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SCIENZA?

Un'astrusa teoria lega i ghiacciai e il gender

In Oregon una ricerca universitaria finanziata coi soldi dello Stato si occupa dell'incomprensibile rapporto tra i ghiacci, che sono icone del mutamento climatico e gli studi di ideologia gender. Soprattutto in chiave femminista perché i sistemi di dominazione scientifica sono stati sostenuti da ideologie maschiliste. A quando un nesso tra ghiacciai e Lgbt?

Vita e bioetica 13_03_2016
Un ghiacciao

«Unendo gli studi della scienza postcoloniale femminista e l’ecologia politica femminista, il contesto glaceologico femminista genera robuste analisi di gender, di potere e di epistemologia in sistemi socio-ecologici dinamici che in questo modo comportano una scienza e interazioni uomo-ghiaccio più giuste ed eque».

No, non è cabaret. È l’abstract di una ricerca condotta nell’Università dell’Oregon a Eugene da Mark Carey, preside associato del Robert D. Clark Honors College dell’ateneo e ivi docente di Storia e di Studi ambientali, che ha coinvolto Jaclyn Rushing, allora sua studentessa, M Jackson, Ph. D. in Geografia, e Alessandro Antonello, ricercatore allo stesso College. La ricerca s’intitola Glaciers, gender, and science: A feminist glaciology framework for global environmental change research (“Ghiacciai, gender e scienza: il contesto glaceologico femminista per una ricerca sul mutamento ambientale globale”) ed è stata pubblicata in gennaio da Progress in Human Geography, una peer-review accademica coordinata da Noel Castree, docente di Geografia nell’Università di Wollongong, in Australia…

Dato che la ricerca è stata finanziata dalla National Science Foundation, un’agenzia del governo degli Stati Uniti, i cittadini americani hanno quindi pagato di tasca propria per ovviare a quello stato di trascuratezza in cui l’insensibilità dell’uomo lascia i poveri ghiacciaci del pianeta Terra, che «sono icone del mutamento climatico e del cambiamento ambientale globale», comportando gravemente il fatto che «le relazioni tra gender, scienza e ghiacciai – correlate in modo particolare alle domande epistemologiche sulla produzione di sapere glaceologico – restano pochissimo studiate».

Proprio per questo, il team dell’Università dell’Oregon pagato dallo Stato federale americano e promosso con spolvero dall’ateneo stesso ha prodotto «questo studio che propone un contesto glaceologico femminista fatto di quattro componenti chiave: 1) i produttori di conoscenza; 2) una scienza e una conoscenza legate al gender; 3) i sistemi di dominazione scientifica e 4) le rappresentazioni alternative dei ghiacciai». Siete senza parole? Anch’io, dopo avere faticato non poco a rendere in italiano il parapiglia sintattico e semantico dell’originale inglese.

Il guaio infatti è, come documenta quel pool di studiosi, che le «rappresentazioni correnti» dei ghiacciai «li spogliano del loro contesto sociale e culturale dipingendo il ghiaccio come un semplice parametro e termometro del mutamento climatico». Lui, invece, il ghiaccio, possiede una “dimensione umana”, l’«aspetto critico ma sottovalutato delle dimensioni umane dei ghiacciai e della ricerca sul mutamento globale» essendo «la relazione tra il gender e i ghiacciai».

Perché, spiegano quegli accademici, se «la ricerca su gender e mutamento ambientale globale è stata in generale relativamente poca», «ancora meno è stata quella condotta da una prospettiva femminista che si concentri sul gender (inteso qui non come binarietà maschio/femmina, ma come gamma di possibilità personali e sociali) e anche sul potere, sulla giustizia, sull’ineguaglianza e sulla produzione di conoscenza nel contesto del ghiaccio, del mutamento dei ghiacciai e della glaceologia».

Infatti, l’avere troppo a lungo confidato sull’idea oramai consolidata che dei ghiacciai ci siamo fatti, dice il pool, ha marginalizzato la voce delle donne, producendo «sistemi di dominazione scientifica» in cui «potere, dominazione, colonialismo e controllo», «sostenuti da e coincidenti con ideologie maschiliste», hanno «nel tempo plasmato le scienze e la conoscenza dei ghiacci».

Oggi, però, grazie all’Università dell’Oregon, è giunta l’ora X. Il momento della liberazione dei ghiacciai è prossimo ed è ora di «mostrare metodi e modi diversi – oltre le scienze naturali e comprese quelle che possiamo chiamare “glaceologie folk” – per descrivere i ghiacciai e integrare le contro-narrazioni in concezioni più ampie della criosfera».

Forse è tutto uno scherzo. O forse no. Scriveva Karl Marx nei manoscritti economico-filosofici del 1844 che «la società è la compiuta unità di essenza dell’uomo con la natura, la vera risurrezione della natura, il compiuto naturalismo dell’uomo e il compiuto umanismo della natura». In Oregon hanno scoperto come fare per via femminista. Probabilmente solo in attesa del salto a dimensione LGBT.