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SCONTRI E PROTESTE

Usa, media e Biden gettano benzina sul fuoco pro aborto

Divampano le proteste negli Usa dopo l'orientamento della Corte Suprema di annullare le sentenze abortiste Roe vs Wade e Casey vs Planned Parenthood. Il silenzio di Biden, rotto solo da un comunicato generico, e i commenti incendiari, come quello del New York Times legittimano gli scontri e le violenze nei centri pro life e nelle abitazioni dei giudici supremi dove sono comparse anche bombe molotov e i sacrilegi nelle chiese. Che cosa succede nella culla della democrazia?

Vita e bioetica 10_05_2022

Le notizie stanno ancora arrivando nelle redazioni delle edizioni on-line degli Stati Uniti, ma la prima giornata di proteste, nel giorno della Festa della mamma, fuori e dentro le Chiese cattoliche e presso le abitazioni famigliari dei Giudici Supremi, sono sconcertanti. Il silenzio di Biden dinnanzi a esplicite minacce pianificate in ogni dettaglio dalle organizzazioni pro aborto, è venuto meno ieri mattina dopo diverse ore dalla notizia della distruzione con bombe molotov del centro di aiuto alla vita a Madison, nel Wisconsin.

«Il presidente Biden condanna fermamente questo attacco e la violenza politica di qualsiasi tipo... gli americani hanno il diritto fondamentale di esprimersi secondo la Costituzione, qualunque sia il loro punto di vista. Ma questa espressione deve essere pacifica e libera da violenza, vandalismo o tentativi di intimidazione», ha detto la Casa Bianca in un comunicato.

Non un cenno agli atti di vandalismo contro il centro pro life di Danton (Texas) vandalismo del mattino di sabato 7 maggio, non un parola nei confronti dei fedeli cattolici che in tutto il Paese hanno subito insulti e, in più casi, interruzioni delle celebrazioni eucaristiche, silenzio sulle inditimidazioni specifiche e orribili avvenute fuori dalle abitazioni dei giudici supremi. Abortiste in costumi che simboleggiavanono le donne schiavizzate, violentate e costrette a partorire, del romanzo di Margaret Atwood "The Handmaid's Tale", hanno interrotto a lungo la celebrazione eurcaristica del mattino di domenica nella Cattedrale di Nostra Signora degli Angeli di Los Angeles.

Un gruppo di attivisti radicali pro-aborto ha tentato di bloccare l'ingresso alla Basilica di San Patrizio di Manhattan (dove pare sia stata disinnescata una bomba) ma ha trovato ad attenderli un gruppo di fedeli armati di Santo Rosario, per nulla intimiditi da un coro di urla sguaiate: “Grazie a Dio per l’aborto”, mentre una donna di colore imprecava: “Dio ha ucciso il suo bambino, perché io non posso uccidere il mio? Aiutatemi ad abortire i miei bambini".

Allucinanti blasfemie, a riprova della radice demoniaca dell’aborto e degli abortisti. In altri quartieri di New York la polizia e le autorità si erano mosse per tempo e nell’Hudson Valley, la polizia sin dal sabato sera aveva “messo in sicurezza” le 12 chiese del quartiere per evitare pericoli ai fedeli. Stesse protezioni per i fedeli e la libertà di culto richieste e garantite a Washington. Il procuratore generale dello stato della Virginia, come altri, aveva invece avvertito pubblicamente, sin dalla serata di sabato che i manifestanti che avessero interrotto le celebrazioni eucaristiche cattoliche di domenica, in nome dei diritti all'aborto, avrebbero subito un processo per violazione del diritto costituzionale alla libertà religiosa e di culto.

Tuttavia le minacce non sono per nulla finite. Ruth Sent Us uno dei gruppi abortisti che operativamente organizza le proteste, ha già messo in chiaro le proprie intenzioni blasfeme: “Bruceremo l'Eucaristia per mostrare il nostro disgusto per gli abusi che le Chiese cattoliche hanno condonato per secoli". L'altro gruppo organizzatore delle proteste, Rise Up 4 Abortion Rights, legato al Partito Comunista Rivoluzionario, vuole balcanizzare l’intero paese, “nei campus, nelle strade, nelle arti e nelle scienze, e ovunque, miriamo a creare una tale protesta e resistenza politica che la Corte Suprema non senta di poterla fare franca abolendo i diritti all'aborto".

E proteste sono appoggiate dalla stampa. La giornalista di Rewire News Group Caroline Reilly ha invocato "più" violenza contro gli americani pro-vita e celebrato il vandalismo contro la sede del gruppo pro-vita in Wisconsin: "Possa questa gente non conoscere mai un momento di pace o di sicurezza finché non marciranno sotto terra".

Il New York Times, ha pubblicato domenica un commento incendiario: “La Corte Suprema è uno strumento di oppressione”. Già, per tutta la giornata e serata dell’8 Marzo c’è stato un vero e proprio assedio violento alle abitazioni delle famiglie dei giudici supremi che sostengono la ‘bozza Alito’. Atti inauditi di inciviltà che hanno sconvolto diversi reporter di testate nazionali e che hanno indotto la polizia federale a mettere sotto protezione, in un luogo sicuro, il giudice Samuel Alito e la sua famiglia.

La protesta non si placherà facilmente, troppi i milioni di dollari per le multinazionali, troppe ed incrostate le assurde mitologie intorno all’aborto che è e rimane un chiaro e scientificamente provato omicidio di una persona vivente. E’ così incivile che si celebri il male assoluto dell’aborto, così malvagio ed inconcepibile da lasciare senza fiato. Vergognoso che la culla della democrazia si compiaccia e fomenti senza alcun pudore l’idea della distruzione dell'indipendenza dei giudici e del potere giudiziario, persino la irrazionale manipolazione della propria Costituzione, solo per giustificare la propria discesa verso la barbarica pratica dei sacrifici umani dei bambini.

Ieri sera, nulla si è fatto per impedire all'organizzazione di estrema sinistra ShutDown DC di marciare alla volta della casa del giudice della Corte Suprema Samuel Alito, il programma di protezione a cui è stato sottoposto e il fatto che i barbari violenti proseguano liberamente nell’attuare le manifestazioni previste per i prossimi giorni, non è un segno di libertà né di democrazia. E’ pura collusione con la violenza che i Biden ed i Democratici pagheranno, nonostante il maldestro tentativo (destinato a fallire) di votare il prossimo mercoledì al Senato la federalizzazione dell’aborto.