Uomini che allattano: “Non si può, ma fingeremo sia vero”
La Leche League International (LLLI) propone l'allattamento a persone di qualsiasi sesso. Ma siccome per un uomo è impossibile produrre latte egli potrà fingere di farlo. Come assecondare il delirio di un uomo che si sentisse un gatto attaccandogli la coda. E così il trans Gabrielle Darone può simulare di essere incinta.
Si chiama La Leche League International (LLLI), organizzazione non governativa a carattere internazionale che promuove l’allattamento al seno. Questa ONG ha aperto i suoi corsi di educazione all’allattamento non solo alle donne che si sentono uomini (posto che non abbiano amputato i seni radicalmente e/o che non siano sottoposte a particolari trattamenti ormonali), ma anche agli uomini che si sentono donne oppure ai cosiddetti soggetti non binari, ossia persone che non si sentono di appartenere a nessun sesso, nonostante, ovviamente, la loro fisiologia dica altro.
Sul sito della ONG si può leggere: «Uomini trans, donne trans e individui non binari possono scegliere di allattare al seno o al petto i loro bambini». Avete letto bene: ora gli uomini possono allattare i bambini al petto. Perché quelli dalle LLLI non hanno scritto «al seno» tenuto conto che i transessuali spesso si applicano delle protesi mammarie? Proprio perché questo accade spesso, non sempre. Vi sono uomini che si percepiscono come donne anche senza bisogno di seni finti. Dunque la parola “petto” non è discriminatoria, la parola “seno” sì.
L’organizzazione suggerisce ai maschi con fregole da nutrici di imbottirsi di farmaci per tentare di arrivare a produrre latte materno, in realtà paterno. Tale protocollo è molto pericoloso per la salute e i risultati sono da leggenda metropolitana. Per chi non riuscisse in tale intento oppure non volesse, questi potrebbe comunque partecipare alle lezioni facendo finta di allattare. Come ha detto Helen Lloyd, presidente della La Leche League GB: «Se qualcuno sta allattando un bambino al petto, non gli diremo di uscire».
La decisione di proporre l’allattamento agli uomini, così hanno dichiarato le responsabili del gruppo, muove dal fatto che «il mondo va avanti» (a noi pare, invece, che vada indietro o anche avanti ma alla rovescia) e che occorre essere i più inclusivi possibili. Sempre sul loro sito, a tal proposito, si dichiara quanto segue: «Tutti noi della Leche League abbiamo allattato i nostri bambini. Se vuoi fare lo stesso, chiunque tu sia, qualunque sia la tua storia, siamo qui per aiutarti. LLLI si impegna ad aiutare tutti, di qualsiasi etnia, religione, sesso, origine nazionale, ascendenza, età, stato civile, capacità fisica o mentale, status socio-economico, opinioni politiche, identità di genere, orientamento sessuale, struttura familiare o altro status protetto costoro appartengano».
Proporre agli uomini corsi per allattare è come proporre ai sassi un corso per parlare. Ma in realtà l’ideologia LGBT è anche in questo caso assai coerente nel trarre le debite conclusioni da premesse erronee. Se un uomo può realmente diventare una donna potrà anche allattare. Di contro, negare che un uomo diventato donna possa allattare potrebbe significare solo due cose: o che quella donna non è pienamente donna oppure che si discrimina quella donna perché non la si riconosce come una vera donna. Dunque a breve, e non è una boutade, gli uomini che si credono donna potranno rimanere incinta (esperimenti in tal senso si stanno già ipotizzando) e partorire. Non sono esagerazioni queste, ma coerenti conseguenze pratiche del transessualismo. Non è ridicolo folklore, ma “cultura” ostentata con cipiglio.
Qualche avvisaglia in tal senso già l’abbiamo. È di una manciata di giorni fa la notizia che il transessuale Gabrielle Darone – che è geneticamente un uomo – aveva annunciato via social il termine della sua finta gravidanza e l’assunzione del Domperidone, un farmaco usato per stimolare la produzione di latte materno. Darone ha aggiunto che, portata a termine l’immaginaria gravidanza, vorrà simulare anche il parto con tanto di stimolatore elettrico per provocare dolore. Una finzione che è l’effetto di un’altra finzione che sta a monte: credersi una donna quando si è un uomo.