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VATICANO

Un cinese a Propaganda Fide

Il salesiano Savio Hon Tai-Fai è stato nominato segretario di Propaganda Fide. E' un teologo, vive a Honk Kong ed è membro della Commissione teologica internazionale...

Attualità 23_12_2010
propaganda fide - palazzo

Il Papa ha scelto il nuovo segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ancora nota a molti con il vecchio nome di Propaganda Fide, l’organismo che ha la responsabilità di guidare le missioni cattoliche in tutto il mondo. È il salesiano cinese don Savio Hon Tai-Fai, membro della Commissione Teologica Internazionale e docente all'Holy Spirit Seminary College di Hong Kong. Dopo avere rilevato il dato storico di un cinese che diventa segretario di una importante congregazione della Curia Romana i quotidiani, che fanno il loro mestiere, si sforzano di capire se don Hon Tai-Fai sposerà la linea del difficile dialogo con il governo di Pechino o quella della protesta di fronte alle violazioni della libertà religiosa.

Un documento che ci fa conoscere il pensiero del nuovo segretario è il suo commento alla Lettera di Benedetto XVI alla Chiesa in Cina del 30 giugno 2007, pubblicato a un anno dal documento pontificio sull’Osservatore Romano del 20 agosto 2008. Leggiamone insieme i punti salienti. Come è noto, la Lettera del Papa aveva cercato di superare la divisione dei cattolici cinesi in due Chiese parallele: quella clandestina fedele a Roma, e quella cosiddetta “patriottica”, i cui vescovi sono nominati dal governo.

Il Papa sa bene, infatti, che negli ultimi anni la grande maggioranza dei vescovi cosiddetti “patriottici” hanno chiesto e ottenuto la comunione con Roma, e in diversi casi la Santa Sede è arrivata a concordare le nomine. La distanza e la distinzione fra le due comunità si è fatta insieme minore e meno chiara. Don Hon Tai-Fai, nel suo commento, anzitutto afferma senza nessun distinguo che la Chiesa per essere tale dev’essere «costruita sulla stessa roccia di Pietro attraverso la comunione dei vescovi con il Papa. Quindi, ogni ordinazione episcopale richiede il mandato apostolico da parte del Papa. È una questione di fede - qualcosa di irrinunciabile».

In secondo luogo, il teologo salesiano chiarisce che la separazione tra due Chiese in Cina non è stata un fenomeno naturale o inevitabile. Ha dei colpevoli. «L'appello alla carità, scrive, non può ignorare coloro che sono responsabili di tale rottura», cioè i governanti comunisti e i sacerdoti e vescovi che per quieto vivere o paura si sono fatti intimidire da loro aderendo all’Associazione Patriottica separata da Roma.

«La Lettera – nota il salesiano – si oppone con forza ai principi di indipendenza e di autonomia, che sono incompatibili con la dottrina cattolica. E la nota a pie' di pagina n. 36 dice che questi principi sono sostenuti dall'Associazione Patriottica dei Cattolici Cinesi, come appare nel terzo articolo dei suoi statuti. Questa è una condanna, senza circostanze attenuanti, sia delle sue linee programmatiche sia delle sue conseguenti operazioni». In terzo luogo, commentando la lettera del Papa, don Hon Tai-Fai ammette che «in anni recenti la Chiesa ha goduto di maggiore libertà religiosa che non in passato» ma denuncia pure che «rimangono tuttora gravi limitazioni. Tali limitazioni, essendo dannose alla Chiesa e di nessun guadagno per lo Stato, sono del tutto superflue».

La prova della perdurante persecuzione è che «ai cattolici in Cina è stato chiesto di ignorare la Lettera [del Papa]. La Lettera è stata tolta dai siti web. A sacerdoti o assistenti pastorali è stato raccomandato di non parlare di essa». Naturalmente, per reazione, la Lettera ha circolato clandestinamente e ha avuto un grande successo. Nel suo articolo, il nuovo segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli afferma che il dialogo diplomatico deve continuare, e possiamo dunque aspettarci da lui un paziente sforzo in questo senso.

Ma il vero dialogo non ignora la verità, anzi la presuppone. «Alla Chiesa, nel suo servizio per l'unità, sono dati – scrive – due pilastri. Uno è la Carità, l'altro la Verità. La Lettera di Benedetto XVI suona il tono della speranza. È sulla Roccia di Pietro che troviamo scampo dagli "attacchi delle porte degli inferi"».