“Uno scandalo Blanco a San Pietro. Danneggia i giovani"
«Non è un modello adeguato per un’iniziativa cattolica rivolta ad adolescenti, come preparare un incontro di preghiera con il Santo Padre». «La Chiesa ha sempre promosso l’arte per elevare lo spirito, mentre così avalla la volgarità». Il vescovo Antonio Suetta parla con la Bussola dell’invito a Blanco a cantare per il Lunedì dell’Angelo in Piazza San Pietro. E auspica un ripensamento della Cei. «Se il mondo ci applaude per la scelta, dovremmo ricordare le parole di Gesù».
A inizio aprile «ha sorpreso tutti» ricoprendo il suo torso nudo, ultratatuato, con un reggiseno lanciatogli da una fan. Ma due giorni fa la Conferenza episcopale italiana (Cei) lo ha decisamente battuto in fatto di sorprese, annunciando con don Michele Falabretti (responsabile del Servizio nazionale di pastorale giovanile) di averlo invitato a esibirsi in Piazza San Pietro per intrattenere gli adolescenti - oltre 57 mila quelli già iscritti da tutta Italia - prima dell’incontro di preghiera con papa Francesco il Lunedì dell’Angelo. Il primo evento del genere nell’era Covid.
Parliamo di Blanco, al secolo Riccardo Fabbriconi, vincitore insieme a Mahmood dell’ultimo Festival di Sanremo. La sua prossima esibizione nel cuore della cristianità, per giunta nell’Ottava di Pasqua, non poteva certo passare inosservata e, infatti, i giornali non hanno risparmiato titoli e articoli. Ma quel che per la stampa secolare è una mera “notizia”, per i fedeli è motivo principalmente di delusione e sconcerto. Perché se le foto di Blanco sono eloquenti, non meno lo sono i testi delle sue canzoni, rendendo contraria a ogni buonsenso la sua chiamata in un simile contesto (anche la scelta della conduttrice, Andrea Delogu, che certamente sa il suo mestiere ma che pure guadagna titoli di giornale per le scollature "da infarto", appare inopportuna).
La Nuova Bussola ne ha parlato con mons. Antonio Suetta, vescovo di Ventimiglia - San Remo.
Monsignor Suetta, come ha accolto la notizia che Blanco si esibirà in Piazza San Pietro prima dell’incontro di preghiera degli adolescenti con il Papa?
L’ho accolta con grande sorpresa negativa, per due ragioni. Primo, non ritengo che il personaggio sia un modello adeguato per un’iniziativa cattolica rivolta ad adolescenti. Parlo di personaggio in quanto non conosco la persona, quindi non mi esprimo su di essa; ma un personaggio pubblico, che opera in campo artistico-musicale, si accompagna a un prodotto commerciale, a una proposta che non riguarda solo la musica. Il personaggio si veste e si comporta in un certo modo, rilascia interviste, produce dei video, tutte cose che insieme concorrono a confezionare un dato messaggio. È evidente che il messaggio veicolato dalle performance di Blanco non è idoneo a un contesto cattolico. Se l’intrattenimento ha lo scopo di preparare i ragazzi all’incontro con il Santo Padre e alla preghiera, troverei più consono invitare artisti nell’ambito della musica cristiana, e ce n’è una valanga. Oppure, meglio ancora, alternare canti a testimonianze di vita (come previsto per esempio con Mattia Piccoli), dato che l’incontro è per i ragazzi sia motivo di divertimento sia un’occasione formativa.
Questa è la prima ragione. E la seconda?
Trovo imbarazzante che un personaggio che chiaramente è diventato un’icona - soprattutto dopo la sua vittoria al Festival insieme a Mahmood - di un certo modo di concepire la vita, la libertà, l’affettività, eccetera, si esibisca in Piazza San Pietro.
Si riferisce al fatto che il brano “Brividi” è stato salutato dalla critica come una canzone che esalta tanto l’amore tra uomo e donna quanto i rapporti omosessuali?
Sì, mi riferisco anche a quello e alla canzone (e video) “Notti in bianco”, ma - come detto - mi riferisco in generale al personaggio. Basta vedere le sue foto pubbliche, che manifestano un tipo di approccio al corpo, alla relazione, alla visione della vita che stride con la visione cristiana. Ho visto anche una foto di lui praticamente in mutande, con la mano si strizza gli organi genitali. Io capisco che il mondo è precipitato nella volgarità, ma noi, come Chiesa, dobbiamo avallare la volgarità? Tante volte parliamo dell’arte come via di bellezza, abbiamo un patrimonio artistico enorme, con molteplici espressioni: pittura, scultura, architettura, musica, letteratura; la Chiesa ha sempre usato questi mezzi per elevare lo spirito, illuminando le mode e i diversi stili dei tempi. Ma possiamo chiamare “arte” performance di quel tipo?
Possiamo chiamare questa scelta, da parte della Cei, di Blanco, che tra l’altro nei suoi testi irride la pietà cristiana, uno “scandalo” nel senso proprio della fede, cioè di confusione dei semplici?
È una cosa che imbarazza, crea preoccupazione e disagio. Se per scandalo si intende qualcosa che letteralmente ostacola il cammino, sì, lo è.
Com’è possibile, secondo lei, che alla Cei sia venuto in mente di chiamare Blanco? Ha avuto modo di confrontarsi con qualcuno?
No, non ho ancora parlato con nessuno, ma ho da tempo l’impressione che questi scivoloni derivino da un malinteso concetto di dialogo. Io do al dialogo una valenza positiva; chiaramente non lo ritengo un assoluto, perché il senso delle nostre relazioni umane non può essere limitato al dialogo. Non va confuso con il compromesso, il dialogo è uno strumento della nostra intelligenza per conoscerci reciprocamente e camminare insieme verso la verità. Presuppone l’incontro di due identità mature, perciò troverei più logico proporre agli adolescenti dei modelli di vita in maniera simpatica, coinvolgente. Si può anche partire dai modelli che vanno per la maggiore sui social, ma in modo che diventino spunti di riflessione critica.
Cioè?
Per esempio trovando un artista o un comico che canticchiando e riprendendo le canzoni di Tizio e di Caio faccia notare, divertendo, i limiti e gli svarioni delle loro canzoni. I ragazzi ridono, si divertono e intanto riflettono. Ci sono anche cantanti, artisti che mettono in gioco la propria vita per rendere una testimonianza cristiana. Prendendo spunto da tante proposte da cui i nostri ragazzi sono quotidianamente bombardati, potrebbero aiutarli a leggerle in maniera simpaticamente critica. Ricordiamo che la proposta evangelica si pone in antitesi alla sapienza del mondo. La luce del Vangelo illumina le tenebre del mondo. E l’adesione di tantissimi ragazzi da tutta Italia significa che hanno giudicato bella la proposta e che gli è stata fatta bene; perciò una parola buona, che certamente dirà il Santo Padre, cadrà su un terreno già abbastanza predisposto. Che senso ha allora tirare prima erbacce o pietre sullo stesso terreno? O semplicemente fare un po’ di confusione?
La Cei, con don Falabretti, presentava questa iniziativa già a febbraio dicendo che “desideriamo incoraggiare e dare segni di speranza a chi si spende per la crescita dei ragazzi e a chi guarda alla comunità cristiana come custode di un futuro di vita che nasce dalla fede in Gesù risorto”. Viste queste premesse, che erano ottime, è possibile, anzi è auspicabile, che la Cei si renda conto dell’errore e ci ripensi chiamando, nel caso, un cantante o un altro artista che dia una testimonianza cristiana?
Io lo desidererei tanto e lo auspico. Non credo che si aiutino i ragazzi a conoscere meglio Gesù Cristo, offrendo un’ulteriore occasione di ascoltare Blanco.
All’incontro, tra l’altro, sono attesi 60 vescovi.
Non lo so, io non riesco a partecipare, perché troppo a ridosso della Pasqua.
Per come era stato presentato questo incontro, molti sacerdoti ed educatori avranno pensato appunto di iscrivere e accompagnare i ragazzi per un momento di comunione e di crescita spirituale: ma così non diventa un tradimento rispetto all’idea iniziale?
Guardi, la cosa mi lascia amareggiato perché anch’io, dalla mia diocesi, ho organizzato la partecipazione di un gruppo di ragazzi. Credo molto nella bellezza di un incontro di preghiera con il Santo Padre, sono contento che i miei ragazzi possano sentire da lui un messaggio di incoraggiamento, di fiducia, di speranza, soprattutto dopo questi due anni di pandemia. L’iniziativa era stata pensata bene, ma realizzata così, per restare in contesto musicale, mi sembra ci sia una nota stonata.
Che sia nel solco dello spirito del mondo lo dimostra anche il fatto che tutta la stampa sta parlando di Blanco a questo incontro.
Vale il discorso evangelico di Gesù: “Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi” (Lc 6,26). Se il mondo ci applaude perché noi facciamo cantare Blanco, dovremmo farci qualche domanda. Dal mio punto di vista, io la leggo come una mancanza di fiducia nei ragazzi e anche nella forza della fede. Consideriamo i ragazzi così allocchi da non essere capaci di gradire altro che la musica commerciale oggi venduta sulla piazza del mondo? La fede non ha una sua forza luminosa, contagiosa? Certo, essa richiede di passare attraverso la porta stretta dell’impegno e del sacrificio. I grandi modelli che noi offriamo ai nostri giovani cristiani - penso per esempio a Carlo Acutis e a Piergiorgio Frassati - sono ragazzi straordinari che, attratti dalla forza della fede, hanno saputo distinguere il grano dalla zizzania, l’oro dalle cianfrusaglie. Credo che la grande sfida educativa di oggi sia questa.