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TURISMO SESSUALE

Un business miliardario sulla pelle dei bambini

Sfruttamento sessuale, le stime parlano di un fenomeno di cui sono vittime due milioni di bambini in tutto il mondo. Leggi disattese.

Attualità 09_05_2011
turismo sessuale
Tra gli aspetti di quell’edonismo globalizzante in cui è immersa la società occidentale, ve n’è uno – atroce, di cui si parla di rado – che coinvolge la dignità e la vita dei bambini. E’ lo sfruttamento sessuale commerciale dei minori. Un fenomeno differente dalla pedofilia – che è la tendenza a preferire i bambini come partner sessuali - e dagli abusi, che di solito avvengono nel contesto familiare o amicale del bambino, senza scambio di beni o denaro. La Dichiarazione di Stoccolma del 1996 definisce lo sfruttamento sessuale commerciale dei minori come "... una violazione fondamentale dei diritti dei bambini. Comprende l'abuso sessuale da parte di un adulto
e una retribuzione in natura e/o in denaro corrisposta al bambino da terze  persone".

Il bambino viene trattato sia come oggetto sessuale sia come oggetto commerciale e rappresenta una forma di coercizione e violenza esercitata nei loro confronti ed equivalente ai lavori forzati ed a una forma di schiavitù contemporanea, favorita dagli interessi economici dei gruppi locali che lo gestiscono, che si alimenta e sfrutta la lotta per la sopravvivenza di strati consistenti della popolazione in molti paesi ed in alcuni di questi riveste caratteristiche di massa. Gli occidentali cercano quei luoghi dove pensano di poter praticare comportamenti criminali gravissimi garantendosi l’impunità, sapendo che troveranno bambine e bambini e adolescenti disposti – innanzitutto per necessità e gestiti dalle organizzazioni criminali facenti capo al traffico degli esseri umani – a fare mercimonio del proprio corpo.

In base ai dati diffusi da ECPAT - una rete internazionale di organizzazioni, presenti in 78 paesi, che opera per eliminare la prostituzione e la pornografia infantili e il traffico di minori a scopo sessuale – il turismo sessuale conosce una dimensione globale, interna ad un problema ancora più grande, che è quello della prostituzione infantile e della tratta di esseri umani, nonostante che gli Stati abbiano il dovere di proteggere i minori dallo sfruttamento e dagli abusi sessuali. Principio che viene ribadito in molti strumenti internazionali e raccomandazioni, come ad esempio nell'art. 34 della Convenzione sui diritti dell'infanzia, che stabilisce: "Gli Stati si impegnano a proteggere il fanciullo contro ogni forma di sfruttamento sessuale e violenza sessuale.."; nell'art. 35, l'impegno degli Stati viene esteso ad impedire il rapimento, la vendita e la tratta per qualunque fine e sotto qualsiasi forma.

Impegni reiterati – ma rimasti sostanzialmente disattesi - nel Protocollo Opzionale alla Convenzione sulla vendita dei fanciulli, prostituzione infantile e pornografia infantile, del giugno 2000.

Le destinazioni prevalenti del turista sessuale sono numerosi paesi dell’Asia (Thailandia, Vietnam, Laos, Cambogia, Filippine, Nepal, Pakistan, Russia, Taiwan, Cina, Sri Lanka, India, Indonesia) e dell’America Latina (Brasile, Repubblica Dominicana, Colombia, Messico, Venezuela, Cuba). In Africa, la meta preferita è il Kenya, dove un rapporto UNICEF rileva che il 38% dei clienti dei minori fatti prostituire sono locali, seguiti dagli occidentali: italiani 18%; tedeschi 14%; svizzeri 12%; francesi 8%. I turisti sessuali - sostiene la ricerca di Ecpat - nel 90-95% dei casi, sono maschi tra i 20 e i 40 anni di età, appartenenti a classi sociali diverse. Vengono stimati nel numero di ottantamila gli italiani – con una età media di 27 anni - che praticano nel mondo la compravendita di sesso. Dai dati diffusi da Ecpat si rileva che le bambine che vengono abusate sessualmente hanno un’età tra gli 11 e i 15 anni, mentre i bambini vanno dai 13 ai 18 e che gli incontri spesso vengono filmati e immessi nella rete. Il turismo sessuale femminile, invece, si rivolge, oltre che in Kenya, in Gambia e Senegal oltre che a Cuba, in Brasile, in Colombia.

Stime internazionali autorevoli rilevano da un lato che questo fenomeno coinvolge oltre due milioni di bambini nel mondo e dall’altro che il giro d’affari fa concorrenza a quello della droga. Tutto questo senza che vengano prese misure serie ed efficaci al fine di operare due forme di dissuasione: quella relativa a coloro che perseguono questa volgare e turpe compravendita del sesso e quella che concerne le società dei paesi del sottosviluppo, per molte delle quali è quasi “naturale” offrire all’intrattenimento anche i corpi dei bambini.