Una scelta di campo va fatta
Oggi i cattolici si riferiscono alla Dottrina sociale della Chiesa la intendono in modi diversi e se oggi dovessero riscoprirla, come Patrini auspica, riscoprirebbero due cose diverse. Senza sciogliere questo nodo, che è un nodo teologico, i riferimenti unitari alla Dottrina sociale della Chiesa non saranno mai unitari.
Il 28 gennaio scorso l’amico Luigi Patrini su tempi.it ha scritto della necessità di ripartire dalla Dottrina sociale della Chiesa: “Riscopriamo la Dottrina sociale della Chiesa”. I suoi ragionamenti sono condivisibili ma ingenuamente dimenticano una questione fondamentale di cui mi sto rendendo sempre più conto dato che da molti anni anche io, tramite l’Osservatorio Cardinale Van Thuân, cerco di far “riscoprire” la Dottrina sociale della Chiesa. Quando oggi i cattolici si riferiscono alla Dottrina sociale della Chiesa la intendono in modi diversi e se oggi dovessero riscoprirla, come Patrini auspica, riscoprirebbero due cose diverse.
Senza sciogliere questo nodo, che è un nodo teologico, i riferimenti unitari alla Dottrina sociale della Chiesa non saranno mai unitari.
Tutta la teologia “progressista” – della sequenza, tanto per capirci: Blondel, Chenu, Congar, Rahner, Kasper … - intende la dottrina sociale della Chiesa in un unico modo: va eliminata perché ancora residuo della “cristianità”, ossia di un uso ideologico-politico della fede nella presunzione che essa abbia ancora una dottrina che rimane uguale nel passare del tempo e che il mondo sia bisognoso degli insegnamenti della Chiesa. Già Umanesimo integrale di Maritain rendeva superata la Dottrina sociale della Chiesa, figuriamoci quelli che sono venuti dopo.
Invece la teologia che da Garrigou-Lagrange arriva a Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, pur nella diversità di posizioni, accetta la Dottrina sociale della Chiesa, prima di tutto perché ritiene possibile una Dottrina cristiana che non passa col tempo e poi perché pensa che il mondo non sia adulto nel senso di autosufficiente ma abbia ancora bisogno della Chiesa di Cristo per essere se stesso e salvarsi anche solo come mondo.
Ora, siccome questa contrapposizione divide la Chiesa, ogni diocesi, ogni parrocchia e ogni associazione o movimento cattolici, la riscoperta della Dottrina sociale della Chiesa di cui parla Patrini richiede una motivata scelta di campo previa. Siccome lui nel suo articolo questa scelta di campo non la fa, il suo appello risulta ingenuo. Siccome poi è molto difficile collocare l’attuale Comunione e Liberazione in queste scelte di campo, anche il suo appello affinché CL riscopra la Dottrina sociale della Chiesa rimane ugualmente ingenuo.
Nella Chiesa di oggi ci sono due modi di pensare il rapporto tra la Chiesa e il mondo, e sono due modi incompatibili tra loro. Bisogna prenderne atto.