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FAMIGLIA

Unioni civili, schermaglie Pd-Cei

La determinazione del premier Renzi a fare approvare il disegno di legge Cirinnà sulle unioni tra persone dello stesso sesso entro la fine di quest’anno,  ha trovato una reazione del segretario generale della Cei, punto sul vivo per la percepita interruzione del ‘dialogo’.  Ma domenica Avvenire ha già stemperato…

Famiglia 21_07_2015
Unioni gay

(www.rossoporpora.orgSabato 18 luglio a Milano, in occasione dell’assemblea nazionale del Partito democratico, il presidente del Consiglio e segretario del partito Matteo Renzi ha annunciato che il disegno di legge Cirinnà sulle unioni tra persone dello stesso sesso e sulla disciplina delle convivenze anche eterosessuali sarà approvato entro la fine dell’anno. L’annuncio imperioso ha suscitato subito una reazione molto stizzita – affidata all’Ansa - del segretario generale della Conferenza episcopale italiana, il vescovo Nunzio Galantino.

Tale reazione ha spinto i giornali online a comporre titoli come “La Cei insorge”. L’ Avvenire di domenica 19 luglio, tuttavia, smorza di molto i toni e si accontenta di una colonna a pagina 9 dal titolo “Galantino (Cei):. “Il ddl Cirinnà genera confusione. Aiutare la famiglia”. Ricostruendo quanto successo, appare chiaro che la linea del dialogo a ogni costo in materia, perseguita dal segretario generale della Cei, ha subito una pesante umiliazione da parte di chi, il ‘cattolico’ Matteo Renzi, ha ormai deciso che il disegno di Cirinnà ha da passare in tempi brevi (anche se non brevissimi, cioè entro la pausa parlamentare di agosto, come si era pur prospettato). Passerà, passerà e nessun la fermerà (tantomeno chi dialoga con il cappello in mano e la bandiera bianca incorporata). Questo crede Renzi. Può darsi che abbia ragione. Ma il ‘popolo’ grande e appassionato del 20 giugno a piazza san Giovanni (ostacolato ed emarginato dai ‘dialoganti’) non  ha nessuna intenzione di cedere.

18 luglio: Renzi a Milano, all’assemblea del Pd. Rivedendo e riascoltando il video del lungo discorso del presidente del Consiglio, ne evidenziamo il passo di circa un minuto riguardante il tema del disegno di legge Cirinnà. (E questa) “è anche un’Italia che ha voglia di scommettere in modo definitivo sui temi dei diritti civili”. Qui Renzi si rivolge al sottosegretario Ivan Scalfarotto, invitandolo a mangiare una coppa di fragole con lui così da interrompere la forma di ‘sciopero della fame’ iniziata venti giorni prima in segno di protesta contro i ‘ritardi’ nell’esame del disegno di legge Cirinnà. Poi prosegue: “La questione dei diritti civili non ha bisogno in questo momento di essere ulteriormente elemento di scontro. Deve essere semplicemente risolta una volta per tutte. (NdR: da notare il grande rispetto di Renzi per l’istituzione parlamentare). Noi nel corso del mese di settembre dobbiamo chiudere con la questione delle riforme costituzionali. Prima che si vada al passaggio della legge di stabilità, che inizierà il 15 ottobre al Senato, quello è lo spazio giusto per portare in Aula e chiudere definitivamente – o, meglio, definitivamente al Senato – la discussione sulle leggi civili. Propongo che questa discussione possa essere fatta insieme alla Camera (…), in modo tale che, subito dopo, la lettura alla Camera, se i deputati saranno d’accordo,  possa essere una lettura confermativa, cioè per una volta non si torni a fare la navetta. Questo consentirebbe entro l’anno di avere finalmente approvata le legge sulle unioni civili. E’ un impegno che ci prendiamo”.

Matteo Renzi ha detto in sostanza:
-non riusciamo a far approvare il disegno di legge Cirinnà entro la pausa di agosto;
- lo faremo approvare al Senato entro il 15 ottobre;
- lo trasferiremo subito alla Camera, cercando di farlo approvare senza divergenze con il Senato (e dunque evitando la ‘navetta’ consueta);
- il disegno di legge Cirinnà sarà dunque approvato entro la fine del 2015 (La questione deve essere risolta una volta per tutte).

Da notare l’atteggiamento molto dialogante del Presidente del Consiglio.

18 luglio: la reazione di Ivan Scalfarotto. Dopo le parole del Presidente del Consiglio il sottosegretario Ivan Scalfarotto gli ha dato fiducia e ha interrotto la forma di ‘sciopero della fame’,  ma non ha potuto esimersi dal ricordare che la mancanza di una legge sulle ‘unioni civili’ pone l’Italia “su un piano imbarazzante in materia di diritto internazionale. Se guardate la cartina dei diritti civili nel mondo noi siamo nel Patto di Varsavia (NdR: allusione anche diretta alla Polonia), siamo insieme alla Bielorussia e alla Moldova, non alla Francia dei diritti dell’uomo…” (NdR: grande il rispetto di Scalfarotto per gli Stati che non la pensano come lui).

18 luglio: la reazione del segretario generale della Cei. Evidentemente punto sul vivo dall’annuncio di Renzi, monsignor Nunzio Galantino ha rilasciato all’Ansa una dichiarazione molto piccata. “Rispetto alle urgenze che si impongono a livello interno come a livello internazionale è paradossale questa attenzione (NdR: alla questione delle ‘unioni civili’). Peccato non poterne riscontrare altrettanta in effettive misure di sostegno alla famiglia, nonostante questa sia la cellula fondamentale (…) La nostra contrarietà riguarda la confusione che il disegno di legge introduce, evitando opportunamente l’utilizzo del termine ‘matrimonio’, ma di fatto attribuendo alle unioni omosessuali diritti e doveri uguali a quelli previsti per la famiglia fondata sul matrimonio. (…) Al di là delle questioni terminologiche, se si guarda alla sostanza, si deve considerare che siamo di fronte all’attribuzione di un eguale regime a realtà che sono di fatto diverse, come è sempre stato riconosciuto sia a livello giuridico che di senso comune (NdR: ma non è, almeno in parte, quanto osservavano anche i tanto disprezzati manifestanti di san Giovanni?).

La prima reazione di monsignor Galantino, fautore del ‘dialogo’ a tutti i costi con il Governo, deve aver assommato sorpresa a rabbia di fronte alla ‘chiusura’ in materia dimostrata dal capo dell’esecutivo dei ‘cattolici à la carte’.  Il 30 marzo il segretario generale della Cei aveva dichiarato, a proposito del disegno di legge Cirinnà: “Ci sono alcuni particolari che non convincono” (quali non sapeva). Il 24 maggio aveva detto al ‘Corriere della Sera’, sulla falsariga del ritornello “Serve il confronto, non le ideologie”: “Non si tratta di fare a chi grida di più, i ‘pasdaran’ delle due parti si escludono da sé. Ci vuole un confronto tra gente che vuol bene a tutti”.

Dopo aver tentato di soffocare in culla la manifestazione del 20 giugno di piazza San Giovanni e, non essendoci riuscito, prima di ostacolarla con tutti i mezzi, poi di svalutarla e minimizzarla, monsignor Galantino rilevava il 14 luglio in un’intervista ad ‘Aleteia’, a proposito del contrasto al disegno di legge Cirinnà: “Accanto a chi ha proposto forme di manifestazioni pubbliche di dissenso, c’è chi in questo momento storico ritiene più razionale e urgente l’apertura di un processo che ci veda coinvolti nel fronteggiare una cultura individualistica” (NdR: apertura di un processo?... campa caval che l’erba cresce). La scelta di stare nei processi (NdR: e dagliela con i ‘processi’….) rimane ancora la più impegnativa ed esigente: vive nella consapevolezza della necessità di tenere insieme differenti modi di sentire, al fine di mantenere salda la realtà della famiglia e i suoi diritti, a partire da quello della libertà educativa (NdR: quante parolone… ma il succo concreto? C’è proprio da aver nostalgia del cardinale Biffi e della sua lucidità di pensiero così immediatamente comprensibile... ).

Insomma… per chi aveva fatto del ‘dialogo’, del “confronto tra gente che vuol bene a tutti” la propria stella polare, il risveglio provocato dalle parole di Renzi (con toni da ‘padrone delle ferriere’) deve essere stato ben duro. Il giorno dopo è “un altro giorno”, già diverso; apparentemente al segretario generale della Cei la rabbia è sbollita (o più probabilmente ha deciso di 'abbozzare') e così l’ “Avvenire” ha ricondotto il fatto a notiziola o poco più. In prima pagina il quotidiano della Cei confina l’annuncio di Renzi e la reazione di Galantino (sintetizzata in “altre le priorità”) all’occhiello dell’articolo sul discorso di Renzi a Milano e, all’interno, nella mezza colonna a pagina 9, già citata all’inizio. Incassare, digerire e continuare a ‘dialogare’ con chi non ha nessuna intenzione di farlo? Magari anche per ‘strappare’ qualche briciola sulla seconda parte del disegno di legge Cirinnà dove si parla della ‘disciplina delle convivenze’ anche eterosessuali… una concorrenza manifesta ai matrimoni religiosi o no? E qui, par di capire, monsignor Galantino qualche preoccupazione ce l’ha…

All’interno della Conferenza episcopale italiana monsignor Galantino sa di poter godere di un vantaggio pesante che frena l’esternazione di un non irrilevante malcontento esistente verso di lui: è stato scelto personalmente dal Papa e dunque… Fin qui solo alcuni vescovi coraggiosi si sono esposti pubblicamente e con vigore in favore del ‘popolo del 20 giugno’. Non è detto però che, considerato quanto Galantino raccoglie con il suo attivismo fondato sul ‘dialogo’ (e quanta indignazione, quanto scoramento crei con le sue parole e opere all’interno di una parte importante del laicato cattolico italiano) la questione della sua permanenza alla testa dell’organizzazione della Cei si ponga a breve molto seriamente. E allora dovrà schierarsi anche chi tra i vescovi oggi si nasconde per paura di conseguenze personali. 

Una petizione ai parlamentari contro il disegno di legge Cirinnà e un decalogo per contrastare la diffusione dell’ideologia del gender nelle scuole. Intanto il disegno di legge Cirinnà prosegue nella discussione commissionale in Senato. Molti gli emendamenti ancora da esaminare. Grava tra l’altro sull’oggetto la mina dell’ammontare dell’onere per lo Stato (ovvero su tutti noi) se dovesse venire riconosciuta la reversibilità della pensione per ogni componente dell’ ‘unione tra persone dello stesso sesso’: è stato calcolato in sede amministrativa che potrebbe toccare i tre miliardi e mezzo di euro annui. Tra le voci più attive contro il disegno di legge quelle dei senatori Carlo Giovanardi e Lucio Malan (che è valdese). Da segnalare anche che Notizievangeliche.com ha pubblicato un lungo e dettagliato articolo sull’ideologia gender e la distruzione della famiglia.

Intanto tra i promotori della grande testimonianza di piazza San Giovanni emerge soddisfazione per il rinvio a settembre/ottobre del dibattito sul disegno di legge Cirinnà nell’aula del Senato: si fa notare che in ogni caso la manifestazione ha dato nuovo vigore parlamentare all’opposizione e ha consigliato alla maggioranza il rallentamento dell’iter del disegno. In tale contesto parecchie tra le associazioni del ’20 giugno’ invitano a firmare una petizione contro il disegno di legge Cirinnà da inviare a deputati e senatori ( “Stop unioni civili omosessuali Stop ddl Cirinnà”). Sono al momento Manif pour tous, Pro Vita onlus, Movimento per la Vita, Associazione Genitori (AGe), Associazione Genitori Scuole Cattoliche (AGeSC), Giuristi per la Vita, Voglio la mamma, Associazione “Non si tocca la famiglia”, “Generazione Voglio Vivere”, Comitato Art. 26, Movimento Europeo Difesa Vita (MEVD), Associazione Donum Vitae, Coordinamento Famiglie Trentine, La Nuova Bussola Quotidiana.

Sul sito del comitato mantello della manifestazione del 20 giugno ( www.difendiamoinostrifigli.it ) , nella sezione ‘Documentazione” appare poi anche un utilissimo “Decalogo per contrastare il gender nelle scuole” (come agire e che cosa fare).  Per quanto riguarda nuove manifestazioni di piazza numerose le voci che ne auspicano una in relazione al dibattito in Senato sul ddl Cirinnà. Una parte importante del laicato cattolico, insieme con persone di buona volontà e di ogni provenienza, continua insomma e giustamente ad essere in fermento dopo il grande, inaspettato successo del 20 giugno. Ce n’est qu’un début, continuons le combat.