Una notizia (falsa) rovina la visita di Biden in Medio Oriente
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Rovinata la visita di Biden in Medio Oriente. La notizia di un bombardamento israeliano su un ospedale di Gaza, con oltre 500 morti, ha provocato proteste in tutti i Paesi arabi e la cancellazione della visita del presidente Usa ad Amman. Ma la notizia non era corretta.
Le notizie sono armi, soprattutto nelle guerre contemporanee. Il mercoledì 18 doveva essere il giorno della visita di Biden nel Medio Oriente, ma la sera prima si è diffusa a macchia d’olio, anche in tutti i media principali occidentali, una notizia terribile: il bombardamento israeliano dell’ospedale Al-Ahli Arab di Gaza. I morti, secondo i dati diffusi dal Ministero della Sanità palestinese, erano più di 500. Fra le condanne di politici e Ong e i titoli di primo piano di tutti i giornali, le piazze arabe sono esplose di collera. Per motivi di sicurezza e di opportunità politica, l’agenda del presidente americano è stata stravolta. Ma, nel corso del 18 ottobre, le analisi della notizia e delle immagini hanno incominciato a scagionare Israele.
Il comando militare di Tel Aviv ha immediatamente smentito la notizia, affermando, prima di tutto, che non erano in corso bombardamenti nel momento in cui è stata colpita la struttura sanitaria. Sempre il governo israeliano ha messo a disposizione le registrazioni dei colloqui fra gli uomini di Hamas intercettati, che lamentano di aver sbagliato un lancio di aver (forse) colpito l’ospedale. Analisti indipendenti statunitensi hanno successivamente confermato la tesi israeliana. “Non abbiamo alcuno degli indizi che si sia trattato di un bombardamento aereo, nessuno”, ha dichiarao Michael Knights dell’Istituto di Washington per la Politica del Medio Oriente. Un altro centro studi indipendente, l’australiano Strategic Policy Institute, ha concluso, dall’analisi fotografica, che i danni riportati dall’ospedale “non sono compatibili con quelli di un missile lanciato da un aereo e neppure con la stima di 500 o più morti”. Analizzando sia le intercettazioni audio, sia le immagini del danno all’ospedale, alla luce del giorno, anche gli analisti del governo federale statunitense hanno scagionato Israele.
Si sarebbe dunque trattato di un errore di lancio di Hamas, o della Jihad Islamica Palestinese. Un razzo ha colpito il parcheggio dell'ospedale e il danno alla struttura, più contenuto, avrebbe provocato molti meno morti di quelli dichiarati dal Ministero della Salute palestinese. Solo l'autopsia sui corpi delle vittime permetterà di dare una risposta precisa, ma per ora è ragionevolmente esclusa la tesi del raid aereo israeliano.
Sulla base di questi dati, tratti da analisi governative e non, il presidente Joe Biden, nel pomeriggio del 18, ha potuto dire in tutta sicurezza al premier israeliano Netanyahu: “Sono rimasto profondamente rattristato e indignato per l’esplosione dell’ospedale di Gaza, ieri e, in base a ciò che ho visto, sembra che sia stata opera dell'altra squadra, non della vostra”.
Intanto però la voce era circolata in tutto il mondo. In Italia, ben tre parlamentari (Pd, Sinistra Italiana e M5S) si sono esposti con una esplicita condanna del presunto crimine israeliano. In Europa, Charles Michel, presidente del Consiglio Europeo, ha stigmatizzato l’azione parlando di "bombardamento" e definendolo "non in linea con il diritto internazionale". Il premier canadese Justin Trudeau ha dichiarato "non è accettabile colpire un ospedale". La stampa occidentale ha subito parlato di “bombardamento israeliano”. Su Twitter (ora X) #genocidio è diventato trend topic. Per poi passare a toni più dubitativi e neutrali man mano che le notizie smentivano questa verità apparente.
Ma se in Occidente, questo errore di valutazione ha causato, al massimo, qualche imbarazzo, nel Medio Oriente, la notizia (falsa) della “strage israeliana” ha provocato la condanna unanime di tutti i governi arabi e dell'Iran, nonché l’incendio della piazza araba. A Ramallah, capitale dell’Autorità Palestinese, una folla inferocita ha aggredito la polizia. Per motivi di sicurezza, Mahmoud Abbas, presidente dell’Ap, ha annullato il suo incontro previsto con Biden. La notizia e la collera delle piazze ha spinto la Giordania a cancellare l’incontro ad Amman con Biden. Il presidente dell'Autorità Palestinese Mahmoud Abbas ha lasciato la Giordania ed è tornato in Cisgiordania, temendo una sollevazione contro il suo governo. Altre proteste massicce si sono tenute in Kuwait, Egitto, Tunisia, Libano e Iraq. In questi ultimi due Paesi arabi, le ambasciate statunitense e francese hanno anche subito tentativi di assalto.
Il presidente Biden, dunque, si è limitato alla sola visita di Israele. Ha ribadito la sua vicinanza alla causa israeliana, non ha negato generosi aiuti militari al Paese alleato, ha però invitato il governo Netanyahu alla prudenza nella reazione, temendo un allargamento del conflitto. E vista la reazione araba ad una notizia di telegiornale, ha quantomeno constato quanto improvvisa e imprevedibile possa essere l'escalation del conflitto. Ha perorato la causa umanitaria per la popolazione di Gaza. Ha ancora chiesto l’apertura del valico di Rafah (tra Egitto e Striscia) per farvi transitare tutti gli aiuti. Però, senza sentire né incontrare l’altra campana, quella araba, quella del presidente americano è stata una visita riuscita a metà, inevitabilmente monca. E questo, appunto, per una sola notizia, che poi è stata smentita.