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Roma

Uni3 e il laboratorio baby trans

Il Comitato etico dell’Università Roma Tre ha supportato una iniziativa dal titolo Laboratorio per bambin* trans e gender creative.

Gender Watch 24_09_2024

Il Comitato etico dell’Università Roma Tre ha supportato una iniziativa a dir poco sconcertante dal titolo Laboratorio per bambin* trans e gender creative, che si svolgerà sabato prossimo.

Sulla locandina si può leggere: «un progetto di ricerca con strumenti ludico-creativo per ascoltare e accogliere le storie di bambin* e ragazz* (dai 5 ai 14 anni) condotto da ricercator* della comunità e da un’insegnante montessoriana». Insomma un laboratorio per baby trans. Pare quindi che l’idea sia quella di far raccontare le proprie esperienze a bambini e ragazzi che hanno intrapreso l’iter di “cambiamento” di sesso. Non certo al fine di mostrare che un minore, che nel caso del 5enne non sa nemmeno scrivere, non può avere contezza della scelta fatta, ma presumibilmente per provare l’opposto.

Il sito di ProVita poi descrive chi è la promotrice di questo progetto: Michela Mariotto. «Si tratta di una sorta di “guru” nel settore del cosiddetto “gender creative” e all’inter(n)o del mondo arcobaleno rivolto a bambini – leggiamo sul sito di ProVita –.  In una recente intervista, pubblicata sul blog della giornalista Eugenia Romanelli, proprio l’addetta al progetto – che viene indicata nella locandina dell’evento per avere ulteriori informazioni e adesioni – ha avuto modo di dire, parlando del gender: “Compito degli adulti e delle istituzioni è creare lo spazio che permetta al/la bambin* di prendere consapevolezza della propria soggettività” […]. Con la scusa della non discriminazione, inoltre, la stessa spinge per l’implementazione dei programmi su “l’uguaglianza di genere, il rispetto della diversità sessuale e di genere e la prevenzione di comportamenti omofobi e transfobici” finendo per ribadire come “le istituzioni si pongono come obiettivo non solo quello di rafforzare le proprie strutture e competenze, ma di costruire strutture amministrative e organizzative in cui la partecipazione delle stesse persone LGBTI sia il requisito fondamentale”».

E così abbiamo un ateneo che promuove iniziative a favore del “cambio” di sesso dei minori, pratica già criticata in ambito scientifico sia all’estero che in Italia.