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ELEZIONI IN INDIA

Un bel regalo di Natale per la Chiesa nel Jharkhand

Nello Stato tribale del Jharkhand, India, il partito nazionalista indù (Bjp) ha perso clamorosamente le elezioni locali. Ed è un grande sollievo per la Chiesa, che ha subito persecuzioni: preti e suore incarcerati con false accuse e una grande lotta al fianco delle popolazioni indigene in difesa delle loro terre.

Libertà religiosa 03_01_2020 English
Jharkhand, cittadini al voto

La Chiesa cattolica nello Stato del Jharkhand, nell’India orientale, ha tirato un respiro di sollievo alla vigilia di Natale, per la sconfitta nelle elezioni del parlamento statale del partito di governo, il Bjp, quello dei nazionalisti indù. “Questo risultato è veramente un regalo di Natale per noi”, ha spiegato alla Nuova Bussola Quotidiana monsignor Felix Toppo, arcivescovo di Ranchi, la capitale del Jharkhand, a capo della Chiesa cattolica nella zona tribale.

Quando i voti dell’estenuante maratona elettorale dello Stato, durata quattro settimane, sono stati contati il 23 dicembre, il partito di governo, il Bjp, è stato distrutto dall’alleanza degli oppositori laici, riducendo a 25, da 81 che erano, i suoi seggi dell’Assemblea del Jharkhand. “Abbiamo avuto una serie di problemi con il governo del Bjp”, sottolinea l’arcivescovo Toppo, facendo proprio il respiro di sollievo dei cristiani vessati nel suo Stato, dei gruppi laici e dei gruppi tribali nativi di uno Stato in cui la Chiesa ha soprattutto radici etniche tribali. Stando al censimento del 2011, i cristiani sono circa il 5% di una popolazione di più di 26 milioni di abitanti nel Jharkhand, il cui nome significa “terra di foreste”. La percentuale della popolazione indigena di questa regione montuosa e ricca di minerali, ha subito un rapido declino nei decenni, a causa dell’immigrazione massiccia di altri indiani nello Stato del Jharkhand, il cui territorio era parte dello Stato orientale del Bihar fino al 2009.

Monsignor Toppo sottolinea che il governo uscente del Bjp “Ha sospeso gli stipendi degli insegnanti nelle scuole che noi aiutiamo e ci hanno impedito di assumerne di nuovi”. “Abbiamo anche vissuto tempi duri con loro dal momento che hanno sollevato falsi casi criminali riguardanti preti, suore e laici, oltre al fatto che hanno sempre indagato sui conti delle nostre istituzioni”, aggiunge l’arcivescovo sui problemi che la Chiesa ha avuto sotto il regime del Bjp.

Fra i crimini più sbandierati usati contro la Chiesa, troviamo soprattutto la ben pubblicizzata accusa di traffico di minorenni rivolta contro un’anziana suora delle Missionarie della Carità, suor Concelia Baxla, che è stata detenuta per più di un anno senza alcuna formalizzazione dell’accusa. Don Alphonse Aind, gesuita, preside di una scuola, è stato anch’egli detenuto per mesi con la falsa accusa di “complicità in stupro”, costruita a tavolino da un attivista nazionalista indù. In modo simile, diversi cattolici laici sono stati gettati in galera per aver perorato la causa dei diritti dei popoli indigeni.

“Siamo contenti che il leader Hemant Soren (il nuovo primo ministro, egli stesso un indigeno, nominato il 29 dicembre, ndr) ci abbia rivolto gli auguri di Natale, il giorno della vigilia”, aggiunge monsignor Toppo. Soren guida il Fronte di Liberazione del Jharkhand, un partito tribale che ha vinto 30 seggi nella camera legislativa dello Stato, mentre il suo alleato di coalizione, il partito nazionale del Congresso, ha vinto 16 seggi. “Speriamo di vivere tempi più tranquilli sotto il nuovo governo, nel nuovo anno”. La Chiesa ha avuto ancor più motivi di sollievo quando il leader indigeno Soren ha prestato giuramento da primo ministro, il 29 dicembre, nella capitale statale Ranchi, alla presenza, in segno di solidarietà, di una pletora di leader politici, compresi i primi ministri di una mezza dozzina di Stati. E la prima decisione presa dal nuovo governo del Jharkhand, subito dopo l’insediamento, è musica per le orecchie della Chiesa. Nella prima riunione di gabinetto, il governo ha fatto cadere tutte le accuse mosse contro gli indigeni durante la “Pathalgadi” (una protesta, unica nel suo genere, che consiste nel piantare all’ingresso dei villaggi delle stele di pietra con cui gli indigeni proclamano il possesso della loro terra) del 2017-18, dopo che il governo del Bjp aveva tentato di ammorbidire le sue leggi sulla commercializzazione delle terre tribali. Per riparare ai torti commessi contro i nativi, il governo ha disposto la costituzione di nuove corti di giustizia, in ogni distretto, per risolvere rapidamente i casi riguardanti donne e bambini.

“Abbiamo attraversato tempi veramente duri. Sicuramente, il vento sta iniziando a cambiare”, ha detto un esultante monsignor Theodore Mascarenhas, già segretario generale della Conferenza Episcopale dell’India, tornato a Ranchi nel 2018 come vescovo ausiliare. Tuttavia, ha fatto presente che “la vecchia burocrazia è sempre al suo posto. Speriamo che il nuovo governo rispetti i doveri costituzionali e non permetta alla popolazione di dividersi per religione o identità etnica”.

Nelle manifestazioni dei nazionalisti indù, sotto il governo del Bjp, erano state persino bruciate le effigi del cardinale di Ranchi, Telesphore Toppo (andato in pensione nel giugno 2018), nel 2017, a causa della sua ferma opposizione al governo del Bjp, che allora stava premendo per introdurre al più presto una legge anti-conversioni nello Stato. La legge era stata poi introdotta dal Bjp nell’agosto del 2017, mentre la Chiesa e gli attivisti cristiani si battevano in prima linea assieme agli indigeni contro l’emendamento alla legge di locazione, volta ad allentare i divieti di cessione delle terre tribali, a beneficio delle ricche lobby che sostenevano il governo nazionalista.