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BORGO EGNAZIA

Un G7 ben riuscito, ma rischia di invecchiare presto

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Nel G7 in Italia si è polemizzato su ciò di cui non si è neppure discusso (aborto ed Lgbt), si è raggiunto un accordo su Russia, Cina, Medio Oriente e nucleare. Ma a parte la Meloni, sono già leader del passato.

Politica 15_06_2024
Foto di gruppo (con Papa Francesco) al G7 Italia (La Presse)

Nel G7 in Italia, a Borgo Egnazia, si è polemizzato su ciò di cui non si è neppure discusso, mentre si è raggiunto l’accordo su argomenti che, fino a poco fa, erano considerati molto divisivi su Russia, Cina, Medio Oriente, nucleare e immigrazione. Tutti gli occhi puntati su chi, del G7, è ospite pur non facendone parte: Papa Francesco prima di tutto, ma anche il premier Modi dell’India, Lula presidente del Brasile, Milei presidente dell’Argentina, Erdogan presidente turco, Zelensky presidente ucraino.

Gli argomenti polemici su cui, all’atto pratico, non c'è disaccordo, sono aborto e diritti Lgbt. I giornalisti, con vena gossippara, hanno analizzato il linguaggio del corpo, gli sguardi, i comportamenti di Macron e della Meloni, per sottolineare la crisi fra il presidente francese e la nostra premier sul mancato inserimento della parola “aborto” nella bozza del documento finale. Ma giusto solo la parola. «Ribadiamo - si legge nel documento - i nostri impegni nel comunicato dei leader di Hiroshima per l'accesso universale a servizi sanitari adeguati, convenienti e di qualità per le donne, compresi la salute sessuale e riproduttiva e i diritti per tutti». Salute riproduttiva è ormai intesa come sinonimo di aborto. Quindi…

Una polemica durata meno riguarda i diritti Lgbt, sorta quando l’agenzia Bloomberg aveva dato una notizia sulla presunta contrarietà del governo italiano a inserirli in bozza. Il governo ha seccamente smentito. Nella bozza del documento infatti leggiamo: «Esprimiamo la nostra forte preoccupazione per la riduzione dei diritti delle donne, delle ragazze e delle persone LGBTQIA+ in tutto il mondo, in particolare in tempi di crisi, e condanniamo fermamente tutte le violazioni e gli abusi dei loro diritti umani e delle libertà fondamentali». Dal documento sarebbero scomparsi termini più radicali come “identità di genere” e “orientamento sessuale”.

Quel che realmente interessava il governo italiano era la consacrazione internazionale del piano Mattei e un interessamento dei Grandi al tema dell’emigrazione illegale. E la Meloni porta a casa un successo, perché per la prima volta il tema è stato toccato. «Abbiamo condiviso diverse iniziative ad alto potenziale, abbiamo rafforzato la sinergia tra il Piano Mattei per l'Africa, la Partnership for Global Infrastructure and Investment e il Global Gateway dell'Unione Europea. Questo G7 per la prima volta nella storia ha parlato anche di governo dei flussi migratori», ha detto una trionfante Giorgia Meloni. Nella bozza finale, leggiamo, infatti: «In linea con la Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale (Untoc) e i suoi protocolli, rafforzeremo le nostre azioni per prevenire, contrastare e smantellare le reti criminali organizzate che traggono profitto dal traffico di migranti e dalla tratta di persone. A tal fine, stiamo lanciando una coalizione del G7 per prevenire e contrastare il traffico di migranti. Attraverso questa iniziativa, promuoveremo una maggiore cooperazione sulle capacità investigative, coinvolgendo le autorità competenti nei paesi di origine, transito e destinazione».

L’altro punto su cui c’è unanimità è il sostegno all’Ucraina e anche la convinzione che la Russia debba pagare i danni. «La Russia deve porre fine alla sua guerra di aggressione illegale e pagare per i danni che ha causato all'Ucraina. Secondo la Banca Mondiale, questi danni superano oggi i 486 miliardi di dollari». Per l’Ucraina, invece: «Abbiamo deciso di mettere a disposizione circa 50 miliardi di dollari sfruttando le entrate straordinarie derivanti dal patrimonio sovrano russo immobilizzato, inviando un segnale inequivocabile al presidente Putin. Stiamo intensificando i nostri sforzi collettivi per disarmare e tagliare i fondi al complesso industriale militare russo».

Se si vuole realmente fermare la Russia, occorre fare pressing sulla Cina che, dal 2022, sostiene, direttamente o indirettamente, lo sforzo bellico di Putin. I Paesi del G7 manifestano «profonda preoccupazione per il sostegno» assicurato dalla Cina alla Russia. «Invitiamo la Cina a fare pressioni sulla Russia affinché fermi la sua aggressione militare e ritiri immediatamente, completamente e senza condizioni le sue truppe dall'Ucraina».

E già che ci sono, i leader del G7 ritengono «indispensabile per la sicurezza e la prosperità internazionale» mantenere pace e sicurezza nello Stretto di Taiwan e sostengono una partecipazione significativa di Taipei in tutte quelle organizzazioni internazionali, come l'Assemblea mondiale della sanità, nelle quali «la statualità non è un prerequisito». Idea che provocherà sicuramente indignazione a Pechino.

È sul Medio Oriente che la voce dei 7 Grandi sembra affievolirsi, a parte un generico invito all’Iran a “cessare le sue azioni destabilizzanti”, un sostegno acritico al piano di pace di Biden su Gaza (che sta già naufragando) e l’espressione di “preoccupazione” per la possibile escalation in Libano, il G7 non ha niente altro da dire. Quello che parla più chiaro, ma contro questo spirito di pace, è solo il presidente turco Erdogan, che invita il mondo islamico all’unità… contro Israele, con parole di ambiguo umanitarismo: «è importante per il mondo islamico essere unito contro le politiche di genocidio messe in pratica da Israele nei territori palestinesi».

Il G7 sposa l’idea di una tregua olimpica in vista dei Giochi di Parigi. «Richiamiamo tutti i Paesi ad osservarla individualmente e collettivamente - si legge - così come indicato nella risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite adottata il 15 dicembre del 2023». Ma qualcuno ci crede realmente?

Infine, ma non da ultimo, anche il G7 si ripromette di superare il carbone dalla produzione di energia, entro dieci anni. Ma al tempo stesso, apre al nucleare: «I Paesi del G7 che scelgono di utilizzare l'energia nucleare o ne sostengono l'uso riconoscono il suo potenziale come fonte di energia pulita e a emissioni zero e ribadiscono il suo potenziale nell'accelerare la transizione verso net zero e nel migliorare la sicurezza energetica globale».

Il problema di questo summit, tecnicamente ben riuscito, ben organizzato e molto ben commentato dalla stampa estera, è però il forte rischio di invecchiare subito. La foto di gruppo può diventare ben presto una testimonianza del passato. Il prossimo luglio Sunak sarà quasi sicuramente il primo a perdere il posto, perché tutti i sondaggi lo danno perdente nelle elezioni anticipate britanniche. Contemporaneamente Macron potrebbe diventare presidente “anatra zoppa”, se dovesse perdere (quasi certo) la maggioranza all’Assemblea Nazionale. Kishida è il premier più impopolare della storia recente giapponese, con appena il 16% di consensi. Il cancelliere Scholz è il grande sconfitto tedesco delle elezioni europee. È già un'anatra zoppa. Trudeau, in Canada, ormai verrebbe votato da una minoranza. E a novembre si vota negli Usa: Biden è indietro in tutti i sondaggi rispetto a Trump, nonostante la condanna in primo grado di quest’ultimo. La Meloni, padrona di casa, è anche l’unica leader solida fra i 7 Grandi, l’unica il cui consenso si è cementato nelle ultime elezioni. Ma lo stato di salute del mondo industrializzato resta fragile, non basta l’eccezione italiana (per una volta positiva). In un mondo sempre più pericoloso, non possiamo permetterci leadership deboli.