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Cortocircuiti

Un’attivista troppo morbida

L’attivista LGBT Amanda Jetté Knox ha sia un figlio che un marito transgender. Ma da qualche tempo riceve una valanga di insulti propri dai militanti LGBT. Il motivo? Pensa solo alla sua famiglia e non alla lotta ideologica.

Gender Watch 14_06_2020

La scrittrice e attivista LGBT Amanda Jetté Knox nel 2014 rese noto che il figlio undicenne Alexis aveva fatto outing svelando che si sentiva donna. Dopo qualche tempo anche il marito decise di “diventare” donna. La Knox era ed è entusiasta della sua famiglia, descritta come  “la più felice che poteva esserci”, aggiungendo che “il nostro mondo è così pieno d’amore e sostegno reciproco che non c’è assolutamente spazio per odio o ignoranza”.

Eppure da qualche tempo la Knox continua a ricevere copiosi insulti da altri attivisti LGBT. La colpa: parlare e scrivere solo della sua famiglia. In breve, il mondo arcobaleno le rimprovera di aver rinunciato alla battaglia ideologica e di essersi ripiegata nel privato.

Piccolo episodio che dimostra che i risultati ottenuti dal fronte LGBT non sono tanto frutto di istanze che nascono dal basso e poi spontaneamente si coagulano in movimenti di massa, bensì sono generati dall’impegno di pochi che hanno sacrificato ogni cosa per l’ideale, prima di tutto gli affetti familiari. E così chi non è militante h24 è un nemico della causa, non un mezzo alleato.