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«Un'Autorità mondiale contro la crisi»
- Presentato un documento del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace che invoca una riforma finanziaria internazionale.
- Le disuguaglianze, anche all'interno dei singoli paesi, giudicate elemento alla radice della crisi. Liberismo economico e utilitarismo personale le principali cause.
- Invocato un cammino graduale verso una autorità politica globale a servizio degli Stati.
- Ricapitalizzazione degli istituti di credito, tassazioni delle transazioni finanziarie, separazione tra banche commerciali e d'investimento: ecco le misure ritenute urgenti.
Attualità
24_10_2011
Un giusto equilibrio tra visione profetica (un'autorità politica mondiale) e pragmatico realismo (ricapitalizzare gli istituti di credito), tra valori di fondo (il primato dell'etica sull'economia) e piccoli passi concreti (un corpus mimimo di regole necessario alla gestione del mercato finanziario).
Con il documento pubblicato oggi (Per una riforma del sistema finanziario e monetario internazionale nella prospettiva di un’autorità pubblica a competenza universale), il Pontificio consiglio della Giustizia e della Pace non ha inteso proporre solo un importante spunto di riflessione ed un richiamo molto puntuale in questa fase in cui la crisi finanziaria sembra non trovare soluzione, ma ha anche posto con fermezza alcuni punti che il dibattito politico ha per troppo tempo lasciato in secondo piano.
In primo luogo il tema delle disuguaglianze: alla radice della crisi c'è la crescente distanza tra ricchi e poveri non solo a livello di paesi o di aree geografiche, ma anche all'interno delle società, per la profonda incapacità della politica di valorizzare le risorse ma anche di creare le condizioni per un'equa distribuzione delle stesse. Il documento mette sotto accusa in maniera esplicita il liberismo economico, ma mette (pur timidamente) in luce, come il problema di fondo sia stato il comportamento delle persone che non ha saputo unire alla voglia di ricchezza (che comunque è stata un traino alla crescita) il necessario spirito di solidarietà.
Ritorna il grande insegnamento della Caritas in Veritate: lo spirito del dono e la dimensione della gratuità devono dare un'anima anche al libero mercato, devono costituire elementi fondamentali nel rapporto tra le persone e dare un'anima alla logica degli scambi.
Ma il documento ha al suo centro la necessità di costituire, pur gradualmente, una grande Autorità politica mondiale, non tanto per comandare il mondo, ma per porsi al servizio di tutti i paesi per garantire efficienza e trasparenza dei mercati, per evitare politica iperprotettive, per evitare le crisi derivanti dagli eccessivi deficit pubblici. Si tratta di un obiettivo indubbiamente ambizioso, soprattutto perché lo stesso documento, sottolinea le difficoltà in cui si stanno muovendo le grandi istituzioni mondiali. Ma resta il fatto che una dimensione di governo mondiale, nell'ottica del servizio e non del potere, non può che rimanere un orizzonte forte per chi crede nella dignità di ogni persona, al di là di ogni differenza.
Ed è significativo che il documento richiami esplicitamente il principio di sussidiarietà proprio per lasciare il massimo di competenza e di responsablità, alle realtà locali, alla dimensione sociale, ai compiti delle singiole nazioni.
Ma un'autorità mondiale sarebbe indispensabile per attuare una delle proposte concrete indicate nel documento: la tassazione delle transazioni finanziarie, una tassazione che potrebbe avere efficacia solo se attuata a livello globale. Su questo punto peraltro si gioca la possibilità di riportare alla realtà quei mercati finanziari che sono ancora una delle cause maggiori dell'instabilità. Il valore (teorico) degli strumenti finanziari sul mercato è ormai decine di volte superiore alla ricchezza reale che può essere prodotta e scambiata nell'economia reale. E più di metà degli scambi finanziari sono decisi dalle fredde logiche dei computer con programmi basati su complessi algoritmi che comprano e vendono nell'ambito di frazioni di secondo sfruttando le differenze di prezzo nei diversi mercati.
E' questa finanza ipertecnologica a cui va posto un limite, e un'imposta anche minima sulle transazioni porrebbe fine alla speculazione fine a se stessa.
Oltre alla tassa sulle rendite finanziarie e alla ricapitalizzazione delle banche (una scelta che peraltro sembra acquisita a livello americano ed europeo), il documento chiede anche la separazione tra le attività delle banche commerciali e quelle d'investimento: una giusta critica alla deregulation degli ultimi anni che, anche in Italia, ha fatto sparire gli istituti di credito a medio termine nell'illusione che la banca universale sarebbe stata più efficiente ed economica.
Quindi il documento pontificio costituisce un grande richiamo: alla persona innanzitutto, chiamata ad essere responsabile e solidale; alla politica, che deve rispettare la libertà e la dignità; al sistema finanziario, che deve accettare anch'esso di essere al servizio dell'economia reale, della produzione, della società.