Un non-matrimonio diventa un suicidio politico
La festa di non-matrimonio celebrata da Silvio Berlusconi a Villa Gernetto con Marta Fascina, può trasformarsi in un evento politico estremamente distruttivo per il centro-destra. Berlusconi ha infatti pubblicamente lodato Salvini ("un vero leader") e ha "dimenticato" di invitare gli esponenti di Fratelli d'Italia. E neanche i ministri del governo Draghi. Dove vuole andare il Cavaliere?
Sabato scorso, a Villa Gernetto (Lesmo), si è celebrato un “non matrimonio” tra Silvio Berlusconi (85 anni) e Marta Fascina (32). Era una cerimonia annunciata da tempo, senza alcun risvolto formale né giuridico, semplicemente la celebrazione ufficiale e simbolica di un legame affettivo, alla presenza di una sessantina di invitati.
Ma quello che avrebbe dovuto essere solo un “non matrimonio” da consegnare alle cronache potrebbe presto rivelarsi un vero e proprio suicidio politico, una sorta di “de profundis” per il centrodestra, uscito malconcio dalla partita per il Quirinale e privo di una strategia politica unitaria. Già la lista degli invitati era stata probabilmente concepita per dare il colpo di grazia a una coalizione che virtualmente è maggioranza numerica nel Paese (questo dicono i sondaggi), ma che pare ormai degradata ad assembramento caotico di anime troppo diverse per potersi aggregare stabilmente in uno schieramento politico.
Invitato, infatti, Matteo Salvini; invitati gli esponenti di Forza Italia più lontani dal governo, come il coordinatore Antonio Tajani, la presidente dei senatori azzurri, Anna Maria Bernini e Licia Ronzulli; invitati i fedelissimi Marcello Dell’Utri, Fedele Confalonieri, Adriano Galliani. Assenti i tre ministri (Brunetta, Gelmini, Carfagna), ma soprattutto assenti i leader degli altri partiti, non solo di quelli di centro, ma anche di Fratelli d’Italia. Giorgia Meloni non era infatti stata invitata. E questo è certamente un segnale politico, al di là dei rapporti d’amicizia che Berlusconi intrattiene con Salvini da più tempo che con Meloni.
Ma il segnale di rottura più significativo è rappresentato dagli elogi sperticati che Berlusconi ha fatto al leader del Carroccio, con parole inequivocabili: "Vieni Matteo, onoraci della tua presenza", ha detto il Cav invitandolo a lasciarsi immortalare nella foto di famiglia. "Questo è Matteo Salvini, l’unico leader vero che c’è in Italia. Lui è sincero, per questo io lo ammiro e gli voglio molto bene", ha aggiunto. Parole interpretate in vario modo dagli analisti della politica. C’è chi le ritiene un aiuto a un amico in difficoltà, visto che il Capitano non se la passa bene, dopo la sconfitta nelle trattative per il Colle, la recente e assai criticata trasferta in Polonia e le beghe interne alla Lega, dove la sua leadership non è più così fuori discussione. Altri, invece, hanno visto nelle parole di Berlusconi un attacco alla Meloni e alle sue ambizioni di guidare il centrodestra.
Fatto sta che le reazioni degli scontenti non si sono fatte attendere. Si vocifera di mugugni tra i ministri di Forza Italia, trattati da separati in casa e ormai ai ferri corti con l’asse Tajani-Ronzulli-Bernini. L’ala liberale del partito teme che l’abbraccio con Salvini possa tradursi in una sorta di annessione da parte della Lega, con la sola finalità di impedire a Fratelli d’Italia di diventare primo partito del centrodestra. Anche dall’entourage di Giorgia trapela una certa irritazione e qualcuno non riesce a trattenersi: "I veri leader li incoronano gli elettori, non gli amici; prenderemo più voti di Lega e Forza Italia messi insieme".
Ecco perché il “non matrimonio” potrebbe aver scritto la parola fine sulla coalizione, che nei sondaggi continua a primeggiare, ma che nella realtà è una pura finzione, ormai. La Meloni si preparerebbe, infatti, a lanciare una sorta di Opa sull’elettorato del nord, proprio per arrotondare il bottino di voti che già raccoglie al centro e al sud e per accreditarsi come forza politica nazionale. Proprio ora che Salvini arretra un po' ovunque e già nelle ultime elezioni amministrative ha dimostrato di non avere più il controllo di molti suoi feudi anche al nord. I centristi, che pure hanno un seguito pressochè irrilevante all’interno dello schieramento alternativo alla sinistra, potrebbero trarre paradossalmente vantaggio dall’eventuale liquefazione di Forza Italia e riuscire ad attrarre in un nuovo grande centro i delusi di Forza Italia che non vogliono diventare salviniani.
Ma tutte queste beghe interne non fanno altro che indebolire il centrodestra in vista delle prossime competizioni elettorali, amministrative e politiche.