Un codice cavalleresco anche per i Millennials
Inondati di profumo, senza peli sul corpo, vestiti con cura e attenzione, attenti all'alimentazione... gli uomini del Terzo Millennio sono le nuove donne. Serve ripristinare i ruoli, però, per sventare il pericolo di un vuoto esistenziale. Roberto Marchesino, psicologo e psicoterapeuta, ha scritto per questo il Codice cavalleresco per l'uomo del terzo millennio
Inondati di profumo, senza peli sul corpo, vestiti con cura e attenzione, attenti all'alimentazione, capaci di massacrarsi ore in palestra pur di aumentare il loro sex-appeal... uomini, dove siete finiti? Dove sono scomparsi i cavalieri d'un tempo, coraggiosi e leali?
Tra i Millennials gli uomini sono pressoché inesistenti, fagocitati da un mondo che ha imposto canoni di comportamento sempre più femminili, andando così a rompere gli equilibri perfetti del binarismo sessuale e privando la società di alcune norme ineludibili del vivere in comune. Un'analisi della "crisi del maschile" e una possibile via d'uscita da questa impasse, ce la offre lo psicologo e psicoterapeuta Roberto Marchesini nella sua ultima fatica, dal titolo: Codice cavalleresco per l'uomo del terzo millennio (SugarCo, 2017). Assistiamo oggi a un'inversione di tendenza nel comportamento. Se un tempo l'uomo è passato da raccoglitore a coltivatore, evolvendosi, il processo odierno ha invece tutte le caratteristiche di un imbarbarimento: ci troviamo a che fare con un "selvaggio con telefonino", come dice il giornalista Maurizio Blondet.
Di fronte a tutto questo, l'appello: "Uomo, diventa ciò che sei!". Scrive Marchesini: "[...] i latini avevano due parole per indicare l'uomo: homo, l'essere umano di sesso maschile; e vir, l'uomo pienamente tale. Da vir derivano virtus (la virtù, ciò che rende vir un uomo), vis (forza) e virilitas (virilità). Quindi l'essere umano di sesso maschile nasce homo (anthropos, in greco) e deve diventare vir (aner, in greco), cioè forte, coraggioso, virtuoso. Non è forse questa la differenza che passa tra maschio (essere umano di sesso maschile) e uomo? Maschio si nasce. Non dipende da noi, non c'è alcun merito nell'essere maschio. Ma il nascere maschio è un munus, un dono che è anche un dovere, un impegno". Diventare uomini non è né facile, né scontato. È un dovere che si realizza nell'adesione alla propria vocazione, al proprio destino. E una possibile radice dell'odierna "crisi del maschile" sta forse proprio qui: nel fatto che siamo immersi in un eterno presente senza senso, privo di un orizzonte trascendente e dunque senza più uno scopo chiaro per il quale valga la pena spendere la propria vita.
Di fronte a questo "vuoto esistenziale", la possibile risposta è duplice: da un lato la via piana del godimento, anestetico tanto facile quanto insufficiente all'angoscia esistenziale; dall'altra la strada più impegnativa di una vita coraggiosa, "tesa – come spiega Ortega y Gasset – a superare se stessa, a trascendersi, a raggiungere quel che si propone come essere ed esigenza". Come fare, se si decide di incamminarsi lungo questa seconda via? Marchesini lo illustra passo dopo passo, parlando del coraggio ma anche della paura e della responsabilità, della sincerità fatta di poche parole e di affidabilità, dell'onore e della reputazione, della lealtà contrapposta alla legalità, della cavalleria, della cortesia – oggigiorno spesso considerata ottusa misoginia, almeno dalle frange femministe – e della franchezza, sinonimo di libertà.
Se torneranno a esservi uomini veri, tutta la società ne trarrà vantaggio e si ristabilirà l'ordine. "Cari uomini, siate virtuosi – scrive nella Prefazione la professoressa Giorgia Brambilla – e noi donne saremo felici di 'esservi d'aiuto' e saremo spose docili e capaci di non intossicarvi con le nostra paranoie quando tornerete a casa, madri che vi lasceranno volare senza trasmettervi la paura che prendiate freddo, figlie spirituali liete di obbedirvi e di vedere in voi un alter Christus".