Un giovane cristiano vittima di un mob in Egitto
Dopo una lite con un musulmano il ragazzo di soli 20 anni è stato picchiato a morte da un gruppo di estremisti islamici
L’Egitto è al 35° posto nell’elenco Open Doors 2023 dei 50 stati in cui i cristiani sono più duramente perseguitati. Il presidente Abdel Fattah al Sisi li difende e lo dimostra con concrete iniziative in loro favore. Le minacce ai cristiani (poco meno di dieci milioni su un totale di oltre 113 milioni di abitanti) provengono da quella parte della popolazione influenzata dai movimenti integralisti, soprattutto nelle campagne e in particolare nell’Alto Nilo. I cristiani convertiti, che hanno abiurato l’Islam, sono le persone che più rischiano di essere perseguitate dai vicini e dai loro stessi famigliari. Gli episodi di violenza vanno dalle molestie alle donne cristiane, per strada, alle aggressioni a singole persone ai mob contro famiglie e comunità originate da liti tra vicini o da accuse vere o false di blasfemia. Con una lite, lo scorso 31 agosto, è iniziato il susseguirsi di eventi che ha portato alla morte di Andrew Nasif, un giovane di 20 anni, unico sostegno per sua madre e per i suoi fratelli. Quel giorno Mohamed Hamid, un musulmano estremista, lo ha offeso e insultato a causa della sua fede. Andrew ha replicato, la discussione si è accalorata. A un certo punto Hamid ha estratto un coltello e ha ferito Andrew a una mano. Il ragazzo è scappato, dei vicini lo hanno raggiunto e soccorso. Lo stavano accompagnando all’ospedale dopo avergli bendato come potevano la ferita per fermare il sangue quando Hamid e altri uomini li hanno raggiunti, hanno messo in fuga i soccorritori, hanno circondato Andrew e lo hanno ucciso a bastonate e coltellate. In seguito Hamid è stato denunciato e arrestato, ma la madre di Andrew sostiene di aver ricevuto minacce dai famigliari di Hamid affinché ritiri la denuncia contro di lui.