Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Sant’Alessio a cura di Ermes Dovico
Cristiani Perseguitati
a cura di Anna Bono
Islam

Un ricordo di Shahbaz Bhatti

Il fratello Paul lo ha ricordato a Trieste, durante la 50esima Settimana sociale dei cattolici in Italia conclusasi da poco

 

Paul Bhatti è il fratello di Shahbaz Bhatti, il primo ministro cristiano delle minoranze in Pakistan dal 2008 al 2011, anno in cui è stato assassinato. Da due anni Shahbaz aveva ricevuto minacce di morte, inviso ai fondamentalisti islamici per la sua difesa della minoranza cristiana, perseguitata, per i suoi tentativi di sottrarre alla pena capitale Asia Bibi, condannata a morte per blasfemia, e per le sue critiche alla legge sulla blasfemia che chiedeva fosse emendata. Gli era stata negata una scorta e la mattina del 2 marzo 2011 l’auto con la quale si stava recando al lavoro è stata attaccata da un gruppo armato appartenente al gruppo jihadista Tehrik-i-Taliban Punjab. Ferito gravemente, morì durante il trasferimento in ospedale. Dopo la sua morte il fratello Paul, medico, all’epoca residente in Italia, è rientrato in patria e ha accettato di sostituirlo al vertice del ministero per le minoranze, rinominato dell’Armonia. Ha ricoperto la carica fino al 2013, quando è stato sostituito con un musulmano nel terzo governo guidato da Nawaz Sharifal, e l’anno successivo è tornato in Italia. Abita a Treviso dove esercita la professione. Nei giorni scorsi ha partecipato alla 50esima Settimana sociale dei cattolici in Italia svoltasi quest’anno a Trieste. Commentando il caso di Ehsan Shan, un ennesimo cristiano ingiustamente accusato di blasfemia, condannato a morte il 1° luglio scorso (“Nuova condanna a morte per blasfemia in Pakistan”, Lanuovabq, 3-7-2024), ha portato all’attenzione del pubblico il fatto che è quanto mai necessario raccogliere l’eredità del fratello Shahbaz. Ha parlato del clima ostile ai cristiani e della facilità con cui vengono accusati e condannati malgrado l’evidenza della loro innocenza. Dell’ideologia che ispira così tanta violenza ha detto che a diffonderla sono “estremisti, persone fanatiche” che secondo lui non appartengono alla religione musulmana”. Fosse vero che avesse ragione. Ma l’islam integralista, intollerante, ha radici e trae legittimazione nel Corano e nella Sunna che ordinano di conquistare tutta l’umanità, sottometterla e di punire chiunque, infedele o fedele, offenda Maometto e la religione musulmana.