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PAPA E CL

Una giornata di grazia vista dalla piazza

«Cristo è come il fiore del mandorlo: è quello che fiorisce per primo, e annuncia la primavera». Nei giorni che seguono l’udienza di papa Francesco con la Fraternità di Comunione e Liberazione vediamo placarsi il vento che volava su piazza S.Pietro, e fiorire i mandorli nei giardini.

Ecclesia 12_03_2015
Carron

Dopo l'incontro di Comunione e Liberazione con il Papa lo scorso 7 marzo - raccontato per noi da Massimo Introvigne - e il commento che abbiamo pubblicato di Robi Ronza, sono arrivate in redazione varie lettere di presenti all'evento, che rispecchiano aspetti e sentimenti diversi. Pubblichiamo uno di questi contributi, scritto da un altro nostro collaboratore, don Angelo Busetto, che racconta soprattutto della testimonianza offerta dagli 80mila in Piazza san Pietro.

«Cristo è come il fiore del mandorlo: è quello che fiorisce per primo, e annuncia la primavera». Nei giorni che seguono l’udienza di papa Francesco con la Fraternità di Comunione e Liberazione vediamo placarsi il vento che volava su piazza S.Pietro, e fiorire i mandorli nei giardini. Le parole del Papa descrivono per immagini la realtà.

Cristo è all’inizio di tutta la fioritura che si espande nell’abbraccio dell’affollatissima piazza e che si comunica alle donne dell’Africa, alla Russia di filosofi e studenti, al freddo infinito del Kazakistan, all’ex arcivescovo anglicano di Canterbury, ai carcerati di Padova, agli amici dell’America, Brasile e Paraguay e alle nostre piccole o grandi comunità di paese o di città. Una giovane donna s’è portata a Roma i due bambini piccoli e il marito malato di Sla; quando ho saputo della sua presenza sono rimasto esterrefatto: «Una giornata di grazia. Grazia su grazia», lei scrive.

Quando dagli schermi gigante viene riprodotto un video in cui don Giussani racconta dell’apostolo Andrea che dopo il primo incontro con Gesù torna a casa, un silenzio di commozione attraversa la piazza che partecipa all’ascolto e ai canti. L’incontro con ‘il falegname di Nazaret’ continua ad accadere. Dopo il saluto di don Julián Carron presidente della Fraternità di CL, il Papa si alza dalla sedia e gli muove incontro per abbracciarlo.

Francesco ha parole e gesti come uno che ama e vede lontano. Ricorda che ad ogni suo ritorno a Roma si fermava a lungo nella Chiesa di San Luigi dei Francesi davanti a ‘La vocazione di Matteo’ di Caravaggio. Alla fine dell’udienza, don Carrón dice: «Oggi in piazza san Pietro noi abbiamo vissuto di nuovo l’esperienza dell’incontro con Cristo. Lo abbiamo visto primerear davanti ai nostri occhi attraverso la persona e lo sguardo di papa Francesco. Lo stesso sguardo che duemila anni fa ha conquistato Matteo, ma oggi!». Questo è il ‘cristianesimo elementare’ che don Giussani proponeva ai primi giovani incontrati e a tante persone di ogni ambiente: Gesù presente qui ed ora, che cambia il destino di ciascun uomo e di tutta la storia. Un respiro di vita.

Nell’intenso vibrare gioioso di piazza San Pietro, risplende quello che abbiamo vissuto e amato, che viviamo e amiamo, le energie consumate e i doni ricevuti, la bellezza di una vita riempita di lavoro e di speranza, di fatica e di tenerezza, di persone da amare e da accompagnare, di strada da percorrere e di energia di perdono e passione.

Da dove rinasce il cristianesimo, se non dal «centro che è uno solo, è Gesù Cristo»? È verso Cristo che occorre sempre ‘decentrarsi’. L’esperienza di Lui, presente e vivo, consente di non chiuderci in un «museo di ricordi» e di «tenere vivo il fuoco e non adorare le ceneri». Una grazia in movimento e un compito per la vita. Matteo, dopo aver incontrato Gesù, lo ha invitato a casa sua e ha chiamato gli amici. Una persona cambiata cambia il mondo, nel gesto della carità più vera e grande che è la convocazione attorno al Signore.