammettendo che il rinvio del voto sine die sulle mozioni relative alla maternità surrogata “fa emergere motivi di grande perplessità e apre un fronte di discussione che esigerà approfondimenti concreti”. “Se si votano le unioni civili senza i paletti all’utero in affitto – ha aggiunto – ci saranno molti deputati che faranno la mia stessa scelta, perché non si sentono garantiti riguardo alle interpretazioni che si daranno a questa legge”. Secondo la Binetti un grosso gruppo di parlamentare era convinto di votare una legge sulle relazioni di coppia, ma stanno emergenti altri profili che non tutelano i minori. “Non è per caso che è stata rinvita e non è per caso che reagiremo”.
La deputata del gruppo Idea, Eugenia Roccella dà una lettura più prosaica della vicenda: “L’Ncd ha bisogno di una copertura per votare le unioni civili, per poter dire al suo elettorato che il governo ha preso un impegno serio sull’utero in affitto”. “Alla prova dei fatti però – spiega ancora Roccella – fa il pesce il barile e anche questa volta, votando per il rinvio della discussione, si presta a correre in soccorso ad un Pd spaccato su un tema così fondamentale per la dignità delle donne e dei bambini”.
Con ogni probabilità non ci sarà quindi alcuna mozione contro l’utero in affitto prima del voto definitivo sulla unioni civili. E vista la fatica che il Pd fa nel ritrovarsi anche su un generico atto di indirizzo che non impegna in modo obbligatorio l’esecutivo, si capisce benissimo che il Governo Renzi non varerà mai delle misure concrete volte a perseguire la barbara pratica dell’utero in affitto.