Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Fedele da Sigmaringen a cura di Ermes Dovico
Cristiani Perseguitati
a cura di Anna Bono
Islam

Un'altra ragazza cristiana rapita in Pakistan

Come in centinaia di altri casi, si tratta di un sequestro organizzato per costringere la poveretta a convertirsi all’Islam e a sposare l’autore del rapimento

 

In Pakistan, paese a maggioranza islamica, è stata rapita un’altra giovane cristiana. Si chiama Aleeza, ha 19 anni. È stata sequestrata il 13 marzo scorso mentre stava andando a scuola. Quel giorno stesso, non vedendola tornare a casa, il padre, Naeem Akhtar Masih, ne ha denunciato la scomparsa alla polizia che, quasi subito, ha individuato in un musulmano di nome Muhammad Rashid e in due suoi amici gli autori del rapimento. Tra le prove c’è il fatto che, tramite tracciamento della SIM card, la polizia postale ha accertato che nei giorni successivi Rashid ha usato il telefono cellulare di Aleeza Tuttavia finora non è stato fatto niente per restituire la ragazza ai suoi famigliari e i colpevoli sono ancora in libertà. Il caso è seguito dalla Human Rights Focus Pakistan che ha incontrato ripetutamente i genitori di Aleeza. Ad AsiaNews il presidente Naveed Walter ha confermato che si tratta di un nuovo caso di sequestro finalizzato a costringere la giovane a convertirsi all’Islam e a sposare il suo rapitore. Ha inoltre evidenziato che, come è già successo in tanti altri casi, polizia e giudici si dimostrano a dir poco lenti, restii a prendere l’iniziativa. Sono centinaia le ragazze, spesso minorenni, appartenenti alle minoranze religiose, rapite a scopo di matrimonio e conversione forzati. “Aleeza Naeem è figlia unica –racconta la mamma, Fazeelat Bibi – è nata dopo numerose preghiere di tutta la famiglia ed è la sola ragione di vita di noi genitori”. Il padre è determinato a fare tutto il possibile per riavere la figlia, per sottrarla a un destino di schiavitù sessuale. Ma poche sono le ragazze che riescono a tornare a casa perché, se anche portati in tribunale, i sequestratori esibiscono certificati anagrafici e documenti matrimoniali falsi che molti giudici però decidono di accettare.