Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Sant’Angelo di Sicilia a cura di Ermes Dovico
EDITORIALE

Unioni civili, è l'ora della chiarezza

Adozioni o non adozioni, il ddl Cirinnà è inaccettabile perché il male sta nel riconoscimento statale di relazioni che sono in conflitto con la famiglia naturale; e il voto segreto è una furbata per accordi sottobanco e sfuggire al giudizio degli elettori. Un avviso per esponenti politici - e non - che pretendono di essere pro-famiglia.

Editoriali 22_10_2015
Il popolo del 20 giugno

Probabilmente il voto al Senato sul disegno di legge Cirinnà che intende regolare le unioni civili (leggi: omosessuali) arriverà tra gennaio e febbraio, ma già ora sono in atto le grandi manovre per arrivare a un testo che possa raggiungere il massimo della condivisione. Di questo abbiamo già dato conto nei giorni scorsi (clicca qui). 

Ma in tutto questo fiorire di mediazioni, proposte di emendamenti, modalità di procedure si sta creando un clima di confusione che rischia di coinvolgere anche le associazioni che con la loro mobilitazione popolare hanno contribuito a frenare l’avanzata del partito anti-famiglia. Vale allora la pena chiarire ancora alcuni punti, fondamenti che neanche la logica del compromesso politico può mettere in discussione.

Anzitutto la questione della childstep adoption di cui tanto si sta parlando in questi giorni, ovvero la possibilità per un omosessuale di adottare il figlio del partner. È una questione sicuramente importante perché oltretutto spalancherebbe la porta alla fecondazione artificiale e all’utero in affitto, come detto tante volte. Ma purtroppo si sta facendo strada l’idea che, in un’ottica di realismo politico, basterebbe cancellare l’articolo 5 (dedicato appunto alla stepchild adoption) per rendere se non proprio accettabile almeno digeribile una legge sulle unioni civili.

Bisogna invece ribadire con fermezza che il problema non sta nell’adozione, ma nel principio che ispira questa proposta di legge. Il primo motivo è una questione molto pratica: come più volte spiegato su queste colonne, una volta approvate le unioni civili sarebbe più che certo l’immediato intervento di qualche giudice nostrano o europeo che in base al principio di non discriminazione introdurrebbe l’adozione.

Ma anche se così non avvenisse, deve essere chiaro che il male sta alla radice, ovvero nell’introduzione di un istituto giuridico chiamato unione civile, che necessariamente entrerebbe in conflitto con la famiglia. Questo non c’entra nulla con il dovuto rispetto per le persone con tendenze omosessuali e per le loro scelte di vita, che nessuno mette in discussione dal punto di vista legislativo. Ciò che non può essere lontanamente accettato è che queste scelte si trasformino in obblighi giuridici ed economici per lo Stato. Neanche se nella legge venisse chiarito che l’unione civile è cosa diversa dal matrimonio. Checché ne dica la Corte Costituzionale, l’articolo 2 della Costituzione - che riguarda lo sviluppo della persona nelle formazioni sociali di cui fa parte e che viene usato da tanti cattolici per far passare l’istituto delle unioni civili – non c’entra nulla con questo tipo di relazioni (e anche qui lo abbiamo già chiarito più volte).

Insomma il ddl Cirinnà va respinto in blocco, non c’è alcun tipo di formulazione o emendamento che lo possa far diventare accettabile. Che poi ci siano dei parlamentari che si impegnano a combattere sull’articolo 5, questo potrebbe anche far parte di una tattica per far venire allo scoperto nelle loro vere intenzioni i fautori di questo disegno di legge ed eventualmente guadagnare tempo (poi vedremo cosa voteranno alla fine). 

Ma fuori del Parlamento su questo punto non ci possono essere equivoci: il popolo del 20 giugno non ha chiesto una buona legge sulle unioni civili, ma ha detto no con chiarezza a ogni tentativo di riconoscere come naturali le relazioni omosessuali. Se si cedesse su questo punto, perderebbe qualsiasi consistenza anche la battaglia per impedire l’indottrinamento gender nelle scuole. Come ci si potrebbe opporre, ad esempio, a libri scolastici che promuovono l’omosessualità una volta accettato che le unioni omosessuali sono non solo legittime, ma addirittura tutelate dallo Stato?

Seconda questione: il leader del Nuovo Centrodestra nonché ministro dell’Interno Angiolino Alfano, nel fare finta di opporsi al ddl Cirinnà, chiede che su questo testo ci sia il voto segreto. Incredibilmente gli vanno dietro anche diversi cattolici nella convinzione che nel segreto dell’urna ci sarebbero tanti parlamentari del Pd che voterebbero contro. A dare forza a questa convinzione contribuisce anche la dichiarazione del ministro Boschi che ha affermato l’intenzione del Pd di lasciare libertà di coscienza ai propri parlamentari, e apre quindi alla possibilità di concedere il voto segreto.

A parte il fatto che è curioso che la libertà di coscienza di un parlamentare debba essere concessa dal vertice del partito, quando è la Costituzione stessa a sancirlo; a parte il fatto che è ancora più curioso che la libertà di coscienza in Parlamento si possa esprimere soltanto con il voto segreto; a parte il fatto che se Alfano avesse davvero avuto intenzione di bloccare la Cirinnà avrebbe potuto lasciare il governo (come testimoniano i parlamentari che stanno per questo uscendo dal Ncd) e che quindi ha ormai una credibilità pari a zero; a parte tutto questo bisogna essere coscienti che in questa situazione il voto segreto serve soltanto a favorire accordi sottobanco e a rendere impossibile riconoscere la paternità dei voti davanti agli elettori.

Dobbiamo invece dire con forza che questo è più che mai il momento della chiarezza, in cui ognuno è chiamato a essere responsabile delle proprie azioni e delle proprie dichiarazioni. Se siamo davvero convinti che sulla famiglia si gioca il futuro non solo dell’Italia ma dell’intera umanità; e che mai come oggi la famiglia sia minacciata (tutte affermazioni di papa Francesco), allora non c’è spazio per equivoci e giochini politici, con improvvisati grandi strateghi. Il no alla Cirinnà deve essere chiaro e senza ambiguità, così come la richiesta del voto palese. Il popolo ha diritto di sapere cosa fanno e cosa votano i loro rappresentanti, sia politici che non.

P.S.: Un'appendice terminologica è necessaria. Ormai è invalso il costume ecclesiale - anche sulla scia delle dichiarazioni di mons. Nunzio Galantino, segretario della CEI - di riferirsi alla famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna come alla "famiglia costituzionale" o "tradizionale". Entrambe le definizioni sono gravemente sbagliate. Si deve parlare solo di "famiglia naturale". Le tradizioni e le costituzioni possono cambiare, cambiano, a volte è bene che cambino. Anche la poligamia è tradizionale in alcune culture, anche la mutilazione genitale femminile è tradizionale in alcuni paesi e ormai si può definire costituzionale in alcuni Stati anche il matrimonio gay. Noi non difendiamo la tradizione o una singola Costituzione, ma la natura, ciò che è dato, ciò che è valido per tutti gli uomini di tutti i tempi e di tutte le culture, e che nessun intervento umano può cambiare. Più ancora, difendiamo la verità sull'uomo così come ci è stata rivelata da Dio e verificata dall'esperienza umana. Anche qui è necessaria chiarezza.