Unhcr: sempre più in fuga dalle guerre e dal "chavismo"
Oggi il mondo celebra la giornata del rifugiato, istituita dalle Nazioni Unite nel 2001, nel 50° anniversario dell'approvazione della Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati. I profughi sono complessivamente in aumento, fuggono dalle guerre civili e sempre di più dal Venezuela del regime chavista. I Paesi occidentali i più generosi
Il 20 giugno 2020 il mondo celebra come ogni anno la giornata del rifugiato, istituita dalle Nazioni Unite nel 2001, nel 50° anniversario dell'approvazione della Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati. Come sempre, l’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr, secondo l’acronimo inglese) ha pubblicato per l’occasione il suo rapporto annuale sui profughi nel mondo, rifugiati e sfollati.
Il 2019, questo è il primo dato che il rapporto evidenzia, ha registrato un nuovo, consistente aumento del numero complessivo dei profughi: 79,5 milioni, 8,7 milioni più che nel 2018, e questo nonostante che nel 2019 ben 5,61 milioni di persone (5,3 milioni di sfollati e 317.200 rifugiati) siano tornate a casa. Sottratti 5,6 milioni di palestinesi, per assistere i quali dal 1949 è stata creata la Unrwa, Agenzia Onu per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi del Vicino Oriente, sotto mandato dell’Unhcr risultano quindi 73,9 milioni di persone. L’incremento notevole è dovuto soprattutto ai profughi interni, o sfollati, vale a dire le persone che si sono messe in salvo rimanendo entro i confini dei rispettivi paesi. Sono passati da 41,3 a 45,7 milioni, mentre il numero dei rifugiati, quindi delle persone che per sottrarsi a minacce alla vita e alla libertà hanno oltrepassato i confini nazionali, hanno chiesto asilo e lo hanno ottenuto, è rimasto stabile: 20,4 milioni. Un secondo fattore di crescita è dato dall’inclusione per la prima volta di 3,6 milioni di venezuelani all’estero, il cui status al momento è indefinito, che si aggiungono a 93.300 connazionali detentori dello status di rifugiato e 794.500 richiedenti asilo, per un totale di quasi 4,5 milioni: il che fa dei venezuelani il secondo gruppo più grande di espatriati, preceduto solo dai 6,6 milioni di siriani tuttora rifugiati. Merita ricordare che i venezuelani lasciano un paese in bancarotta per colpa del “chavismo”, l’ideologia politica che prende il nome dal presidente Hugo Chavez a cui nel 2013 è succeduto Nicolas Maduro che ne ha completato l’opera, riducendo in miseria la popolazione.
Tornando ai dati del rapporto Unhcr, è da evidenziare anche la crescita dei richiedenti asilo, in attesa di sapere se otterranno lo status giuridico di rifugiati, passati da 3,5 a 4,2 milioni. Centinaia di migliaia di nuove richieste in attesa di esito tuttavia risultano inoltrate a governi europei. È praticamente certo che in realtà la maggior parte di questi richiedenti non siano profughi, bensì, come succede ormai da anni, emigranti irregolari che si dichiarano tali per non essere respinti, come dimostra ogni anno l’elevatissima percentuale di persone alle quali è negata protezione internazionale nonostante il fatto che l’Europa abbia integrato lo status giuridico di rifugiato previsto dalla Convezione di Ginevra con l’istituzione della protezione sussidiaria, eccezionalmente concessa a chi, pur non essendo nella condizione di profugo, si teme rischi per qualche ragione di subire violenze, se rimpatriato.
Come ogni anno, tra i dati ai cui viene dato risalto, compare la percentuale di rifugiati ospitati in Stati confinanti con i loro, 73 per cento nel 2019, e di quelli ospitati in paesi in via di sviluppo, 85 per cento, cosa che immancabilmente l’alto commissario per i rifugiati, Filippo Grandi, durante la presentazione del rapporto a Ginevra, sottolinea complimentandosi per la generosità di quei paesi e portandoli ad esempio. Lo ha fatto anche quest’anno: “le comunità di accoglienza – ha detto – specialmente quelle dei Paesi a reddito basso e medio nei quali vive quasi il 90 per cento della popolazione rifugiata mondiale, hanno continuato a dimostrare rimarchevole generosità nell’assicurare accoglienza”.
Pare quasi non sappia che chi chiede asilo deve farlo, perché così prevede la Convenzione di Ginevra, nel primo paese in cui mette piede dopo aver lasciato il proprio, dopo di che nella maggior parte dei casi lì viene ospitato e lì preferisce restare, nella speranza di poter rientrare al più presto in patria; e non sappia che la sua agenzia può fornire assistenza alle decine di milioni di persone sotto suo mandato, dovunque siano accolte e ospitate – alloggio, cibo, istruzione, assistenza sanitaria e legale, protezione… – grazie ai finanziamenti volontari della comunità internazionale, ma in particolare alla generosità di Stati Uniti, Unione Europea e paesi europei forniscono circa l’87 per cento dei fondi dell’Unhcr (per il 2020, il preventivo è di 8,6 miliardi di dollari).
Una sintesi del rapporto 2020 si trova alla pagina Web che ne riporta i risultati e i dati più significativi. Quest’anno l’agenzia Onu ha voluto inoltre fornire un utile quadro delle tendenze del decennio trascorso che include l’elenco delle crisi, alcune delle quali forse quasi dimenticate, che hanno provocato e continuano a causare i maggiori esodi di popolazione: tra le altre, lo scontro politico scoppiato nel Sudan del Sud nel 2013, due anni dopo l’acquisizione dell’indipendenza dal Sudan, la guerra del Donbass in Ucraina a partire dal 2014, la guerra civile in Yemen, il jihad nel Sahel, il conflitto scatenato dai ribelli del Rakhine nel Myanmar, l’insicurezza a causa dei gruppi armati che operano incontrastati nell’est della Repubblica democratica del Congo.