Un timbro separa i lefebvriani dalla prelatura
Manca solo il timbro per l'accordo tra Vaticano e Fraternità S. Pio X. L'ha annunciato il superiore della Fraternità fondata da Lefebvre, Fellay. L'accordo si limiterebbe al Credo e al riconoscimento della validità del novus ordo missae, lasciando il tema della libertà religiosa al futuro. I pro e i contro di un cammino che Fellay sembra disposto a voler correre.
Manca solo le tampon, il timbro finale, e poi l'accordo tra Vaticano e Fraternità sacerdotale S. Pio X sarà cosa fatta. L'ha annunciato monsignor Bernard Fellay, Superiore generale della Fraternità fondata da monsignor Marcel Lefebvre (1905-1991), durante un'intervista televisiva alla trasmissione “Terres de Mission” mandata in onda il 29 gennaio dalla TV Libértes.
In effetti sembra davvero la volta buona, anche se la storia dell'accordo tra Santa Sede e Fraternità insegna che occorre sempre una certa dose di prudenza. Fonti vaticane confidano alla Nuova BQ che le carte sono (quasi) pronte e davvero manca solo il timbro finale, che è nelle mani di Papa Francesco.
L'accelerazione impressa da Bergoglio ai contatti e alle discussioni che presero avvio nel 2000 per volontà di Giovanni Paolo II, è basata su di una proposta light rispetto a quella offerta sotto il pontificato di Benedetto XVI. Allora le questioni dottrinali furono pietra d'inciampo invalicabile, ora sembrano passate in secondo piano per volontà di Francesco, che tende a privilegiare l'azione e gli aspetti pastorali.
Le condizioni per l'accordo si ridurrebbero all'accettazione da parte della Fraternità della professio fidei, il Credo, e della validità dei sacramenti celebrati con la cosiddetta “nuova messa”, il Novus ordo frutto della riforma conciliare che ha seguito il Vaticano II. Sulle questioni più scottanti, quelle su cui lo stesso Lefebvre pose gran parte della sua battaglia, rimarrebbe una sostanziale e vaga apertura alla discussione. Si tratta della libertà religiosa e del rapporto tra Chiesa e Stato, più in generale tra Chiesa e “mondo”, ambiti su cui la Fraternità ha sempre fatto molte critiche a Roma.
Secondo monsignor Fellay l'apertura di Francesco alla Fraternità S. Pio X sarebbe da inquadrare nell'attenzione che il Papa ha verso le cosiddette “periferie”. «E noi», ha aggiunto durante l'intervista televisiva, «per le grandi correnti della Chiesa siamo una periferia».
Dopo la rimozione da parte di Bendetto XVI della scomunica ai 4 vescovi ordinati da monsignor Lefebvre nel 1988 (oltre a Fellay, i vescovi Bernard Tissier de Mallerais, Alfonso de Galarreta e il controverso Richard Williamson), durante il Giubileo della Msiericordia Francesco ha concesso ai sacerdoti della Fraternità di confessare lecitamente e non solo validamente. Una concessione che è stata confermata senza alcun limite temporale con la lettera di chiusura del giubileo, Misericordia et misera.
L'inquadramento canonico offerto nell'accordo, come si dice da tempo, sarebbe quello di una Prelatura personale, un istituto giuridico ad oggi riservato solo all'Opus dei fondata da san Josemaría Escrivá de Balaguer. Si tratta di un istituto che garantirebbe ampia libertà ai seguaci di monsignor Lefevbre, in quanto non sarebbero legati a un territorio particolare, inoltre al suo capo sono riservate prerogative proprie di chi è a capo di una giurisdizione ecclesiatica.
Per monsignor Fellay «questo accordo è possibile senza attendere che la situazione sia divenuta totalmente soddisfacente nella Chiesa». Si tratta di una puntualizzazione che segna il travaglio e le lacerazioni che già abitano la Fraternità di fronte a questo accordo. Infatti, molti all'interno della comunità sacerdotale, anche laici che la frequentano, ritengono pieno di rischi e insidie l'accordo con la “chiesa di Francesco” ritenuta “ultra-conciliare”. L'esortazione Amoris laetitia e il recente incontro a Lund (Svezia), per la commemorazione congiunta dei 500 anni della riforma di Lutero, sono stati apertamente criticati (anche dallo stesso Fellay).
Chi propende per accettare l'accordo pensa che proprio in questo tempo l'opera della Fraternità sarebbe provvidenziale per la Chiesa. Tuttavia è ragionevole attendersi che l'apposizione del famoso timbro aprirà una stagione difficile per monsignor Fellay, perché gli sarà impossibile fermare una emorragia interna di sacerdoti e fedeli verso altri lidi più o meno sedevacantisti. Ma è un rischio che Fellay sembra disposto a voler correre.