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COVID

Unica strategia del governo è colpire i non vaccinati

Il governo approva la vaccinazione obbligatoria per gli over 50. La Lega evita il totale lockdown per chi non vuole vaccinarsi, ma è un piccolo contentino perché le restrizioni sono comunque molto pesanti. Ma quel che emerge è l'immagine di un governo non in grado di controllare la pandemia e che si muove per tentativi, usando i non vaccinati come capro espiatorio.

Editoriali 06_01_2022
Il ministro Speranza con il presidente del Consiglio Draghi

La netta impressione che si ricava dalle decisioni di ieri è che il Governo abbia sempre meno il controllo della situazione Covid e si muova per tentativi, senza una strategia chiara e definita. Dopo una convulsa riunione della Cabina di regia e una altrettanto concitata riunione del Consiglio dei ministri sono state approvate nuove misure per tentare di frenare la dilagante diffusione dei contagi, alla quale però non segue per fortuna una impennata di ricoveri gravi e decessi.

Mentre all’inizio della pandemia gli appelli di buon senso a proteggere le fasce più fragili non erano stati raccolti dalle istituzioni, che avevano optato per i lockdown generalizzati, ora si è scelto di puntare su interventi selettivi, per fascia d’età. In particolare il Governo non ha trovato, a causa dell’opposizione di Lega e Cinque Stelle, la necessaria determinazione per approvare l’obbligo vaccinale per tutti, e si è dovuto accontentare di introdurlo per gli over 50.  Dunque, dal 15 febbraio chi ha più di 50 anni potrà andare a lavorare solo con il super green pass, che si ottiene con il vaccino o la guarigione dal Covid, mentre chi ha più di 50 anni ma è disoccupato dovrà comunque vaccinarsi e tale obbligo resterà in vigore fino al 15 giugno.

Gli over 50 senza super green pass, dopo il quinto giorno di assenza ingiustificata, possono essere sospesi «per un periodo non superiore a dieci giorni lavorativi», rinnovabili fino al 31 marzo 2022, senza conseguenze disciplinari e con diritto alla conservazione del posto di lavoro. Dunque, perderanno lo stipendio ma non l’occupazione. Peraltro chi non si è ancora vaccinato e ha più di 50 anni avrà tempo fino al 15 febbraio per vaccinarsi. Nel frattempo, però, saremo verosimilmente arrivati al picco della quarta ondata e quindi l’eventuale beneficio di tali provvedimenti potrà al massimo valere in una ipotetica quinta ondata.

Dopo una giornata di mediazioni e minacce di strappi da parte della Lega, alla fine, il decreto legge con la nuova stretta per frenare l'ennesima ondata del virus viene approvato dal Consiglio dei ministri all'unanimità.

Quella dell’obbligo vaccinale per gli over 50 è la principale novità contenuta nel provvedimento del governo, che è nato dopo un braccio di ferro durato tutto il giorno. L’ala più rigorista, rappresentata dal Presidente del consiglio Mario Draghi e dal Ministro della salute, Roberto Speranza, puntava ad estendere l'obbligo vaccinale agli over 40. L’ala leghista dell’esecutivo voleva introdurlo solo per gli over 60. Ci si è incontrati a metà strada. Il Carroccio la spunta anche su un'altra norma contestata: è stata infatti approvata l'introduzione del Green Pass "base" (quello, per intenderci, che include anche il tampone) per accedere ai cosiddetti "servizi alla persona": negozi, banche, centri commerciali, centri estetici, parrucchieri. Finora l'accesso era "libero" ma per tutto il pomeriggio di ieri si è ipotizzata la possibilità di consentirlo solo a guariti e vaccinati. L’hanno spuntata, dunque, i rappresentanti del Carroccio, che sono riusciti a impedire che dal barbiere o in banca potessero andarci solo i vaccinati. A quel punto si sarebbero realizzate tutte le condizioni di un lockdown per i non vaccinati, che avrebbero potuto frequentare solo i supermercati o fare una passeggiata al parco.

Tra le misure adottate ieri anche un’estensione dello smart working, sia nel pubblico che nel privato. Il governo, attraverso i ministri per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, e del Lavoro, Andrea Orlando, ha firmato una circolare per sensibilizzare le amministrazioni pubbliche e i datori di lavoro privati a usare pienamente gli strumenti di flessibilità che le discipline di settore già consentono sul ricorso allo smart working. Brunetta ha rivendicato il primato italiano nelle azioni di contrasto al Covid, elogiando le decisioni prese ieri in Consiglio dei ministri.

Novità anche in ambito scolastico. Alle scuole elementari, con un solo contagio, la classe resta in presenza con testing di verifica, ma con due va tutta in Dad.
Alle scuole superiori e alle medie la Dad scatterebbe solo al quarto caso in classe, mentre con tre casi solo i vaccinati resterebbero in presenza e comunque monitorati (Dad per i non vaccinati). Anche alle superiori, con fino a due casi è prevista autosorveglianza per tutti e utilizzo Ffp2. Per ora appare confermato il ritorno in classe il 10 gennaio.

Si tratta di misure che sono state approvate all’unanimità dal Consiglio dei ministri ma questo dato non deve far cantare vittoria ai filogovernativi. Difficilmente, in caso di ulteriore peggioramento della situazione sanitaria, si realizzerà analoga compattezza su eventuali nuove restrizioni. Il confronto con l’estero fa comprendere che non esiste alcun “modello italiano”. La parziale inefficacia delle misure adottate dal governo Draghi potrebbe frantumare l’unità politica che si è creata nell’ultimo anno e intaccare ulteriormente la già precaria fiducia dei cittadini nelle istituzioni e nelle scelte fatte finora in materia di pandemia.