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Islam

Una donna cristiana condannata a morte in Pakistan

È stata giudicata colpevole di blasfemia per aver usato espressioni offensive nei confronti del profeta Maometto su una chat WhatsApp

Il 19 settembre, in Pakistan, l’Agenzia federale di investigazione di Rawalpindi ha riconosciuto colpevole di blasfemia una donna cristiana, Shagufta Kiran, e l’ha condannata alla pena di morte. Shagufta era stata arrestata insieme a due dei suoi quattro figli il 29 luglio 2021 in seguito alla denuncia di Sheraz Ahmed Farooqi, offeso per dei post a suo dire irrispettosi nei confronti del profeta Maometto pubblicati su “Pure Discussion”, una chat WhatsApp. La polizia aveva fatto irruzione in casa sua a Islamabad e aveva sequestrato telefoni, computer e anche oggetti di valore. I figli erano stati rilasciati, invece lei da allora è in carcere, reclusa in cella di isolamento. Secondo il marito, Ragique Masih, Shagufta non era l’autore del post, si era limitata a condividerlo distrattamente. Rana Abdul Hameed, l’avvocato che la difende, sostiene che l’accusa è infondata, motivata come spesso accade nei casi di blasfemia da rancori personali. Jubilee Campaign, una organizzazione olandese impegnata nella difesa della libertà religiosa, ha annunciato che fornirà assistenza legale a Shagufta e presenterà ricorso presso l’Alta Corte. La sentenza ha gettato nello sconforto la sua famiglia che aveva sperato in un verdetto di assoluzione e che invece adesso deve affrontare insieme alla poveretta mesi e forse anni di incertezza. Prima di lei Asia Bibi, il caso più noto di ingiusta sentenza di condanna a morte per una inverosimile accusa di blasfemia, ha trascorso in carcere dieci anni e, dopo l’assoluzione e la liberazione, è stata costretta a vivere nascosta per mesi, prima di lasciare il paese avendo ottenuto asilo in Canada con i suoi famigliari. La sua assoluzione aveva infatti scatenato violente proteste in tutto il paese e lei aveva ricevuto minacce di morte.