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Islam

Un cristiano torturato a morte in Pakistan

Accusato di furto senza prove, è stato picchiato e costretto a ingerire dell’acido dal suo datore di lavoro aiutato da alcuni amici

 

 

Spesso in Pakistan i cristiani sono trattati come cittadini di seconda classe e peggio e, se subiscono abusi e discriminazioni, non sempre trovano aiuto rivolgendosi alle autorità. Questo rende più facile infierire su di loro perché i colpevoli hanno buone probabilità di restare impuniti. È il caso dei responsabili della morte di Shahid Masish, un cristiano residente a Ghang Sheikhupura, un villaggio della provincia del Punjab. Muhammad Ijaz, musulmano, proprietario della fattoria in cui lavorava, ad aprile aveva denunciato il furto di 12 capre. I ladri non erano stati trovati, ma lui si era convinto che a rubarle fossero stati Shahid Masish e un altro cristiano, Faryad Masih. Così l’8 maggio Ijaz e alcuni suoi amici hanno trascinato Shahid Masih in una stanza della fattoria. Poi lo hanno legato, lo hanno picchiato con dei bastoni rompendogli denti e dita. Infine, benché lui si continuasse a proclamarsi innocente, lo hanno costretto a bere dell’acido. Si sono fermati soltanto quando hanno visto che stava molto male. Allora forse loro stessi o forse i famigliari accorsi l’hanno portato nel più vicino ospedale dove gli sono state prestate le prime cure. Vista la gravità delle lesioni il poveretto è stato poi trasferito al Mayo Hospital di Lahore. Lì il 18 maggio, dopo 11 giorni di agonia, è deceduto, ucciso dalle ferite riportate e soprattutto dalle lesioni agli organi interni provocate dall’acido ingerito. Lascia la moglie, Sonia, e sei figli. “Il calvario di Shahid – sostiene Juliet Chowdhry, della British Asian Christian Association – è un duro esempio dellecrudeltà che i cristiani sopportano in Pakistan dove detengono lo status di paria. Nessuno dovrebbe mai sopportare una simile barbarie soprattutto per mano dei datori di lavoro che ha servito diligentemente”. Se anche avesse davvero rubato le capre, una simile barbarie avrebbe dovuto essergli risparmiata. I suoi assassini sono tuttora a piede libero perché la polizia ancora non ha ritenuto di procedere al loro arresto e risulta che stiano facendo pressioni sui parenti del defunto affinché rilascino false dichiarazioni che li discolpino.