Una moschea in Pakistan rifiuta di aiutare i cristiani affamati
Escluse dalla distribuzione di aiuti alimentari organizzata dalla moschea del loro villaggio, 120 famiglie cristiane sono state soccorse da un musulmano, Shakeel Ahmed
Dal Pakistan giunge notizia di un nuovo episodio di discriminazione nei confronti dei cristiani. Nel villaggio di Sanda Kalan, nella provincia del Punjab, il 4 marzo scorso la moschea locale ha distribuito aiuti alimentari raccolti per aiutare i poveri e le persone che a causa dell’epidemia di Covid-19 sono rimasti senza lavoro, spesso lavoratori a giornata che vivono con le loro famiglie di quel che riescono a guadagnare di giorno in giorno. Anche i cristiani in queste condizioni si sono presentati per ricevere delle razioni alimentari, ma sono stati respinti con la motivazione che gli aiuti erano riservati ai 500 musulmani del villaggio. Un fatto analogo si era verificato il 28 marzo a Karachi dove l’organizzazione non governativa Saylani Welfare International Trust ha rifiutato le tessere alimentari ai cristiani e agli indù (“In Pakistan una associazione islamica riserva la Zakat ai soli fedeli”, Blog Cristiani perseguitati, 30-03-2020). In aiuto ai cristiani di Sanda Kalan – 120 famiglie ridotte alla fame – è intervenuto un militante musulmano per i diritti umani, Shakeel Ahmed, indignato per il trattamento dei cristiani, disumano e secondo lui contrario agli insegnamenti dell’Islam. Ahmed ha preso contatto con delle organizzazioni cristiane informandole della situazione. Queste si sono attivate, hanno portato del cibo e lo hanno distribuito con l’aiuto di attivisti locali. L’arcivescovo di Islamabad e Rawalpindi, monsignor Joseph Arshad, e altre autorità cattoliche del Pakistan hanno chiesto che tutti i cittadini siano protetti e aiutati senza distinzione di fede.