Uscire dalle macerie: una speranza chiamata Fatima
Il terremoto a Città del Messico e la storia di una bambina: intrappolata nel crollo della scuola. Col cellulare è riuscita a coinvolgere migliaia di persone nella sua ricerca. E a salvare così lei e altri compagni di classe.
Simboli. Piccoli bambini attorcigliati tra le macerie che escono dopo ore di buio impolverati, ma vivi. Tra gli applausi, tra le lacrime. I bambini diventano simboli di un riscatto, messaggi di speranza mentre tutto crolla. E’ così in ogni terremoto ed è stato così anche in quello recente di Ischia con la storia del piccolo Ciro. E’ vero: per un bambino che viene recuperato e si salva, tanti invece non ce la fanno. Ma questo destino non va visto in senso egoistico, quello del mors tua vita mea, ma in una prospettiva diversa, l’unica accettabile: un mistero grande del quale il Signore della vita e della morte dispone. Bisogna entrarci in punta di piedi, con rispetto del dolore e con l’affidamento dei cuori semplici. Però bisogna anche saper guardare quelli che sono i segni che il Cielo, nella prova, ci invia.
Fatima è uno di questi segni. Si chiama così, perché la realtà non ha coincidenze, ma segni da scrutare con fede e parsimonia di emozioni. E’ lei, Fatima, il simbolo del crollo della scuola Enrique Rebsamen, sotto il cui peso sono morti 21 bambini. Nella catastrofica conta dei danni del sisma di Città del Messico, con quasi 250 morti e più di 30 palazzine crollate, ad un certo punto l’attenzione si è catalizzata lì, nel quartiere di Villa Coapa della megalopoli centroamericana. Anche il presidente Enrique Pena Nieto è accorso davanti a quello che rimaneva della scuola dove i soccorritori con i pugni alzati chiedevano silenzio.
Fatima era a scuola durante il crollo e con il suo telefono cellulare ha allertato i genitori: «Stiamo bene, ma abbiamo sete». Un messaggio nella bottiglia lanciato attraverso i social che il padre ha diffuso per portare l’attenzione sulla scuola. E Fatima con quel poco di batteria che le restava continuava a scrivere ai genitori e questi a parlare di lei alla nazione. In pochi minuti i social hanno iniziato a seguire la piccola intrappolata con i suoi compagni. Con l'apprensione tipica di questi momenti e di queste storie. "Cercate Fatima e con lei troverete il resto della compagnia superstite".
Dopo sei ore di ricerca e ormai nel buio della notte un fragoroso applauso ha accompagnato l’uscita di Sergio, Miriam, Diego e appunto di Fatima, che con i suoi messaggi ha tenuta viva la speranza e aiutato i geolocalizzatori a individuare lei e i pochi compagni rimasti in vita. Quel nome è ora un simbolo di riscatto, la speranza che anche nella devastazione più totale il Signore non abbandona il suo popolo. Tutti i giornali hanno parlato di lei, ma nessuno ha fatto caso che Fatima non è solo un nome. E’ un messaggio del Cielo che compie cento anni e che dice di non avere paura, è un invito a seguire Colei che nel buio del Golgota seppe far luce per l’umanità smarrita. Per farsi trovare dagli uomini. E ancor oggi illumina il cammino di quell'umanità che cerca una liberazione dopo essere rimasta intrappolata tra le macerie del suo peccato.