Un Nobel per difendere i diritti dei bambini
Il Nobel per la Pace 2014 è stato assegnato a Malala Yousafzai e a Kailash Satyarthi. La prima è la coraggiosa ragazzina pakistana che i Talebani hanno cercato di assassinare perché denunciava, alla BBC, i loro soprusi. Il secondo è un attivista indiano per i diritti dell'infanzia che ha liberato 80mila schiavi.
Il Premio Nobel per la pace 2014 è stato assegnato a Malala Yousafzai e a Kailash Satyarthi, premiati entrambi “per il contributo offerto alla lotta in difesa dei più piccoli e per il loro diritto all’istruzione”.
Malala Yousafzai, nata nel distretto di Swat, in Pakistan, ha 17 anni ed è la persona più giovane mai insignita di un Premio Nobel. Ad appena 11 anni aveva incominciato a scrivere il diario che ha cambiato la sua vita. All’epoca i talebani, che controllavano lo Swat, avevano ordinato la chiusura di tutte le scuole private femminili del distretto per impedire che alle bambine fosse impartita l’educazione scolastica. Nei mesi precedenti avevano distrutto circa 150 scuole. Nel diario Malala raccontava come la proibizione di andare a scuola fosse vissuta da lei e dalle sue compagne, manifestava il proprio desiderio di ricevere un’istruzione e che tutte le bambine potessero avere l’opportunità di studiare. Nel 2009, su iniziativa dei suoi genitori, il diario è andato in onda sulla BBC on line in lingua urdu. Divenuta famosa nel suo paese, nell’ottobre 2012 Malala è stata vittima di un attentato rivendicato dai talebani. Gravemente ferita da colpi di arma da fuoco alla testa mentre con le sue compagne si trovava sul bus della sua scuola, ha rischiato di morire. È stata curata prima in Pakistan e poi in Gran Bretagna dove ora risiede e studia, ormai divenuta un personaggio di fama internazionale. Un fondo istituito in suo nome assiste bambini di tutto il mondo affinché possano ricevere un’istruzione.
Kailash Satyarthi ha 60 anni è indiano, vive a New Delhi. Nel 1980, a 26 anni, ha abbandonato una promettente carriera di ingegnere per dedicare la vita ad aiutare i bambini indiani ridotti in schiavitù. Risale a quell’anno la fondazione del Bachpan Bachao Andolan, Movimento per la salvaguardia dell’infanzia, che da allora lotta contro la schiavitù per debiti, il lavoro infantile e il commercio di esseri umani e per il diritto di tutti i bambini all’istruzione. La sua missione è “creare una società ben disposta verso i bambini, in cui tutti i bambini sia liberi da ogni forma di sfruttamento e ricevano un’istruzione libera e di buona qualità”. L’organizzazione mira a identificare, liberare, riabialitare e istruire i bambini schiavi tramite interventi diretti, attività di sensibilizzazione per promuovere comportamenti etici nel commercio, proteste e campagne a livello nazionale e internazionale. Una delle iniziative di maggior impatto è la Marcia globale contro il lavoro infantile: una manifestazione che nella sua prima edizione, nel 1998, ha toccato 90 paesi, inclusa l’Italia, percorrendo 80.000 chilometri. La Marcia è riuscita a mobilitare milioni di persone e ha contribuito a far adottare nel 1999 dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro la convezione n.182 contro le forme peggiori di sfruttamento del lavoro minorile. Dalla sua fondazione, Bachpan Bachao Andolan ha liberato dalla schiavitù e ha reinserito nella vita sociale oltre 80.000 bambini.
Nel motivare la propria scelta, su ben 278 nomine ricevute, il Comitato per il Nobel ha valutato come estremamente positivo che una musulmana e un indù, una pakistana e un indiano si trovino uniti e accomunati in una battaglia contro l’estremismo e in favore dell’istruzione. Di Malala, che era come ogni giorno a scuola, a Birmingham dove risiede, ed è stata fatta uscire dalla classe per essere informata della decisione del Comitato, ha detto: “nonostante la sua giovane età, già da anni combatte per i diritti della bambine all’educazione e ha dimostrato con l’esempio che bambini e giovani possono anche loro contribuire a migliorare la situazione. E lo ha fatto nelle circostanze più pericolose: attraverso la sua battaglia eroica, è diventata una voce guida per i diritti dei bambini all’educazione”. Quanto a Satyarthi, è stato scelto per aver dato prova di “grande coraggio personale, mantenendo la tradizione di Gandhi, guidando varie forme di protesta e dimostrazione, tutte pacifiche, contro il grave sfruttamento dei bambini a scopi di finanziari, contribuendo anche allo sviluppo di importanti convenzioni internazionali sui diritti dei bambini”.
“I bambini devono poter andare a scuola – si legge nel comunicato del Comitato – e non essere sfruttati per denaro; (…) è un prerequisito per lo sviluppo pacifico del mondo che i diritti dei bambini e dei giovani vengano rispettati”.
La decisione di premiare due persone impegnate nella difesa dell’infanzia e dei suoi diritti, nell’interesse dei più piccoli e più indifesi e della pace mondiale, non poteva giungere in un momento più opportuno. Nuovi pericoli infatti minacciano i bambini, inimmaginabili fino a pochi anni fa: la teoria del gender, la riproposta dell’eugenetica, gli uteri in affitto, perfino tentativi di legittimare la pedofilia. Se è vero che il rispetto dei diritti dei bambini è un “prerequisito per lo sviluppo pacifico del mondo”, il primo e fondamentale, il diritto alla vita continua inoltre a essere sistematicamente negato. Proprio in India, la patria del nuovo Nobel per la pace, l’aborto e l’uccisione alla nascita di figli indesiderati perchè di sesso femminile ha da decenni le dimensioni di una strage: nel 2011, nonostante i tentativi delle autorità di contrastare il fenomeno, sono state eliminate così tre milioni di bambine. Nello stesso anno in Italia gli aborti sono stati oltre 100.000: circa 300 ogni giorno, praticati in strutture sanitarie, con l’avallo della legge.