Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
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Una "foresta nera" di problemi

Un quadro desolato. La Chiesa tedesca potrebbe esplodere da un momento all'altro.

Attualità 22_09_2011
Papa Benedetto XVI in Germania

 

Il viaggio appena iniziato di Papa Benedetto XVI nella sua terra nativa si snoderà attraverso l’intricato scenario di una peculiare foresta nera. Non ci riferiamo all’aera boschiva a sud-ovest della Germania, bensì a quella serie di questioni di particolare gravità che travagliano dall’interno la chiesa tedesca.

In un messaggio della Conferenza Episcopale Tedesca del 17 marzo scorso dal titolo Credere oggi i vescovi compiono una significativa carrellata dei problemi più scottanti del cattolicesimo in terra germanica. Il celibato ecclesiastico: «Alcuni chiedono di allargare le modalità di accedere al servizio sacerdotale. La motivazione per una simile richiesta è basata spesso sullo stato di emergenza della pastorale nelle nostre diocesi». Il matrimonio omosessuale e le coppie di fatto: «Altri insistono sul riconoscimento ecclesiale di nuove convivenze, che stanno diventando abituali nella società». La possibilità per i laici di predicare e guidare le parrocchie: «Altri ancora si aspettano nella Chiesa una maggiore possibilità di compartecipazione che vada oltre le strutture preesistenti dei consigli pastorali e degli altri organismi ecclesiali». La critica in merito alla storicità dei Vangeli: «Altri ancora vogliono smitizzare molti insegnamenti del Vangelo liberandoli da tutti i presunti rivestimenti legati alla cultura del tempo, per adattarli così alla nostra attuale sensibilità». Infine la pedofilia: «Occasione attuale per un dialogo intraecclesiale sempre più necessario, sono certamente i casi di abusi sessuali da parte di collaboratori della Chiesa recentemente venuti alla luce».

Quale la soluzione? Rifarsi alla sana dottrina? Alla Tradizione? Pare di no: «Non mancano infine di farsi chiaramente sentire quelle voci che vogliono lasciare tutto com’era e che pensano addirittura che la desolazione della Chiesa nasca dalla infedeltà nei confronti della tradizione e della sua natura propria». La soluzione è il dialogo senza posizioni veritative assolute: «Esiste l’urgenza di un dibattito […]. I vescovi lanciano l’iniziativa di una riflessione comune. Noi vediamo infatti il pericolo reale nella nostra Chiesa di dispute fino al punto di rompere i legami esistenti e perdere così l’unità. È risaputo che è difficile dialogare se si sale sulle barricate».

Ma riprendiamo qualche punto accennato dal documento episcopale. In merito al celibato sacerdotale posizioni critiche alla linea del Magistero vengono assunte addirittura da monsignor Robert Zollitsch, presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, il quale appena insediatosi nel 2008 dichiara al settimanale Der Spiegel: «Constatiamo la diminuzione delle vocazioni, perché la sfida del Vangelo è difficile da trasmettere. È ovvio che il collegamento tra l’essere prete e il celibato non è teologicamente necessario». Vero è che il celibato non è norma divina ma ecclesiale, peccato però che Benedetto XVI nell’esortazione post-sinodale Sacramentum caritatis, aveva sottolineato che il celibato è «una ricchezza inestimabile» e «rappresenta una speciale conformazione allo stile di vita di Cristo stesso», e queste ci paiono riflessioni dal carattere sicuramente teologico.

Anche sulle coppie omosessuali l’arcivescovo Zollitsch appare possibilista affermando che «se esistono persone con questa predisposizione, lo Stato può adottare le opportune regolamentazioni, anche se considero sbagliato il concetto di matrimonio omosessuale, poiché lo mette sullo stesso piano del matrimonio tra uomo e donna». Per rimanere in tema, si prevedono cortei di omosessuali a Berlino per la giornata di oggi [22] e sempre per protesta sarà celebrata un messa da due sacerdoti gay, sposati civilmente e sospesi a divinis.

C’è poi il famigerato scandalo pedofilia venuto alla ribalta nel 2010. La chiesa cattolica tedesca ha promosso con un gruppo indipendente di ricerca, l’Istituto di Ricerca Criminologica della Bassa Sassonia, un’analisi dei casi emersi negli ultimi dieci anni, tra cui quelli avvenuti tra il 1977 e il 1982 a Monaco quando era arcivescovo di questa diocesi Joseph Ratzinger. Un’indagine volta non solo a verificare quali e quanti sono i colpevoli, ma anche tesa a decifrare i tratti psicologici dei pedofili al fine di prevenire futuri abusi. La ricerca si inserisce nelle linee guida tracciate dalle Direttive della Conferenza episcopale tedesca sulla procedura in casi di abusi sessuali su minori perpetrati da ecclesiastici, unico documento di questo genere nel mondo ecclesiale cattolico e non. Monsignor Zollitsch a tal proposito tiene a precisare che queste direttive «assicurano alle vittime e ai loro parenti un aiuto umano, terapeutico e pastorale, che viene adattato individualmente. In ogni diocesi esiste una persona a cui rivolgersi». Sulla questione non ci sono infingimenti di sorta, come tiene e precisare sempre Zollitsch: «non sfuggiamo alle nostre responsabilità e non possiamo scusare nessuno dei casi accaduti». La caccia al pedofilo non ha risparmiato nessuno, nemmeno lo stesso presidente della Conferenza Episcopale che nel giugno del 2010 fu indagato per poi essere prosciolto nel mese successivo.

Questi scandali ovviamente hanno lasciato il segno tra i cattolici. La Chiesa tedesca è infatti afflitta da qualche tempo dal fenomeno del cosiddetto "sbattezzo". Nel 2010 ben 180mila fedeli non si erano più professati cattolici nelle dichiarazioni dei redditi (ciò permette un piccolo introito per le casse della chiesa locale). Il trend è in crescita: nel 2009 si erano contate 129mila defezioni.

La Chiesa in Germania poi vacilla anche in campo bioetico, in specie sui temi di fine vita. La Conferenza Episcopale tedesca in collaborazione con il Consiglio delle Chiese evangeliche tedesche si era espressa sul punto con un opuscolo dal titolo Disposizioni sanitarie del paziente cristiano edito nel 1999 e rivisto nel 2003. In quest’ultima edizione innanzitutto c’è una benedizione ampia e benevola allo strumento del testamento biologico (al termine del documento c’è anche un facsimile da utilizzare), il cui contenuto, anche in merito al rifiuto di terapie salvavita, è vincolante per il medico: «Con un testamento biologico sostanzialmente si possono richiedere sia misure della cosiddetta "eutanasia passiva". […] Lei può quindi pretendere che misure di sostegno della vita vengano omesse, che misure già iniziate vengano interrotte».

L’eutanasia passiva è quindi accolta con favore, anche nel caso in cui si procuri la morte del paziente tramite rifiuto di idratazione e alimentazione: «L’eutanasia "passiva" punta a un dignitoso lasciar morire, nello specifico non proseguendo o non iniziando nemmeno un trattamento volto al prolungamento della vita (per es. l’alimentazione artificiale, la respirazione artificiale o la dialisi, la somministrazione di farmaci come ad esempio antibiotici) nel caso di malati inguaribili e terminali. L’ "eutanasia passiva" presuppone il consenso del morente ed è giuridicamente ed eticamente ammissibile».

Nel gennaio 2001 ecco un nuovo opuscolo: Iniziative che il paziente cristiano può prendere a sua tutela. In questo lavoro il quadro non è sostanzialmente mutato. La novità più sconcertante è la seguente: tramite le DAT le persone in stato vegetativo persistente e i dementi possono rifiutare terapie salvavita a patto che insorga una patologia gravissima potenzialmente, ma non sicuramente, letale. D’altro canto sul versante bioetico sono da registrarsi anche segnali positivi, come la recente Marcia per la Vita che ha visto una partecipazione massiccia dei cattolici e contestualmente massicce contestazioni, tanto che la polizia ha dovuto letteralmente blindare il corteo per evitare scontri.

Oltre a questo fosco scenario che non brilla certo per fedeltà alla sana dottrina, il Papa dovrà affrontare anche le contestazioni di alcuni teologi tedeschi che hanno aderito ad un documento intitolato “Appello alla disobbedienza” firmato da più di 300 religiosi che, in puro spirito protestante, chiedono il sacerdozio femminile, la riammissione all’eucarestia dei separati risposati, la creazione della figura del laico-prete, la continuazione del ministero sacerdotale anche per i preti sposati. La contestazione in occasione del viaggio del Papa poi si è allargata anche ad altre 54 organizzazioni che sfileranno a Berlino su una finta papa-mobile la quale per par condicio ospiterà un anti-papa e un’anti-papessa.